Cultura
Gli occhi di Angelo Ruta puntati sul mondo
"Mi capirete quanto amo questo illustratore", scrive con ammirazione Carlo Marcello Conti. In mostra a Milano, dal 3 marzo, le opere grafiche dell'artista siciliano
28 febbraio 2009 | Carlo Marcello Conti
Sono in mostra all'Anteo Spazio Cinema di Milano, dal 3 marzo al 19 aprile, le opere grafiche di Angelo Ruta, illustratore che i lettori di "Teatro Naturale" già conoscono - sua è infatti l'illustrazione del banner con cui stiamo promuovendo in queste settimane l'esordio on line del mensile "Teatro Naturale International" (link esterno).
Si tratta di un appuntamento da non perdere. L'inaugurazione il 3 marzo alle ore 18.30. Per entrare in confidenza nel mondo di Ruta, e approfondirne la conoscenza, presentiamo qui di seguito (per gentile concessione di Angelo Ruta) un commento di Carlo Marcello Conti, pubblicato sul numero 45/46 di "Zeta News", una rivista internazionale di poesia e ricerche. (L. C.)
LO SGUARDO DI ANGELO RUTA SUL MONDO
Fin da quando ero piccolo in Comelico il circo con il suo mondo, la sua gente, gli animali, i carrozzoni rappresentavano grande interesse per me. Il tendone era un'enorme pezza colorata che una mattina appariva tra i monti con una grande fessura. Una valle tra le valli. Pagavi un biglietto e attraverso quella fessura viaggiavi per il mondo a volte ridendo a volte piangendo con musicanti, cavalieri, domatori, pagliacci e acrobati.
Un giorno restava l'odore dei cavalli, un cerchio di segatura e qualcosa di speciale dentro simile a un brivido scaturito da un acrobata sparito sopra i boschi dopo un triplo salto mortale senza rete.
L'avvitamento a mandorla all'indietro, oltre il salto, sono le specialità di Angelo Ruta quando non disegna.
Mi capirete quanto amo questo illustratore. Come una cosa segreta e cara tengo fermi questi suoi disegni da tanto tempo, quasi mi sembrasse di perderli. In un cielo più profondo dell'argento della pioggia. Non c'è arcobaleno capace di restituirmi questi colori. E io sono assente in queste fessure di carta, gli occhi sospesi in alto come palle lanciate dai giocolieri, con i piedi, le mani, le corde.
Un contrabbasso giallo fiancheggia un gallo rosso con cresta da re. L'uomo bambino, il poeta dietro la tenda, si moltiplica da un rattoppo molto curato, blu e rosso; porta una giacca verde e lancia uno sguardo in alto simile alla fascia di un laser o di un cineproiettore nella sala buia.
Niente meglio di tutto questo può darmi quella carica giusta per cercare di restituirvi qualcosa che non sia le solite parole bene. Non una critica. Lasciatemi libero con lui su quelle corde. Un costumino a righe semplice, le braccia tese sopra la testa, se sbagli attimo finisci schiacciato sopra la pagina bianca. Che impresa restituire il fischietto dell'aria che senti passare sulle righe gialle e rosse del costumino.
Che cosa vuoi che contino i colori quassù. Solo perché la gente ti veda meglio, scruti la tua azione, batta le mani. Senza sapere quanto batte il tuo cuore.
Un'onda che raggiunge altezze incredibili sotto il tuo polso teso, sulle braccia tese sul trapezio.
E un'onda d'acqua, di cielo e mare blu, più alta ancora, è quella dove un angelo con un frac a scacchi accorda un piano scompigliando ogni foglio. Impossibile spartito nell'aria. Così fina, così in alto.
Ragazzo mio, ho imparato così presto a stare in equilibrio sulla lingua colorata che sporge dalla bocca di sette puntini. La palla blu che scorre all'altezza della palla dell'occhio, vigilato da pagliacci sui miei piedi, non è goccia dell'onda su cui accordo le note che il mondo ruzzola su queste punte, mentre un flauto che abita tra i capelli distrae ad altre altezze queste spigolosità con piccoli triangoli volanti e rossi.
Che spettacolo restare in basso con la mano sugli occhi tesi verso l'alto; stare qui con una camiciola blu e pantaloncini bianchi, con un compagno che porge da una zona d'ombra, come da un riflesso, un pallone gonfiabile a spicchi colorati. Gonfiabile forse il pallone dirigibile da viaggio per questo mondo in quattro pagine con un oblò per affacciarsi con occhiali da aviatore e sciarpetta svolazzante attorno al collo, e tu mi guardi da uno sportello aperto sul rosso di questo nuovo urbanesimo di volalcinema, con la testa ruotata in su a trecentosessanta gradi, da contorsionista orientale.
Una virgola dentro un quadrato lascia intendere che il discorso continua, potrebbe continuare all'infinito di questo pallone attraversato da un nastro azzurro di voli e infine nella sua ultima porzione di quadratino scatenante virgolette ribaltate, ormai nuvole che fanno pensare a punti interrogativi. Ma nel mondo degli acrobati tutto è permesso perché tutto non è mai visto dalla stessa posizione. Ed io, da quel Comelico bambino che mi è rimasto dentro come un tendone, ringrazio questo protagonista che miracolosamente, non solo con la matita, e Ruta Angelo del colore per tutti noi.
CHI E' ANGELO RUTA
Illustratore, scenografo e regista, Angelo Ruta (Ragusa, 1967) alterna l'attività editoriale a quella cinematografica e teatrale.
Ha pubblicato - tra gli altri - per Usborne, Lion Hudson, Mondadori, Einaudi, Giunti, Zanichelli, e periodici quali il "Corriere della Sera", "Il Sole 24 ore", "Panorama" e "Riza psicosomatica".
Nel 1992 ha esposto alla Mostra Internazionale degli Illustratori a Bologna.
Nel 1996 ha realizzato il cortometraggio "Gli occhi aperti" vincitore del Concorso Spazio Italia e del Premio della Stampa al XIV Torino Film Festival, e del Premio alla regia al I Genova Film Festival. Nel 1998 ha scritto e diretto il lungometraggio "Animali felici", che è stato distribuito anche nel circuito librario con un commento psicoanalitico di Baldo Lami.
Nel 2001 ha scritto e diretto, per il teatro, "Il mio posto è in un campo di grano" e "In pietra mutata ogni voce".
Nel 2003 ha vinto una delle quattro borse di scrittura del Premio Solinas con il soggetto cinematografico "Il mare sotto il cemento".
Per la danzatrice Maria Carpaneto ha scritto e diretto, nel 2006, "Ballando di nascosto" e nel 2007 "T'amo senza sapere come", dalle lettere tra Dino Campana e Sibilla Aleramo.
Nel 2008 ha scritto e diretto "Il poeta volante" (spettacolo ispirato alla vita di Lauro de Bosis) interpretato da Pietro Pignatelli, protagonista anche del riallestimento di "Il mio posto è in un campo di grano" che col titolo "Vincent" sarà distribuito nella prossima stagione teatrale.
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