Cultura

Omaggio al grande scrittore Mo Yan

Il miglior regalo da fare a se stessi? I libri del celebre autore di "Sorgo rosso". Hanno tutti un respiro epico e presentano una galleria di personaggi in cui ci si può riconoscere

20 dicembre 2008 | Luigi Caricato

Mo Yan

Per un lungo periodo di festività come Natale e capodanno, quale miglior lettura da fare se non quella di Mo Yan, il mio autore culto, che consiglio caldamente. Di lui segnalo tutta l'opera, ovvero solo i quattro libri finora tradotti in Italia, tutti editi da Einaudi.
Il cinese purtroppo non è lingua facilmente praticabile e per leggere gli altri testi occorrerà attendere.

Ora, tuttavia, per fortuna l'introvabile raccolta di racconti, L’uomo che allevava i gatti, è stata ristampata in edizione tascabile. Sono altresì disponibili, anch'essi in edizione economica, sia il celeberrimo Sorgo rosso, da cui è stato ricavato il film omonimo di Zhang Yimou, «Orso d'oro» al Festival di Berlino nel 1988 (da vedere un estratto video del film: link esterno oppure, o, in un altro video, la canzone del vino link esterno) sia Grande seno, fianchi larghi, e sia, infine, l’ultimo titolo tradotto in ordine di tempo, Il supplizio del legno di sandalo, che altro non è che un affresco impietoso della natura dell’uomo, attraversata e pervasa com’è dal male.

Straordinariamente efficace, tra l'altro, la nota dell’autore in chiusura del Supplizio del legno di sandalo.
Ne riporto le prime righe: “Le lunghe descrizioni dei terribili supplizi che si trovano in questo libro hanno lo scopo di far conoscere al lettore la barbarie e gli orrori che si sono verificati nel corso della storia, per risvegliare in lui un cuore compassionevole”.

Perché i libri di Mo Yan e soprattutto, tra tutti, Il supplizio del legno di sandalo, proprio in tempo di Natale?
Perché è necessario far superare gli infelici luoghi comuni che tendono ad alterare la vera natura dell’uomo, facendola apparire diversa da quella ch’è, edulcorandola con atteggiamenti ipocriti e falsamente affettuosi, di stampo “umanitaristico”.

Ed ecco, dunque, come conclude il cinese Mo Yan, nato a Shandong nel 1955, la sua nota: “Soltanto chi conosce il male può evitarlo: soltanto conoscendo il demone che si nasconde nel cuore umano si può diventare santi”.


L'OPERA DI MO YAN

Scorrendo i risvolti di copertina, ecco come vengono presentati i libri di Mo Yan.


Grande seno, fianchi larghi, traduzione di Giorgio Trentin



E' un commovente omaggio alla propria madre e alle proprie radici e, insieme, uno sguardo che attraversa la storia travagliata della Cina. Dalla società feudale degli anni Trenta all'odierno capitalismo di stato, passando attraverso sussulti e rivolgimenti dell'era maoista, figli e nipoti degli Shangguan affrontano gioie e dolori dispensati da una terra estrema, primordiale. Nessuno meglio di Mo Yan ha saputo rendere l'anima senza tempo della civiltà e della cultura cinesi, attraverso le sue mille evoluzioni e sfaccettature.
Con questo romanzo, censurato in patria per l'esplicita crudezza delle testimonianze che riporta e i suoi toni corrosivi e grotteschi, l'autore si presenta con un grande affresco rurale e mitologico:
link esterno


Il supplizio del legno di sandalo, traduzione di Patrizia Liberati



Cina, 1900: provincia dello Shandong. Un atto di ribellione, una storia d'amore, un atroce supplizio; sullo sfondo, ma più che mai protagoniste, le turbolente vicende di un Paese che sta assistendo a cambiamenti epocali, la Cina degli inizi del Novecento immersa nel caos politico che precede il disfacimento della dinastia imperiale. Un grande affresco storico e umano.
Sun Bing è un ribelle per caso che si ritrova a guidare una rivolta di contadini a fianco dei Boxer, la società segreta cinese nemica delle potenze imperialistiche straniere. Ma Sun Bing non è solo un contadino in guerra contro un potere più grande di lui, e da cui sarà atrocemente punito. È anche un artista, è la voce principale di una troupe dell'«opera dei gatti» (una sorta di melodramma della tradizione popolare), è un uomo che vive di canto e per il canto. Possiede dunque un'arma grazie alla quale è possibile resistere anche alla più indicibile delle torture, un'arma decisiva: la musica, contrappunto salvifico alla violenza della vita.
Di fronte a lui, Zhao Jia, il vecchio boia grande esperto di torture, giunto all'ultimo lavoro della sua carriera. Come Sun Bing con il canto, anche Zhao Jia possiede una tecnica antichissima. I due maestri si affrontano con la loro rispettiva arte cercando, nelle condizioni estreme, di portare a termine il capolavoro della propria vita e della propria morte.
E intorno ai due protagonisti, un gruppo di personaggi non meno coinvolgenti: come Sun Meiniang, la figlia di Sun Bing, che vuole salvare il padre a tutti i costi; il giudice Qian Ding, scisso tra l'amore per Sun Meiniang e gli ordini che gli impongono di condannare Sun Bing; Xiaojia, figlio del boia, che grazie a un baffo di tigre riesce a vedere la vera natura animale di coloro che lo circondano: link esterno


L’uomo che allevava i gatti, traduzioni di Daniele Turc-Crisà, Lara Marconi, Giorgio Trentin



Scrive Claudio Magris: «L'uomo che allevava i gatti è un autentico capolavoro».
È una Cina rappresentata nella crudezza, a volte nella brutalità della sua vita quotidiana, quella di Mo Yan. Ma anche una Cina toccata dalla poesia, dalla sensazione del meraviglioso. I personaggi di questi racconti sembrano sempre sul punto di soccombere, ma conservano una loro leggerezza magica. In particolare, sono i bambini a impersonare il confine tra fragilità assoluta e capacità di illuminare il mondo, di fare miracoli. E sono loro i protagonisti, orfani, miserabili ma ricchi della capacità di vedere le piú sottili efferatezze e le piú segrete meraviglie.
Secondo Mo Yan sono loro a portare sulle spalle il peso dell'anima, e cercano di traghettarla sull'altra riva del fiume : tra esseri umani che spesso hanno dimenticato di essere stati anche loro, un giorno, figli e bambini:
link esterno



Sorgo rosso, traduzione di Rosa Lombardi



Scrive Acheng: «Sorgo rosso è il grande armadio della nostra infanzia. È lí che troviamo tutte le parole e i giochi e le cose spaventose della vita».
La storia epica, grandiosa di questo capolavoro della letteratura cinese contemporanea, si staglia sullo sfondo degli sconfinati campi di sorgo «che in autunno scintillano come un mare di sangue». Dal banditismo degli anni Venti, alla cruenta invasione giapponese degli anni Trenta e Quaranta, fino al periodo che precedette la Rivoluzione culturale, Sorgo rosso racconta le avventure e gli amori del bandito Yu Zhan'ao e della sua famiglia, in un affresco che ritrae un intero popolo, tutto un Paese. Un Paese dalle campagne brulicanti di anime sperdute - contadini, soldati, monaci buddisti, maghi taoisti - in cui «un vento maschio spazza una terra femmina» e il sangue versato è «morbido e liscio come piume d'uccelli»: link esterno


ALTRI RIFERIMENTI NEL WEB

L’intervista a Mo Yan, di Marilia Piccone, da “Il sottoscritto” (“Nella mia Cina la tortura è una forma di spettacolo”) :
link esterno

L’ intervista a Mo Yan, di Luciano Minerva, da RaiNews24 (“La Cina che mi affascina e sconvolge”) : link esterno
Il video dell’intervista:
link esterno

L’incontro con Mo Yan, di Francesca Chiti, dal “Corriere della Sera” (“La mia Cina rosso sangue”) :
link esterno

Un articolo di Claudio Magris su Mo Yan, dal “Corriere della Sera” (“La Cina voleva farlo tacere”) : link esterno


Ritratto letterario di Mo Yan, di Stefano Termanini, da EEditrice.com:
link esterno
Oppure qui:
link esterno