Cultura

Il ragno e la tua tela, non solo portafortuna ma anche portaguadagno

Il ragno e la tua tela, non solo portafortuna ma anche portaguadagno

In una parte del mondo contadino veneto, come un po' ovunque, è tradizione che non bisogna distruggere le ragnatele che assicurerebbero protezione e buona fortuna alle abitazioni. Il ragno era anche amuleto per successo negli affari per gli antichi Romani

06 giugno 2025 | 15:00 | Giulio Scatolini

Fanno bene le domestiche o le donne delle pulizie a rimuovere le ragnatele o addirittura a uccidere i ragni? 

Per i vecchi contadini, no di sicuro, in quanto essi credevano che le due cose, ragnatele e ragni, proteggessero la casa e la stalla.

Da qui numerosi proverbi e modi di dire in diverse regioni italiane: “Ragno porta guadagno”, “Ragno di sera, ricchezza si spera”, ecc. ecc.

In Inghilterra una filastrocca, in lingua originale in rima, recita così: “Uno porta benedizione, due allegria, tre annunciano nozze, quattro (troppi?) ti portan via”.  

Anche in molti altri paesi d’Europa è presagio di buona fortuna la vista di un ragno al mattino, secondo alti alla sera.

Già Plinio nel suo “Storia naturale” scriveva che “la natura dei ragni merita una speciale ammirazione” in quanto abile tessitore e astuto cacciatore. Secondo lo storico, filosofo, naturalista romano dalla ragnatela si possono trarre pronostici meteorologici, mentre lo stesso ragno preannuncia con anticipo il crollo di un edificio e può essere usato per curare molte malattie; in particolare la tela veniva usata perché ritenuta molto efficace per arrestare il sangue che usciva dalle ferite.

Elizabeth Villiers scrive che un ragno inciso su una pietra preziosa o forgiato in oro o argento, costituiva uno degli amuleti preferiti dagli antichi Romani per avere successo negli affari e per tale motivo l’odierno vero ragno non è altro che un riferimento “vivente” a questi amuleti romani.

Un’interpretazione temporalmente più giovane fa riferimento al fatto che molti dei ragni che, comunemente si vedono nelle case, mostrano sul dorso una specie di croce che per rispetto e venerazione, in quanto simbolo della fede cristiana, e per tale motivo questo animale gode di grande considerazione.

In modo più laico nel Bellunese sino all’inizio del Novecento si credeva che tramite uno di questi ragni crociati, messo in un fiasco, insieme a delle pallottoline numerate, avrebbe con le sue zampe, indicato i numeri ver vincere al gioco del lotto.

Secondo altri autori, invece la credenza che il ragno, porti fortuna e prosperità alla casa, è legata da una antica e narrata tradizione, secondo cui Gesù Bambino nato indifeso, vicino alla Vergine Maria e San Giuseppe, in una mangiatoia, fu difeso da un ragno che filò, sopra una grotta, una tela, che ne ostruì l’ingresso e lo protesse da tutti i pericoli, naturali ed umani, che gli erano intorno. 

Questo racconto non è alto che una variante di un modulo narrativo presente nel patrimonio di leggende di un’area culturale molto estesa che va dall’Europa del nord fino ad Israele, all’Africa, all’India e al Giappone.

Stith Thompson chiama questi tali contesti di letteratura popolare “La tela del ragno sopra una cavità salva il fuggitivo”.

Troviamo lo stesso modulo, in una variante non religiosa, in racconto popolare veneto riportato da Angela Nardo Cibele in cui si narra di un tale che aveva in odio i ragni e ne rompeva tutte le tele. Esso compì un esecrabile delitto e si nascose in una grotta per non essere catturato.

Venendo i gendarmi a cercarlo su quel territorio, videro il buco di quella grotta con un infinito numero di ragnatele,  tanto da suscitare un tale ribrezzo, da escludere che lì si fosse nascosto l’assassino che cercavano.

Questi salvato invece in questo nascondiglio, in apparenza, non abitabile, esclamò, solo nel pensiero: “Sia benedetto Iddio che mi salva nelle opere sue!”. E d’allora protesse sempre gli industri animaletti.

Ed è per questo che, ancora oggi, in una parte del mondo contadino veneto, come un po' ovunque, non bisogna distruggere le ragnatele che assicurerebbero protezione e buona fortuna alle abitazioni.

Qualche dubbio amletico anche questa volta mi sorge:

“Ma siamo sicuri che Americo Quattrociocchi, grande produttore di oli di qualità estrema, punto all’inizio del 2024, da un “ragno violino” che gli ha provocato gravi problemi epidermici, tale da farlo ricoverare gravemente in ospedale, creda ancora che le tele e i ragni portino fortuna?

Per me il dubbio è più che amletico. 

Bibliografia

De Gubernatis. Myhtologie zoologique ou les legendes animales. 1987  

Alfonso Di Nola. Lo specchio e l’olio. 1993

H. Hiller. Dizionario delle superstizioni. 1993

Jean Chevalier Alain Gheerbrant. Dizionario dei simboli. 1987

J. P. Clebert. Animali fantastici. 1990

A.De Vries. Dictionary of symbols and imagery. 1974 

A. Nardo Cibele. Zoologia popolare veneta. Credenze, leggende e tradizioni varie. 1966 

Massimo Centini. Il libro delle superstizioni. 2000

Le Garzantine. Simboli 1991

A. Dizionario della superstizione. 1993 

Paolo Bartoli. Tocca ferro. 1994

S. Thompson. The hand of destiny. The folklore and superstitions of everyday life. 1932

D. Priori. Folklore abruzzese. 1964

E. Villiers. Amuleti, talismani ed altre cose misteriose. 1957

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