Cultura

Le varietà di olivo nei dipinti di Giotto e dei plenaristi

Le varietà di olivo nei dipinti di Giotto e dei plenaristi

In molti dipinti riguardanti ambienti naturali e vedute, i dipinti rappresentano l'olivo. Giotto li dipinge in forma di palme ma già tra il 1700 e il 1800 durante la moda del Gran Tour, l'olivo viene rappresentato nella forma naturale

28 maggio 2025 | 15:00 | Giulio Scatolini

E’ possibile attraverso i dipinti di Giotto, presenti ad Assisi nella Basilica Superiore ed a Padova nella Cappella degli Scrovegni, risalire alla tipologia delle cultivar di olivo rappresentate dal più importante pittore del Trecento nelle scene realizzate ad Assisi nella Basilica Superiore nell’episodio del “Compianto delle Clarisse” nel giorno della morte di S. Francesco (3 ottobre  1226) e nella rappresentazione nella Cappella degli Scrovegni di Padova, che mostra l’entrata di Cristo a Gerusalemme, nel giorno della Domenica delle Palme?

Sotto osserviamo le 2 immagini.

Nella prima ci troviamo ad Assisi nella Basilica Superiore. Il tema é “Il compianto delle Clarisse” davanti al corpo deposto di S. Francesco. Il dipinto è stato realizzato da Giotto tra  il 1296 e 1300. 

Nell’episodio abbiamo, l’impiego a scopo encomiastico dell’olivo, che serva ad esaltare la valenza simbolica di pace e vittoria. In questo caso si nota la maestosità dell’olivo raffigurato dall’artista con straordinario realismo, al punto che si può ipotizzare  trattisi dell’antica cultivar, molta conosciuta in Umbria, del Leccino che si caratterizza per l’accentuata vigoria e per la maturazione precoce dei frutti. Partendo infatti dalla considerazione che le olive dell’albero appaiono nere e che l’affresco il “Compianto delle Clarisse” per la morte del Poverello di Assisi, avvenuta la sera del 3 ottobre 1226, assume significavità la coincidenza temporale con il periodo di raccolta di frutti di questa varietà che a ottobre risulta già completamente matura (maturazione omogenea) opposta a quella del Moraiolo (tardiva e scalare). Questa maturazione anticipata potrebbe riferirsi, in verità, anche all’altra cultivar umbra Dolce Agogia, ma nel territorio di Assisi è più diffusa la varietà Leccino che non la Dolce Agogia più presente invece nell’areale perugino del Trasimeno.

Nel secondo dipinto ci troviamo invece nella Cappella degli Scrovegni di Padova.

L’episodio è “Entrata di Cristo a Gerusalemme” che rappresenta la Domenica delle Palme.

Cristo giunge da sinistra assieme agli Apostoli, accolto da poche persone dalla gestualità essenziale. In primo piano, accanto a tre figure che si tolgono i mantelli, c’è un ragazzo che con immediatezza espressiva ostenta un ramo di olivo frondoso, pur se a forma di palma come sempre dipinge Giotto, da qui la definizione “Domenica delle Palme”. Il tutto si  staglia contro l’azzurro del cielo.

La pianta dell’olivo è rappresentata altre due volte nell’episodio, ergendosi  di fronte una parete rocciosa, allusione, di certo, al Monte degli Ulivi.

SI può ipotizzare che Giotto rappresenti, memore delle colline, che in ambiente umbro, ancora oggi ospitano, senza soluzione di continuità, oliveti da Assisi a Spoleto, le tipiche piante di dimensioni contenute che, solo apparentemente appaiono giovani, poiché anche da adulti rimangono ad altezza d’uomo: ossia il … Moraiolo.

Nel terzo dipinto, riprodotto in testata ci troviamo nelle “Valle ai piedi di Narni” del plenarista Palm Gustav. L’anno è il 1845.

I Plenaristi furono gli artisti che, accompagnando i giovani rampolli delle nobili famiglie europee, dipinsero le loro opere direttamente in ambienti aperti e naturali tra il 1700 e il 1800 durante la moda del Gran Tour.

A tal proposito il loro nome è la contrazione italiana del francese “en plein air “, “all’aria aperta”.

In molti dipinti riguardanti ambienti naturali e vedute in prossimità della Cascata delle Marmore, di Narni e Terni, gli olivi vengono rappresentati nella loro forma reale e non a forma di palme (vedi Giotto).

Tuttavia, pur se ben rappresentati, degli olivi non si riesce ad individuare la cultivar come abbiamo ipotizzato nei dipinti di Giotto ad Assisi e Padova.

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