Cultura 28/03/2024

L'olio di oliva e la Pasqua: il legame tra l’olivo e la più importante festa cristiana

L'olio di oliva e la Pasqua: il legame tra l’olivo e la più importante festa cristiana

L’importanza dell’olio di oliva per la liturgia deriva anche dall’uso che nell’antichità se ne faceva: un prodotto funzionale a tanti scopi. Nella cristianità segna ogni momento rilevante per i fedeli quale battesimo, cresima, consacrazione dei sacerdoti, dei vescovi e delle chiese nonché unzione degli infermi


Pasqua si avvicina con il suo alto simbolismo e oggi, Giovedì Santo, si entra nel vivo delle celebrazioni per la Settimana Santa con il Triduo pasquale e la missa in cena Domini che rievoca l’ultima cena. La mattina del Giovedì Santo si celebra però un’altra funzione religiosa, quella relativa alla benedizione degli oli, stamattina presieduta – com’è ovvio - dal Santo Padre vescovo di Roma Francesco (che è papa proprio perché è vescovo di Roma, e non viceversa). Più volte si è evidenziato quanto l’albero dell’olivo, il prodotto dei suoi frutti e i riti cattolici si compenetrino e nell’orazione per la benedizione del crisma durante la messa crismale questo è particolarmente evidente:

Fratelli carissimi, rivolgiamo la nostra preghiera a Dio Padre onnipotente, perché benedica e santifichi quest’olio misto a profumo, e coloro che ne riceveranno l’unzione siano interiormente consacrati e resi partecipi della missione di Cristo redentore.

O Dio, fonte prima di ogni vita e autore di ogni crescita nello spirito, accogli il gioioso canto di lode che la Chiesa ti innalza con la nostra voce.

Tu in principio facesti spuntare dalla terra alberi fruttiferi e tra questi l’olivo, perché dall’olio fluente venisse a noi il dono del crisma.

Il profeta Davide, misticamente presago dei sacramenti futuri, cantò quest’olio, che fa splendere di gioia il nostro volto.

Dopo il diluvio, lavacro espiatore dell’iniquità del mondo, la colomba portò il ramoscello d’olivo, simbolo dei beni messianici, e annunziò che sulla terra era tornata la pace.

Nella pienezza dei tempi si sono avverate le figure antiche quando, distrutti i peccati nelle acque del Battesimo, l’unzione dell’olio ha fatto riapparire sul volto dell’uomo la tua luce gioiosa.

Mosè, tuo servo, per tua volontà purificò con l’acqua il fratello Aronne e con la santa unzione lo consacrò sacerdote. Il valore di tutti questi segni si rivelò pienamente in Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore.

Quando egli chiese il Battesimo a Giovanni nelle acque del fiume Giordano, allora tu hai mandato dal cielo in forma di colomba lo Spirito Santo e hai testimoniato con la tua stessa voce, che in lui, tuo Figlio unigenito, dimora tutta la tua compiacenza. Su di lui a preferenza di tutti gli altri uomini, hai effuso l’olio di esultanza profeticamente cantato da Davide.

È chiaro (…lampante) il legame tra l’olivo e la più importante festa cristiana, evidente anche durante la Domenica delle Palme, che inaugura la Settimana Santa, grazie alla benedizione dei rami d’olivo. La festa è legata alla ricorrenza ebraica di Sukkot (la “festa delle capanne”), durante la quale si andava in processione al tempio di Gerusalemme, sventolando il lulav, un mazzetto composto da rami di palma, mirto, salice, cedro. Nel corso del tempo questi alberi sono poi stati sostituiti dall’olivo, albero sacro per tutte le civiltà del bacino nel Mediterraneo, e senz’altro più facilmente reperibile. Una leggenda ebraica identifica nell’olivo l’albero della vita: è sempreverde; va coltivato, per strapparlo alla sua stessa selvaticità e spingerlo a una produzione più oculata; vive in condizioni estreme; dai suoi rami apparentemente morti non è raro che rispuntino foglie, così come sarà innumerevole volte accaduto a quelli sul Monte degli Olivi, i Getsemani, testimoni del dolore di Cristo, l’unto del Signore. Com’è noto, l’ebraico māshīah (da cui la parola “Messia”) definiva nell’Antico Testamento il personaggio - re o sommo sacerdote - oggetto dell’unzione divina; in seguito indica l’unto per eccellenza, l’inviato dal Signore come re e salvatore del popolo eletto, e in tal senso nella traduzione greca Christòs il termine assume nel Nuovo Testamento il valore di nome personale di Gesù.

L’importanza dell’olio deriva anche dall’uso che nell’antichità se ne faceva: un prodotto funzionale a tanti scopi. L’uso più noto è relativo alle proprietà lampanti, ossia per ottenere luce e calore. Hanukkah è, ad esempio della sua importanza, la festa ebraica dei lumi, che ricorda la vittoria sui Seleucidi e la purificazione del Tempio di Gerusalemme, nel quale la menorah doveva essere sempre illuminata con olio di oliva puro. In seguito alla distruzione del tempio, l’olio adatto era sufficiente solo per un giorno; ciò nonostante, non fu necessario aggiungerne per otto giorni, fino a quando non se ne reperì dell’altro consacrato. In impacco, si riteneva potesse drenare infezioni e malattie; come unguento, curava lividi, ferite e piaghe aperte: olio e vino furono versati dal buon samaritano nelle ferite del viandante a Gerico.

L’olio è a tutti gli effetti un prodotto fondamentale per la vita cristiana: segna ogni momento rilevante per i fedeli quale battesimo, cresima, consacrazione dei sacerdoti, dei vescovi e delle chiese nonché unzione degli infermi. È inoltre simbolo dello Spirito Santo - “Dio consacrò (ha unto) in Spirito Santo” (At 10,38) - e per meglio esprimerne il dono, all’imposizione delle mani si è aggiunta un’unzione di olio profumato, il crisma. Questo rito è rimasto in uso fino ai nostri giorni in Oriente, dove il sacramento viene chiamato crismazione, o myron, che significa “crisma”, e in Occidente, dove la confermazione (la cresima) è il sacramento che conferma il battesimo e rafforza la grazia battesimale (la prima unzione con il sacro crisma, quella data dal sacerdote, è rimasta unita al rito del battesimo e significa la partecipazione del battezzato alle funzioni profetica, sacerdotale e regale di Cristo; se è un adulto ad essere battezzato si ha la sola unzione della confermazione).

Nel significato primitivo la parola “crisma” (e il greco chrisma) indicava qualsiasi sostanza che servisse a spalmare o ungere, come i vari tipi di oli, unguenti e pigmenti e ancora oggi viene consacrato dal vescovo ogni anno nella messa crismale, celebrata appunto dal vescovo il Giovedì Santo, durante la quale vengono benedetti il crisma, l’olio dei catecumeni (per il rito del battesimo) e l’olio degli infermi (per l’unzione dei malati).

di Giosetta Ciuffa

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