Cultura

Il mio Bud Spencer e quella fetta di "Pane e Olio"

Un ricordo di Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, da chi l'ha conosciuto. Buono, generoso, un animo semplice, ingenuo. Non solo interprete di fortunatissimi film che hanno divertito più generazioni, ma anche di un film "Pane e Olio" e della canzone che scrisse e cantò sul set: “Futtetenne” 

01 luglio 2016 | Giampaolo Sodano

Ero a Piazza del Popolo, piena di sole e di gente. Davanti alla chiesa le troupe televisive e migliaia di braccia alzate con gli smartphone. La musica avvolgeva tutto. “c’è una festa?” domanda una turista “no- risponde un ragazzo – non è ancora arrivato” lasciando la donna interdetta. Mentre un gruppo di ragazzi stendono uno striscione davanti all’obelisco con una scritta che inneggia alla squadra della Lazio, arriva la macchina con Bud Spencer e il popolo esplode “bulldozer, bulldozer” gridano in coro. Tutti insieme: giovani e vecchi, ragazze in calzoncini da mare e anziane signore con i cappelli di paglia, portatori di handicap in carrozzella e turisti giapponesi con la guida e le bandierine. Tutti gridano e si muovono al ritmo di Dune Buggy. Improvvisamente tutti insieme stanno zitti, si sente soltanto l’orchestra, Bud è sceso dalla macchina, un grande lungo applauso copre ogni altro suono.

Mi è capitato già altre volte di stare fuori o dentro Santa Maria in Montesanto, la chiesa degli artisti. Per rendere omaggio a Mariangela Melato o Franco Scaglia, solo per ricordare le ultime volte, ma uno “spettacolo” così non l’avevo mai visto. Un addio che diventa una festa, una festa che si trasforma in spettacolo, con protagonista quel pubblico che lo ha amato, che ora tira i fagioli alla bara, che invoca Trinità e ride e si diverte come gli è successo mille volte vedendo e rivedendo i suoi film.

L’ho conosciuto ventiquattro anni fa, facemmo Extralarge, una serie di tvmovie prodotta dal figlio Giuseppe. Poi non abbiamo più avuto occasione di vederci, ma quando lo chiamai per chiedergli se era disposto ad interpretare un personaggio nel film sull’olio che volevo realizzcheare fu felice di incontrarmi. E poi di lavorare insieme per due settimane. E non volle alcun compenso.

Buono, generoso, un animo semplice, ingenuo. La sua felicità sul set di “Pane e Olio” fu cantare “Futtetenne” una canzone che aveva scritto per invitare tutti a non dare troppa importanza ai tanti piccoli problemi della vita quotidiana. Risentirla oggi ha il sapore di un messaggio e il tono di un amichevole e paterno consiglio pieno di saggezza e di bontà.

Carlo Pedersoli è stato per me l’interprete migliore di quell’ “ama il prossimo tuo come te stesso”.

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