L'arca olearia

Sull’olio di oliva no ad accordi con Nord Africa o Sud America: la posizione di Antonio Luque di Dcoop

Sull’olio di oliva no ad accordi con Nord Africa o Sud America: la posizione di Antonio Luque di Dcoop

La prima intervista esclusiva, dopo la polemica sulle truffe dell’olio di oliva in Spagna, al presidente di Dcoop, Antonio Luque. Tra preoccupazioni per la prossima campagna olearia e sul giusto prezzo per l’olio extravergine di oliva che è un difficile equilibrio

24 gennaio 2025 | 16:35 | Alberto Grimelli

La campagna olearia 2024/2025 non è ancora finita in Spagna ma il presidente di Dcoop, la cooperativa delle cooperative olearie spagnole, con un potenziale produttivo diretto da 300 mila tonnellate, già pensa alla prossima.

E’ la seconda intervista che Antonio Luque rilascia a Teatro Naturale, l’ultima volta fu nel 2018, e dobbiamo dar conto di una coerenza di posizioni ed idee quasi imbarazzante, sconosciuta nel mondo olivicolo nazionale. Ne riporterò degli estratti, utili soprattutto a comprendere cosa è cambiato e cosa no, nel mondo dell’olio negli ultimi sette anni.

Partiamo, però, dalle recenti polemiche in Spagna, quando Antonio Luque ha affermato che esistono aziende che frodano impunemente sull’extravergine da 40 anni, mescolando olio di girasole o oli raffinati, spacciandoli per extravergini, per essere competitivi sul mercato. E’ stato duramente criticato, anzi attaccato, ma non è una novità assoluta. Ecco cosa disse nel 2018 a proposito di deodorato: “Precisamente la deodorazione è presumibilmente una pratica che fa diventare gli olii lampanti extra vergini ai fini del panel test. È qualcosa che deve far tremare. Come produttori e venditori, siamo interessati a giocare con regole di gioco chiare e uguali per tutti, che ispirino fiducia nei consumatori. Nella misura delle nostre possibilità, lavoreremo per sradicare queste pratiche.”

Saltando tra 2025 e 2018 cerchiamo allora di comprendere dove va e andrà il mondo dell’olio secondo Antonio Luque che sicuramente gode di un punto di osservazione privilegiato sul settore.

1) Cominciamo con la produzione in Spagna, qual è il livello di produzione previsto per quest'anno? Qual è il posizionamento dei prezzi?

La campagna olearia sarà migliore delle due precedenti e otterremo, più o meno, 1.300.000 tonnellate. I prezzi sono inferiori a quelli dell'anno scorso. Siamo fiduciosi che la commercializzazione si riprenderà e siamo molto preoccupati per la mancanza di pioggia, perché potrebbe appesantire il raccolto del prossimo anno. C'è incertezza sull'andamento dei prezzi.

2) Nelle campagne passate abbiamo visto che i consumi non sono crollati, nonostante gli alti livelli dei prezzi. Quale dovrebbe essere il prezzo giusto per l'olio extravergine di oliva?

Io dico sempre che il livello dei prezzi deve essere quello che permette all'agricoltore di vivere dignitosamente e al consumatore di essere accessibile. Questo equilibrio è difficile da raggiungere, ma credo che la situazione che stiamo vivendo ci serva per apprezzare di più l'olio d'oliva.

Ecco cosa disse nel 2018: “anche se non ci piace, l’olio non può essere sganciato dalle logiche della Grande Distribuzione. L’olio come il latte e altri prodotti è un prodotto il cui prezzo è sensibile per il consumatore e viene utilizzato come gancio commerciale (ndr prodotto civetta). Siamo d'accordo che questo non dovrebbe essere, ma è la realtà con cui dobbiamo confrontarci e noi da soli non possiamo cambiarlo.”

3) Dcoop è stata la prima grande promotrice di accordi con il mondo produttivo del Nord Africa, eppure oggi Paesi come la Tunisia e l'Egitto stanno diventando concorrenti sempre più aggressivi. Vi dispiace?

Dcoop non ha mai proposto accordi con altri Paesi produttori, quindi questa domanda non ha senso. Anzi, abbiamo dichiarato pubblicamente la nostra opposizione, non solo con il Nord Africa, ma anche con il Mercosur.

Ecco cosa disse nel 2018: “La Tunisia e altri paesi hanno accordi preferenziali con l'Unione Europea per l'ingresso preferenziale del loro olio. Abbiamo chiesto che le importazioni di olio siano vietate, ma nessuno nel settore ci ha supportato, quindi comprendo che sono d'accordo con questo. Possiamo lavorare su come cambiarlo, ma per ora è una realtà con cui dobbiamo convivere e con cui tutti gli operatori possono giocare.”

4) Vi siete battuti più volte affinché il panel test diventasse facoltativo, trasformandosi in un sistema di valorizzazione esclusivo, eppure grazie al panel test sono stati fatti importanti passi avanti sul fronte della qualità. Ha senso rinnegare il passato?

In tutto il mondo e in tutti i settori sono stati fatti grandi passi avanti verso la qualità. Il problema del panel di degustazione è l'insicurezza legale che rappresenta per la commercializzazione a causa delle differenze tra i panel di degustazione, riconosciute dalla stessa Amministrazione. Questo può essere usato come arma commerciale tra i Paesi e, quel che è peggio, questo dibattito sta coprendo altre pratiche fraudolente che possono esistere nel settore. Io difendo il panel di degustazione per dare un valore aggiunto al prodotto, come avviene per il vino.

Ecco cosa disse nel 2018 a proposito di panel test: “Non siamo contrari alla degustazione. La degustazione deve servire a valorizzare il prodotto, qualcosa di simile al vino. Sarebbe difficile vendere un vino a 5 € e un altro a 500 € se un panel ufficiale di degustazione dicesse che entrambi sono vini extra. Se vogliamo valutare il prodotto, i parametri analitici devono essere molto più rigorosi. Inoltre, l'autenticità del prodotto deve essere controllata dalle procedure di tracciabilità e dal panel test per generare valore aggiunto, come nel vino. Gli assaggiatori sono persone molto specializzate che con il loro lavoro possono informare e permettere di avere oli extra vergini con importanti differenze, dando valore a marchi, origini, varietà, ecc ...
D'altra parte, diversi studi ufficiali confermano la variabilità del 30% nei risultati dei panel di degustazione ufficiali, la maggior parte degli scandali sono legati a questo metodo, viene usata come barriera commerciale in alcuni paesi ... tutto questo suggerisce che questo metodo genera problemi all'intero settore. Pertanto, dobbiamo lavorare per migliorarlo in modo affidabile e tenere conto di altri parametri ... ma la situazione attuale è insostenibile e copre anche altre possibili frodi.”

5) Negli ultimi anni abbiamo assistito a siccità e cambiamenti climatici che hanno colpito fortemente l'olivicoltura del Mediterraneo. Dobbiamo aspettarci una sempre maggiore volatilità della produzione e dei prezzi nei prossimi anni?

Nessuno sa cosa succederà, ma quello che è certo è che l'accesso all'acqua è essenziale per gli olivicoltori per continuare a produrre olio d'oliva e dare vita ai nostri villaggi.

6) Infine, il vostro rapporto con l'Italia, nel settore olivicolo. Cosa rappresentano per lei l'olivicoltura e l'olio d'oliva italiani?

Penso che l'Italia abbia fatto cose importanti per il settore dell'olio d'oliva, come la promozione in tutto il mondo. Abbiamo un buon rapporto con diversi operatori italiani. Con gli olivicoltori possiamo condividere la difesa della qualità, la promozione del prodotto in tutto il mondo per aumentarne il consumo, le ricerche per promuoverne i benefici salutari...

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