Editoriali

VIETATO PENSARE

26 giugno 2004 | Franco Bonaviri

C’è una nuova moda imperante che schiaccia ogni possibile forma di resistenza: è vietato pensare. Chi decidesse di esprimere un proprio parere, non conforme a ciò che la società impone, può perfino essere condannato. Ne sa qualcosa Brigitte Bardot, che ha fatto emergere una Francia declinante, chiusa in se stessa e senza più respiro. L’ex attrice avrebbe riportato, nel suo libro Un grido nel silenzio, frasi incitanti l'odio razziale. Prontamente querelata dal Movimento contro il razzismo e per l'amicizia fra i popoli e, per non essere da meno, dalla Lega dei diritti dell’uomo, ha dovuto subire la condanna al versamento di cinquemila euro di ammenda, per danni causati alle parti civili. La notizia sprofonda nell’assurdo, quando poi si leggono le due frasi incriminate, che riportiamo:

Non si ha più il diritto di scandalizzarsi quando dei clandestini o degli accattoni profanano e prendono d'assalto le nostre chiese per trasformarle in porcherie umane, per defecare dietro l' altare o fare la pipì contro le colonne, sprigionando i loro odori nauseabondi sotto le volte consacrate dei cori.

Oppure:

Eccoci costretti a far venir fuori una dignità politicamente corretta nel mischiarci, nel mescolare i nostri geni, nel cancellare le nostre radici e lasciare così incrociare per sempre le nostre discendenze da predominanze laiche o religiose fanaticamente emerse dai nostri antagonismi più viscerali.

Qui non c’è la grande letteratura, sia ben chiaro, ma il testo scorre bene, il pensiero è duro ma plausibile, intensamente vero, o comunque verosimile, tutt’altro che a sfondo razzistico. Esprime una posizione, che può anche non piacere, ma esprime ciò che il buon senso non può censurare. La Francia per contro arretra, segna il passo, dimentica l'atteggiamento di tolleranza, preferisce condannare piuttosto la manifestazione di un libero pensiero. La Francia è attraversata da una decadenza mostruosa e ricca di contraddizioni. Nei mesi scorsi ha messo sotto accusa perfino la nostra Oriana Fallaci, per il suo intenso La rabbia e l’orgoglio. Declino di una nazione che ha creato non pochi problemi a un altro scrittore, Michel Houellebecq, reo di aver pubblicato il romanzo Piattaforma. Qui il pretesto nasce dalle accuse di razzismo mosse dalla Federazione dei musulmani di Francia, dalla “Grande Moschea” di Lione, la Società dei luoghi santi dell'Islam e la Lega islamica mondiale. L’accusa nasce da una legge risalente al 1881, secondo cui non avrrebbero mai potuto esprimere libere opinioni autori come Montaigne, Pascal, Spinoza, Voltaire e Cèline.

Povera Francia, che mette sotto accusa chi esprime libere opinioni. In compenso però sostiene la causa di chi, come il terrorista italiano Cesare Battisti, pluricondannato dai nostri tribunali per vari ammazzamenti in Italia, negli anni bui del terrore insensato, può continuare indisturbato la propria latitanza. Ora, sia chiaro a tutti, il nuovo comandamento è perentorio: è vietato pensare.

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