Editoriali
La Puglia ha perso il treno della storia
13 giugno 2009 | Luigi Caricato

Non è la prima volta e forse non sarà l'ultima. La Puglia, la regione olivicola leader in Italia, ha perso un'occasione storica. Non si è accorta di un evento epocale che si è tenuto a Cellino San Marco, con un'intera giornata dedicata alla presentazione del volume L'ulivo e l'olio, opera che ha visto tra gli autori ben ottantacinque personalità di varia estrazione professionale.
L'incontro organizzato da Bayer CropScience, ha acceso i riflettori su un comparto produttivo che nel Meridione del Paese riveste un'importanza strategica. Nel Centro Sud infatti si produce circa l'88% dell'olio di oliva italiano, e la sola Puglia rappresenta una quota che si attesta intorno al 40%.
Sono volumi produttivi notevoli, e di conseguenza il ruolo del comparto assume giocoforza una centralità indiscussa nell'economia del Sud. Eppure, nonostante ciò, l'evento non è stato preso nella dovuta considerazione, sottovalutandone la portata, dai media pugliesi, a parte l'eccezione di Rai 3 regionale, e la recensione del volume che io personalmente ho realizzato per âAgrisetteâ su Tele Norba.
Per il resto â tranne qualche mia svista â non ho registrato alcuna traccia dell'evento, né del volume L'ulivo e l'olio, sui quotidiani locali più rappresentativi, segno di un disinteresse pressoché totale verso certi temi.
Evidentemente le testate giornalistiche pugliesi trattano l'agricoltura in modo maldestro e lacunoso. Ai giornalisti in questione interessa ciò che vanno affermando assessori e rappresentanti delle organizzazioni di categoria locali, e dimostrano di avere lo sguardo corto, incapaci di notare l'eccezionalità di un evento epocale qual è stato quello che si è tenuto a Cellino San Marco lo scorso 27 maggio - e dico epocale senza voler forzare i toni.
Un'opera corale che ha coinvolto ottantacinque autori non si era mai vista. Ciò ch'è avvenuto segna un passaggio culturale straordinario, che seppure giunto in gran ritardo non si può che essere orgogliosi. 
La disattenzione e l'incapacità ad essere propositivi per il bene del territorio non si può giustificare, perché equivale a mancanza di fiato e di idee.
Per questo motivo l'olivicoltura â una realtà segnatamente del Sud â è condannata a rimanere in una dimensione di marginalità.
A non crederci nell'olivicoltura come risorsa economica e patrimonio culturale sono proprio coloro che avrebbero il dovere morale di agire concretamente riservando lo spazio necessario affinché tale risorsa diventi di fatto patrimonio comune intimamente condiviso dalla comunità.
Che amara delusione questo immobilismo dei media pugliesi! Hanno perso il treno della storia, ma non è la prima volta, e non sarà neppure l'ultima.
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