Editoriali

VINO TROPPO CARO, CONSUMI IN CALO. DI CHI LA COLPA?

20 marzo 2004 | Daniele Bordoni

A proposito delle ultime polemiche sui prezzi dei vini di qualità, in cui le voci dissonanti di produttori, enologi e ristoratori si attribuivano reciprocamente la responsabilità dei prezzi troppo elevati dei prodotti, i primi sostenendo che i vini escono dalle cantine a prezzi ragionevoli e gli altri ribattendo che già escono cari dai produttori, viene spontaneo pensare che abbiano tutti un po’ ragione.
In altre parole che talvolta siano i produttori, talaltra le enoteche e talaltra ancora i ristoranti a rincarare i prezzi e infine qualche altra volta ancora siano tutti e tre, la conclusione che se ne trae è una sola: il vino di qualità è troppo caro perché c’è chi vuole approfittare dell’elevato livello qualitativo raggiunto ormai dalla nostra produzione vinicola per trarne eccessivi e non giustificati profitti.

Osservata dal punto di vista del consumatore questa polemica non ha grande rilevanza, per lui il vino è sempre caro, chiunque sia il responsabile del rincaro, ma una cosa è però certa: se la polemica si è affacciata alla ribalta di giornali quotidiani non di settore e della televisione pubblica, ciò è avvenuto in seguito a un drastico calo delle vendite e allora si sono scatenate le polemiche sulle responsabilità e sulle colpe, dalle parti interessate, in primo luogo i produttori.

Mi accade spesso di viaggiare per lavoro e di andare per ristoranti. Già da un po’ avevo osservato che le ordinazioni di vino erano visibilmente calate: la gente tendeva ad ordinare acqua minerale per la maggior parte delle volte e, meno spesso, birra. Lo avevo attribuito ad una tendenza, all’esigenza della linea. Non si capiva allora perché le stesse persone non facessero mancare una bottiglia di vino sulle tavole in casa propria e non solo in presenza di ospiti. Non pochi mi hanno poi spiegato che al ristorante non ordinavano più vino perché lo consideravano al pari di un commensale aggiunto, visti i costi!

Sicuramente tante ragioni hanno influito, ma dalla reazione delle parti interessate, che cercano giustificazioni o attribuiscono colpe, scambiandosi accuse, sembrerebbe che esse sapessero di essere in torto complessivamente, come categoria di venditori o rivenditori di vino: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”.

La gente sta facendo quello che qualche anno orsono aveva fatto col parmigiano reggiano, divenuto caro, perché dotato di una lunga serie di marchi di qualità: non l’aveva più comprato fintanto che non era rientrato entro livelli di prezzo più accettabili.

La polemica sul vino è quindi una cartina di tornasole di uno stato di malessere del vino di qualità, obiettivamente divenuto un oggetto di culto, piuttosto che di consumo, visti i prezzi al di là della ragione e dall’altro di un comportamento del consumatore che non accetta più qualcosa che viene offerto per eccellente solo perché caro nel prezzo ed è divenuto più critico e, ritengo, più maturo.

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