Editoriali

IDEOLOGIA E INSIPIENZA

13 marzo 2004 | Luigi Caricato

Ancor prima dei gravissimi attentati dell’11 marzo a Madrid, già pensavo di riservare un adeguato spazio di riflessione agli eventi criminosi che si stanno succedendo con ininterrotta ferocia in ogni parte del mondo.
Pensavo di scrivere intorno alle recenti diatribe tuttora in corso, e di cattivissimo gusto, sul caso Cesare Battisti. Poi la notizia di fresca attualità ha gelato ogni morbida riflessione ed eccomi venire allo scoperto con una posizione di aperta disapprovazione.
Sì, la mia chiara intenzione è di condannare un atteggiamento purtroppo assai diffuso, che consiste ahinoi nel ridimensionare il fenomeno terrorismo offrendo una lettura politica che giustifichi in qualche modo l’efferatezza delle azioni criminali commesse.

Pensavo di partire dalle osservazioni scritte con grande lucidità e intelligenza da Barbara Spinelli nell’articolo di fondo del quotidiano “La Stampa” di domenica 7 marzo. Per chi ignora la vicenda, Cesare Battisti (peccato per la omonimia con il più celebre personaggio della storia patria) ha riparato in Francia (dove i nostri terroristi sono tradizionalmente di casa, accolti e coccolati come lo sono infatti da decenni) per evitare la condanna a due ergastoli da parte dei nostri tribunali.

Cosa è accaduto? Lo Stato italiano ha chiesto l’estradizione, ma intanto la Francia dopo averlo imprigionato decide di rimetterlo in libertà anche a seguito delle oltre 19 mila richieste di clemenza da parte della sinistra francese, che ne richiedeva l’immediata scarcerazione. Insomma, gli intellettuali d’Oltralpe ritengono sia ingiusta la detenzione, ma soprattutto non accettano l’estradizione verso l’Italia. E allora ecco il mirabile articolo della Spinelli, che si rivolge con un accomodante “cari amici francesi”, e scrive: “Volete essere gli spiriti più liberi d’Europa, e date l’impressione di esservi fabbricati con le vostre mani una prigione mentale in cui vi trovate curiosamente bene. Vorreste essere gli spiriti più universalisti, e un singolare provincialismo sembra sommergervi, con tutti i vizi che vi s’accompagnano. Il più grave di questi vizi mi pare l’ignoranza, ma un’ignoranza molto speciale. E’ un’ignoranza perentoria, che non solo non sa ma fa tutto per non sapere. E’ un’ignoranza militante(…)”.

Molto bello e vero l’articolo della Spinelli, ma chi è schierato ideologicamente non ha testa e cuore per comprenderne il messaggio. E’ un’epoca balorda. Stiamo precipitando nel grottesco fino a difendere indebitamente chi ha commesso dei crimini per ragioni incomprensibili a ogni logica.
Il male di quest’epoca consiste nel non sapersi misurare con l’orrore. C’è una mania di perdonismo che pervade perfino gli (pseudo) intellettuali, come se nulla di macabro e di infame del passato si fosse mai verificato.

Sempre su “La Stampa” di domenica scorsa compare una lettera di Maurizio Puddu, presidente dell’Associazione italiana vittime del terrorismo, che perentorio scrive, senza fronzoli: “La rimessa in libertà di Cesare Battisti ad opera della magistratura francese rende perplessi (…). Per noi – aggiunge – assassini e violenze non possono mai avere coperture. (…) Che senso avrebbe richiedere all’Italia il riconoscimento del mandato di cattura europeo, quando si è disposti a ignorare – peggio, censurare – una condanna all’ergastolo per omicidio? Quello della gauche è un atteggiamento offensivo, oltre che politicamente improvvido”.

Alberto Torregiani vive da venticinque anni costretto su una carrozzella. Per molto tempo ha vissuto sotto scorta e ha dovuto cambiare cognome. E’ il figlio del gioielliere ammazzato senza pietà a Milano nel febbraio 1979 da un commando di Proletari armati per il comunismo. Uccisero il padre, ma una pallottola gli si conficcò nella colonna vertebrale paralizzandone le gambe. Quello di Torregiani è uno dei quattro omicidi per cui Battisti e i suoi compagni sono stati condannati. Ora il figlio di Torregiani confida di non odiare Battisti, ma confessa il proprio stupore: “Come fanno i francesi a parlare di capro espiatorio quando esiste una sentenza che lo ha condannato?”

Magra figura della Francia, paese senza più una morale, culla e rifugio di terroristi impuniti. Cesare Battisti scrive gialli per Gallimard; lo ritengono per questo un privilegiato, un intoccabile perché intellettuale. Non importa che i tribunali italiani lo abbiano condannato a due ergastoli per ammazzamenti vari. Le vite altrui si possono evidentemente sacrificare, quando c’è una causa dietro. Anche in Spagna gli attentati dell’11 marzo hanno mietuto vittime innocenti, e pure in questo caso vi è dietro una causa che li anima. Anche Al Qaeda va compiendo quotidiani attentati, motivati da una causa che giustifica (solo a certi occhi, però, solo a certe coscienze) i crimini commessi. Anche i Palestinesi, apripista in fatto di atti criminosi compiuti verso gente innocente e incolpevole, sono fortemente motivati da una causa. E’ troppo facile abbandonarsi a una lettura ideologica della realtà, quando con certi atteggiamenti si calpestano senza alcun ritegno le vittime di tanti crimini.

Maledetta sia l’ideologia e l’ignoranza per tanto odio insensato e per tanto sangue innocente fatto versare nel nome del nulla. Oggi si piangono i morti di Spagna, domani – vedrete – seguirà lo sdegno dei giusti verso l’impunità dei responsabili. Non si sconteranno più pene e non si avrà alcuna pietà per le vittime. Nel nome dell’ideologia e dell’insipienza.

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