Editoriali

UNA SFIDA NECESSARIA

06 settembre 2003 | Luigi Caricato

Agricoltura, alimentazione, ambiente. Sono questi i tre cardini su cui farà perno la rivisita on line “Teatro Naturale”.
Un saluto di benvenuto giunga intanto a coloro che in quest’esordio di settembre hanno accolto la nostra presenza con stupore e soddisfazione.

La testata giornalistica ha cadenza settimanale. E’ visibile per nostra scelta in chiaro, senza alcun ricorso ad abbonamento. Vive dunque di sola pubblicità. Si spera di conseguenza che non venga mai meno una così importante spinta rigenerante.

La scelta di assumere la direzione di “Teatro Naturale” si fonda su una sfida che ritengo in assoluto necessaria e inevitabile.
La vita non può essere vissuta invano, senza costruire qualcosa di solido e di significativo, con tutti i rischi in cui si può involontariamente incorrere.
Non è stata certo mia intenzione fondare una ulteriore testata, oltre alle tante già esistenti, ma la nascita, seppure in germe, di una nuova visione del mondo, apre inevitabilmente a spazi non ancora battuti.
Intorno ad alcune questioni essenziali c’è un silenzio e un’inedia che non si possono accettare.

Questa sfida è condivisa da un nucleo di validi professionisti e da rappresentanti di una cultura che va oltre i tre temi cardine che ne animano l’intenzione di fondo.
A seguire questo percorso settimanale sono donne e uomini che credono fortemente nella necessità di dire forse il già detto, ma di dirlo ancora, senza mai stancarsi di trovare formule altre, adeguate al mutamento dei tempi e degli scenari in costante evoluzione.

La redazione è animata da forze giovani, promettenti, che collaboreranno in modo fattivo alla riuscita del progetto. A dare man forte al mio non facile proposito, vi sarà l’attenta e saggia opera dell’agronomo Alberto Grimelli nella veste di coordinatore editoriale.
Tra le molteplici e autorevoli firme, dislocate in ogni parte d’Italia, ma anche all’estero, vi saranno bravi e fidati giornalisti, ma anche seri e stimati ricercatori, accademici ed esperti di settore.

Il linguaggio adottato nella stesura degli articoli è immediato e di facile fruibilità, senza che venga per questo meno il rigore e l’esattezza dei contenuti.
Per venire incontro ai lettori, la rivista è stata concepita facendo perno su due grandi sezioni.
Da una parte l’approccio è colloquiale, dichiaratamente divulgativo; aperto perciò al pubblico più ampio degli appassionati.
Dall’altro fronte, l’ambito di azione è più strettamente tecnico, riguarda gli addetti ai lavori; è un ambito legato alle specifiche professionalità del mondo rurale e dei molti mondi paralleli che vi ruotano attorno.

La crescente attenzione verso le nostre tematiche d’elezione, come pure la maggiore sensibilità nel percepire la necessità di tenersi costantemente informati e puntare sulla via dell’alta qualità, offrono il pretesto per uno spazio di confronto e di dialogo che si spera costruttivo.

Ciò che nell’attuale momento storico manca, è una rivista che non si fermi alle sole notizie o alle comunicazioni dei soliti dispacci. Manca uno spazio da riservare alla cultura, al pensiero, alla riflessione intorno a temi pur tante volte affrontati, certo, mai però indagati a sufficienza, fino a problematizzarne le questioni più cruciali e irrisolte. Questo ruolo inteso a far scatenare riflessioni e comportamenti ispirati alle idee che li spingono, è stato smarrito da tempo, o forse non c’è mai stato in agricoltura, se non in rare eccezioni, che non esprimono certo quotidianità e dimestichezza con le doverose battaglie civili e morali.

In quest’ordine di idee, la redazione di “Teatro Naturale” si attende un sostegno pieno a un progetto ambizioso, per nulla facile, ma dagli sviluppi tuttavia promettenti.
Il primo segnale tangibile ed esplicito per testimoniare l’unità d’intenti sta tutto nello stimolare e favorire, attraverso la forza propulsiva delle idee, un mondo, quello rurale, purtroppo ancora condannato a essere stagno immobile in assenza di pensiero e azione.

Ribaltiamo dunque lo stato di quiescenza in cui si è precipitati da tempo. Lasciamo da parte le militanze, che di certo non hanno giovato all’affrancamento e alla crescita. Esprimiamo piuttosto senza alcuna riserva l’orgoglio di essere protagonisti di una svolta, al di fuori di ogni possibile legame politico, sindacale e ideologico. Non lasciateci soli. E’ una battaglia di libertà che ha senso solo se largamente condivisa.