Editoriali

QUANDO IL CRIMINE SI TINGE DI VERDE

14 febbraio 2004 | Franco Bonaviri

Ne hanno scritto tutti i quotidiani, con toni al solito allarmistici. E non poteva essere diversamente, visto che la denuncia scaturita da un dossier presentato nei giorni scorsi dalla Cia, la Confederazione italiana agricoltori, è a tinte desolanti. In agricoltura domina incontrastata la criminalità. Furti di attrezzature e mezzi agricoli, racket, abigeato, estorsioni, “pizzo”, danneggiamento a colture, aggressioni, usura, macellazioni clandestine, discariche abusive, truffe nei confronti dell’Unione europea, “caporalato”. Una lunga serie di reati, molto spesso impuniti, offre un quadro drammatico, in particolare per l’agricoltura del Sud. Come al solito.

Già, come al solito. I giornali ne parlano perché l’occasione è stata fornita in seguito ai preoccupanti dati forniti dalla Cia; ma cè in realtà da chiedersi il perché non ne abbiano scritto prima. Troppo facile denunciare a situazione oramai incancrenita. Perché, dunque, la stampa delle grandi tirature non ha mai svolto indagini accurate come quelle che un tempo si definivano “inchieste giornalistiche”, e che oggi, a parte l’impegno per il Grande fratello e il gossip politico, la qualità dell’informazione si è invece abbassata a livelli disastrosi? Attendiamo le risposte degli interessati.

Come al solito la criminalità organizzata agisce soprattutto al Sud. Come al solito, appunto. E di chi è la responsabilità in questo caso? Cosa fanno le autorità preposte, i movimenti, le istituzioni culturali, i mezzi di comunicazione? Attendiamo anche per questo le risposte degli interessati.

L’agricoltura è terrorizzata dalla criminalità organizzata, si legge nel Dossier. Migliaia di produttori agricoli sono nelle mani della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, della sacra corona unita. Pressioni, minacce e soprusi fanno da corollario. Attività illecite che fruttano alla malavita un giro d’affari annuo che supera di molto i 5 miliardi di euro. Bella storia. Ma cosa si fa per arginare il fenomeno?

I dati sono recentissimi, ma proseguono una ricerca già avviata in un altro periodo. Seguirono qualche anno fa i consueti articoli sui giornali a grande diffusione e poi nulla, nulla più. Così pure sarà per gli anni a venire. Si ripresenteranno i dati aggiornati, vi sarà lo spazio sui giornali e poi niente. E così fra qualche decennio. Ci sarà la consueta conferenza stampa, ci saranno gli spazi di cronaca dei giornali e poi niente. E così nella seconda metà del secolo, ci saranno i consueti allarmi, con allegati dossier, spazi sui giornali, qualche commento (forse) e poi a seguire, in attesa di un altro dossier, e poi di un altro ancora, e di un altro ancora…

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