Editoriali

Quante e quali frodi si nascondono sullo scaffale dell’olio di oliva al supermercato?

Quante e quali frodi si nascondono sullo scaffale dell’olio di oliva al supermercato?

Meglio non far sapere al consumatore quanto può fidarsi davvero dell’olio extravergine di oliva a scaffale. Meglio non disturbare il manovratore. Lo stato di salute dello scaffale dell’olio di oliva rientra nel campo delle opinioni, non dei fatti. Possibile alla vigilia di un Piano olivicolo nazionale?

10 aprile 2025 | 15:00 | Alberto Grimelli

Il precario stato di salute dell’olivicoltura e dell’industria italiana è noto a tutti. Ismea, Crea e tanti altri istituti hanno scattato fotografie più o meno dettagliate nel tempo, facendo emergere tutte le criticità del settore olivicolo-oleario.

Nessuno, però, ha mai pensato di scattare una foto altrettanto dettagliata dello stato di salute dello scaffale dell’olio di oliva al supermercato.

I dati di mercato sono noti e facilmente acquisibili tramite Nielsen o Circana, esistono dati e qualche studio sulla segmentazione dell’olio di oliva (mass market, premium, italiano, Dop/Igp, bio…) e sul peso relativo dei vari segmenti rispetto ai volumi e valori totali di vendite. Abbiamo anche qualche indicazione sulle aspettative del consumatore nell’acquisto della bottiglia di olio di oliva al supermercato.

Nulla però sulle criticità, ovvero su quanto la promessa sull’etichetta della bottiglia di olio extravergine di oliva corrisponda a realtà.

Quante e quali frodi si nascondono sullo scaffale dell’olio di oliva al supermercato?

Qualche idea la possiamo avere grazie alle prove delle riviste dei consumatori che scontano, come è ovvio che sia, l’esiguità del campione sul totale dell’offerta.

I piani di controllo delle varie autorità comprendono le verifiche effettuate in ogni luogo, dai porti, agli stabilimenti e anche sugli scaffali dei supermercati. Abbiamo cioè un’idea sulle percentuali di frodi del settore ma non di quante si annidino a scaffale. Soprattutto non abbiamo idea di quante siano le frodi rispetto ai vari segmenti offerti a scaffale.

Sono di più le frodi sull’olio comunitario o sull’extravergine di oliva 100% italiano?

Sono di più le frodi sull’extravergine di oliva in offerta, in promozione o su quello a prezzo pieno?

Ovviamente si possono fare delle congetture ma la realtà dei fatti non la conosce nessuno.

Una manna per disonesti e truffatori che possono legittimamente sostenere che ogni analisi rientra nel campo delle opinioni, non dei dati di fatto.

Lo scaffale del supermercato dell’olio di oliva è però troppo importante per non conoscerne e capirne lo stato di salute.

Ogni Piano olivicolo nazionale sarà destinato al fallimento se non si parte dal fondo, dal consumatore e dallo scaffale, ovvero dove si genera il valore aggiunto e il reddito per tutti gli operatori del settore.

Ecco dunque una proposta, un’idea: un piano dei controlli straordinario organizzato dal Ministero delle politiche agricole e della sovranità alimentare unicamente sugli scaffali dei supermercati italiani. Nessun annuncio e nessun preavviso, per 2-3 mesi, gli ispettori prelevano un congruo e rappresentativo numero di oli a scaffale di ogni segmento e categoria.

Oltre le eventuali sanzioni o i reati contestati, i dati anonimizzati potrebbero essere diffusi al termine del piano di controlli straordinario, per un’analisi completa.

Si partirebbe dalla domanda del titolo: quante e quali frodi si nascondono sullo scaffale dell’olio di oliva al supermercato?

Si arriverebbe a rispondere all’ultimo quesito: quanto il consumatore può fidarsi davvero dell’olio che trova al supermercato?

Ovviamente, lungo il percorso analitico, si potrebbe scoprire che alcuni segmenti sono maggiormente soggetti a frodi e contraffazioni di altri, quindi di alcuni oli ci si può fidare più di altri.

Si potrebbe persino rispondere alla domanda: meglio l’olio extravergine di oliva dei grandi marchi o delle private label? Da cui discenderebbero, ovviamente, ulteriori considerazioni sull’attenzione delle catene della Grande Distribuzione al prezzo o alla qualità.

Incrociando i dati di mercato e i volumi di vendita con quelli delle frodi si potrebbe scoprire quanto pesano davvero queste ultime sul settore: un conto è se scopriamo che il 5% degli oli Dop/Igp in commercio sono irregolari (3% del mercato dell’extravergine), un conto è se scopriamo che un analogo 5% interessa gli oli in promozione e primo prezzo (60% del mercato).

Le politiche commerciali non potrebbero non tenere conto di una emergente e oggettiva fotografia dello stato di salute dello scaffale dell’olio di oliva che avrebbe un’influenza diretta sulla fiducia del consumatore.

E il consumatore, alla fine, è proprio colui che decreta e decreterà il successo o l’insuccesso di ogni Piano olivicolo nazionale.

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Marco Moschini

11 aprile 2025 ore 10:14

Gentile Direttore, la frase conclusiva dell'articolo è la genuina ed incontrovertibile grande verità che regola l'intero sistema economico: è il consumatore/cliente che contribuisce a pieno titolo a determinare i piani industriali di ricerca, sviluppo, marketing e produzione degli imbottigliatori, e la scelta poi degli assortimenti con cui la Grande Distribuzione si pone sui mercato ove opera. Alla fine, il vero responsabile degli acquisti per tutti gli attori dell'intero mercato è proprio lui. Nel bene, e nel meno bene. La sua fiducia si basa principalmente sulle sue percezioni, più che sui dati oggettivi, e sulla disponibilità del proprio portafoglio, che, molto spesso, deve fare i conti con il bilancio tra entrate ed uscite. Sono d'accordo con lei, sul fatto che sarebbe molto utile scegliere cosa acquistare in base alla vera ed cristallina unica verità: mantenere il proprio stato di salute e benessere acquistando prodotti veramente nutraceutici, di cui l'olio evo è sicuramente uno dei migliori attori. E su questo, la Grande distribuzione non ha responsabilità: in fin dei conti, tutto il sistema si regge sui numeri, sul traffico che generi e che ti assicura la redditività. La cultura passa da altre strade.

Alberto Grimelli

14 aprile 2025 ore 09:37

Gentile Dott. Moschini, mi permetta di essere in disaccordo con lei. La cultura di prodotto passa anche dallo scaffale del supermercato. Il visual e il layout dello scaffale forniscono un’immagine delle qualità, e quindi dei valori, a disposizione del consumatore. Quindi lo scaffale fa cultura, basata su un’impressione, sensazioni che sono valutate nei 30 secondi che il consumatore medio vi passa davanti. Il ruolo della GDO è, chiaramente commerciale e imprenditoriale, quindi fare utili, ma questo non significa disconoscere che abbia anche un rilevante impatto sociale e culturale. Ovviamente il mio rispetto e solidarietà alle persone e alle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, essendo obbligate a scegliere l’extravergine primo prezzo. La mia attenzione si rivolge a quelle che scelgono l’olio senza consapevolezza perché, alla fine, “uno vale l’altro”. Ovvio che, di fronte a questa importante banalizzazione, occorre ricreare un clima di fiducia, elemento primario e indispensabile per una scelta consapevole. E la fiducia si crea anche attraverso operazioni verità. La verità nel raccontare cosa viene proposto a scaffale oggi, senza demonizzazioni ma anche senza opacità. In fondo è il meccanismo che ha portato al successo tante piattaforme on line che, attraverso le recensioni, hanno risposto alla domanda del consumatore: “quanto mi posso fidare del prodotto/servizio offerto?”. Una volta era la stessa insegna o brand a creare fiducia, sono cresciuto con lo spot “Galbani vuol dire fiducia”, oggi credo che il consumatore sia molto più smaliziato. I percorsi per creare fiducia devono essere altri. Un piano di controlli straordinario è sufficiente? No, ma può essere un buon inizio. Cordiali saluti

Marco Moschini

14 aprile 2025 ore 10:32

Gentile Dott. Grimelli, grazie per aver condiviso la sua opinione, dal confronto nascono sempre e comunque degli ottimi spunti di riflessione.
Il dato interessante delle vendite di questo periodo, nell'aera del Nord Est, è che il nostro cliente sta spostando gli acquisti verso la parte qualitativa più bassa della proposta commerciale, tenendo presente che sullo scaffale della GDO è sempre disponibile una gamma di prodotti di oli 100% italiani e dop/igp, che caratterizzano quindi la parte più alta della stessa.
In quali termini? Il totale delle vendite dell' evo sta crescendo di un +20% a volume nel progressivo del primo trimestre 2025, con una punta del +65% sui prodotti comunitari/no UE, e decrementando purtroppo del -16% sulla parte del 100% italiano. Quale discriminate sta agendo per capovolgere il dato del 2024, che raccontava un ottimo andamento dell'italiano? Basta raccogliere i volantini della GDO di questo periodo, per certificare che la leva prezzo d'acquisto sta generando volumi molto interessanti, con vendite che sfiorano ormai l'80% in acquisto promozionale.
Qual è invece la variabile che è rimasta integra? Il cliente, che è sempre il medesimo, quello che acquistava più evo 100% italiano l'anno scorso, e che ne preleva meno quest'anno. Inverosimilmente, la verità per la maggior parte delle persone la racconta il prezzo di vendita; per nostra fortuna ci sono clienti che acquistano con fiducia e consapevolezza i prodotti di qualità migliore, accettando un prezzo d'acquisto più elevato, ma coerente con quello che si assaggia poi a casa. Sono gli Ambassador, che ci consentono di ravvivare la nostra fiducia di poter un giorno "arruolare" sempre più persone nel club di coloro che mangiano olio di qualità superiore.
Sono pienamente d'accordo con lei che è necessario un piano di controlli straordinario: chi ben inizia, è a metà dell'opera.
Con cordialità. Marco Moschini