Editoriali
I pericoli dell'intelligenza artificiale per la natura

Pensando agli apostoli del dio denaro e ai loro collaboratori, costruttori dell’intelligenza artificiale, fa pensare che è in atto una nuova babilonia. Una confusione che maltratta la natura, riduce la biodiversità, mette in crisi il clima
24 ottobre 2024 | 11:30 | Pasquale Di Lena
Nel mio dialetto, “na babelòneie” sta a significare una grande confusione, ovvero un insieme di rumori, urla, agitazione. Il riferimento, ancora oggi nonostante i millenni passati, è all’antica Babilonia, la città della Mesopotamia, al centro di un evento eccezionale, che la Bibbia racconta nei minimi particolari, ossia la costruzione, da parte di un gruppo eletto di babilonesi, di una torre, dedicata a Babele. Una grande torre, che, una volta terminata, doveva servire per dare ai suoi costruttori la possibilità di toccare il cielo con un dito. Pensando agli apostoli del dio denaro e ai loro collaboratori, costruttori dell’intelligenza artificiale, fa pensare che è in atto una nuova babilonia. L’intelligenza artificiale, che, con la scusa di essere in grado di saper e poter fare tutto, umilia l’intelligenza naturale portando a credere che ha tutte le capacità e possibilità di toccare il cielo con un dito. Sta qui la ragione di una confusione ancora più grande, sempre più presente e diffusa, che accompagna le giornate di noi esseri umani di questo inizio del terzo millennio dopo Cristo. Una confusione che maltratta la natura, riduce la biodiversità, mette in crisi il clima e, con la sua violenza, causa disastri di ogni tipo, al pari delle guerre annunciate, dichiarate, partecipate, sostenute, alimentate da menti criminali là dove governano o partecipano alle decisioni, come pure là dove producono armi di ogni tipo che diffondono lutti, ferite e cancellano sogni, speranze. Stanno svuotando gli arsenali per riempirli di nuove armi, ancor più micidiali e più puntuali con la morte di ogni essere vivente, non solo umani, ma anche vegetali e animali, e, con le distruzioni di immensi territori, gran parte dei quali espressioni di suoli, cioè di fertilità e, come tali, fonti di cibo. Un numero impressionante di effetti che hanno l’origine, cioè la causa. nel nuovo tipo di sviluppo, il neoliberismo delle banche e delle multinazionali.
Non possiamo fare altro che ripetere quanto sopra detto: è’ in atto la costruzione di una moderna Torre di Babele, l’intelligenza artificiale, che, come la torre pensata e avviata da un gruppo eletto del popolo dei sumeri, vuole toccare – pensando a Marte e altri pianeti – il cielo con un dito e crede di farcela depredando e distruggendo ogni cosa messa a disposizione dalla terra, a partire dai suoi valori primari, la bellezza e la bontà. La sua fede è tutta nel dio denaro, onnipotente di questi tempi, espressione di un consumismo spietato che la pubblicità sempre più ossessiva alimenta. Voler toccare il cielo con un dito che preme il minuto tasto di un computer, non sapendo che il cielo è cielo proprio perché non si lascia toccare neanche dalle stelle, dal sole e dalla luna e meno che mai dai pianeti. La pretesa - da parte di questi novelli costruttori - di farcela, dopo aver vissuto quest’ultimo diluvio universale, contempla la fede ma non la speranza, che è espressione di valori, lungimiranza, dialogo, convivialità, umiltà e attesa insieme. E questo per significare che la sola fede non basta, serve la speranza, quella propria del seminatore-coltivatore che, da diecimila anni con la sua dedizione all’agricoltura, si affida al cielo, con un sguardo all’alba e uno al tramonto per capire come organizzare il domani. Con il sistema neoliberista - quello attualmente operativo e sempre più imperante – l’agricoltura una volta posta ai margini con il suo territorio, non è più perno dello sviluppo e, una volta ridimensionata e sempre più ridotta si ritrova a essere artefice e vittima della pesante crisi che colpisce il clima.
Per non perdere tempo con questa moderna “babilonia” serve ed è urgente pensare insieme alla situazione di Torre di Babele, e cioè di diffusa illusione che vive il mondo. E, per non perdere altro tempo prezioso, insieme lavorare per avviare un nuovo modello di sviluppo basato sui bisogni umani e della natura, del pianeta. Si tratta di costruire insieme un nuovo percorso per non cadere nel baratro in cui ci sta portando il sistema del consumismo con il suo non senso del limite e del finito. E questo lo dobbiamo, anche e soprattutto, per dare forza e coraggio alle future generazioni.
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