Editoriali
Follie della Grande Distribuzione sull’olio di oliva: così la Coop distrugge l’immagine di un settore
Non c’è pace sugli scaffali dei supermercati per l’olio di oliva e l’olio extra vergine di oliva. Certe operazioni commerciali non solo giustificate e giustificabili, neanche dalla presunta convenienza. Così si prendono in giro i consumatori e si fa discultura
23 maggio 2024 | Alberto Grimelli
Scivolare sull’olio, specie l’olio di oliva, è sempre stato molto molto semplice.
Lo fanno gli operatori, con blend di oli molto border line, lo fanno i giornalisti, propagandando falsi miti, ma lo fa anche la Grande Distribuzione, facendo discultura di prodotto sotto il manto di una presunta convenienza.
La costruzione dello scaffale e il posizionamento del prodotto seguono precise logiche, prettamente commerciali (attività promozionali, premi fine anno, contributi promozionali e volantino…), che influenzano le vendite e la rotazione del prodotto ma anche la percezione che il consumatore ha del prodotto.
L’olio di oliva e l’olio extra vergine di oliva non fanno eccezione. Anzi, vale ancor più per loro, visto che ha sempre dominato la logica commodity, del prezzo e del prodotto civetta.
Abbiamo visto promozioni e oli di tutti i colori a scaffale in questi anni ma quello che vi mostriamo nelle successive foto, francamente non l’avevamo mai immaginato.
Un condimento a base di olio extra vergine di oliva (così è dichiarato) a 4,99 euro al litro, contro i 15 euro di oli di oliva (olio raffinato e olio vergine). Un olio di oliva raffinato costa tre volte tanto un presunto condimento con una larga maggioranza di extravergine di oliva.
E’ una truffa? Probabilmente no, non nell’accezione legale.
E’ una presa in giro? Sicuramente sì, e ora vi spieghiamo il perché.
Sono arrivate in Italia negli ultimi mesi partite di olio extravergine di oliva molto border line (anche olio deodorato spacciato come extravergine), a prezzi intorno ai 7,5 euro/kg. Questo significa che, indicativamente, in quella bottiglia è andato 4,6-4,8 euro di tale presunto olio extravergine di oliva. Poi oli di semi per 20 centesimi. Guadagno zero su simili operazioni, ovviamente se l’operatore (e non se dubitiamo) è stato onesto. Se anche solo la percentuale non è quella dichiarata ma inferiore del 20-30% allora diventa un’attività molto lucrosa.
Nessuna analisi ufficiale è in grado, oggi, di certificare la percentuale di oli di diversa origine in miscela. Tutto è basato sulla tracciabilità cartacea, ovvero sulla rintracciabilità. Metodo per definizione fallibile e aggirabile.
Anche se vi fosse stata la massima onestà e trasparenza, l’operazione è comunque una presa in giro per i consumatori.
Viene messo infatti in bella evidenza il contributo maggioritario dell’olio extravergine di oliva e quindi, legittimamente, il consumatore pensa di trovarsi di fronte a un’offerta conveniente. Guardando a scaffale, infatti, l’olio di oliva costa tre volte tanto ma allungando lo sguardo raramente trova extravergine sotto i 10-11 euro al litro. Tale condimento costa la metà e ha comunque il 65% di extravergine...
Quello che il consumatore non sa, ma operatori e Grande Distribuzione sanno bene, è che un condimento non risponde ad alcuna regola qualitativa, se non quelle generiche sulla sicurezza alimentare. Cioè non deve fare male alla salute. Per il resto…
L’olio extravergine di oliva in quella miscela sarà stato davvero tale? Nessuno lo può dire, una volta creato il condimento. Certo, in base all’esperienza personale, i condimenti a scaffale contengono alte quantità di aromi, tali da coprire qualsiasi difetto organolettico dell’olio di partenza. Delle caratteristiche dell’olio extravergine di oliva (fruttato, amaro, piccante) neanche l’ombra.
Insomma, in tali miscele è possibile mettere il peggio del peggio, tanto nessuno potrà mai contestarlo.
In tali condimenti si possono mettere le miscele di oli che si desiderano, nelle percentuali che si desiderano, tanto contestarle diventerà difficile, se non impossibile.
I condimenti sono quindi il perfetto escamotage per vendere oli di bassa o bassissima qualità a prezzi spropositati rispetto al loro reale valore, facendoli passare addirittura per convenienti.
Si tratta del delitto perfetto!
Visto che non posso credere che buyer e direttori commerciali della Grande Distribuzione siano poveri sprovveduti inconsapevoli, è lecito pensare che consapevolmente prendono in giro i loro consumatori.
Su simili prodotti non ci sono garanzie, tutele e protocolli di qualità. C’è solo il business, il facile guadagno.
Ai consumatori dico allora che, se proprio vogliono risparmiare, meglio un onesto olio di girasole ad alto oleico.
Quanto all’insegna in questione… beh… “la Coop sei tu”? Io no, non sono io, almeno finché la Coop darà spazio a simili operazioni.
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Accedi o RegistratiAlberto Grimelli
25 maggio 2024 ore 10:30Gentile Sig. Panebianco,
la ringrazio sentitamente per aver dato implicitamente ragione alla premessa dell’articolo: ho infatti affermato che è facile scivolare sull’olio e che vi sono troppi falsi miti in circolazione sull’uso dell’extravergine (tanta colpa va ai giornalisti).
L’olio extravergine di oliva, specie se di buona o ottima qualità, è il grasso perfetto per cucinare e persino friggere, non solo per condire. Spulciando nel database di Teatro Naturale, attraverso la funzione “cerca”, non le sarà difficile trovare decine di articoli sulle virtù dell’olio extravergine in cucina e frittura, comprese le ragioni tecniche e chimiche, con tanto di ricerche scientifiche a supporto.
Ovviamente non entro nel merito delle preferenze di gusto individuali. Sono soggettive e pertanto inconfutabili.
Lo stesso dicasi per le ragioni economiche. E’ legittimo che ognuno usi i propri soldi come desidera. Mi limito a sottolineare che tutti gli oli extravergine di oliva oggi a scaffale del supermercato hanno un prezzo accessibile, ovvero non proibitivo per una famiglia media. La scelta di indirizzarsi verso altri prodotti/servizi e non verso un olio di buona/ottima qualità è una scelta, non un obbligo. Trattandosi di libera scelta è insindacabile.
Nel merito del condimento in questione. Il sottoscritto cerca di essere ben consapevole di ogni acquisto che fa, non limitandosi solo al gusto e al portafoglio (basso prezzo), ma cercando di capire l’effettiva convenienza, una volta si sarebbe detto il rapporto qualità/prezzo, oltre ai potenziali rischi di venir fregato (le recensioni on line hanno avuto successo proprio per tale ragione).
I condimenti vantano, o promettono, una convenienza (tanto olio extravergine di oliva in bottiglia a basso prezzo) quando invece trattasi di semplice economicità. L’analisi dei costi di produzione è lapalissiana: non si può mettere extravergine di buona qualità ma solo di fascia bassa o bassissima. Probabilmente non si può mettere neanche olio extravergine di oliva ma un buon vergine di oliva o un olio deodorato spacciato per extravergine. Le caratteristiche proprie dell’olio extravergine di oliva non sono avvertibili in simili prodotti. Si tratta di prodotti in cui il rischio frode è alto, poiché non esistono controlli che possono accertare la percentuale reale di extravergine di oliva in miscela e neanche se si è utilizzato vero olio extravergine di oliva.
Riassumendo:
1) i condimenti sono un prodotto di bassa e bassissima qualità che, vantandosi di essere succedanei dell’olio extravergine di oliva, cercano di acquisire maggior valore. Anzi si pongono come alternativa, pur non avendo alcuna delle caratteristiche proprie dell’extravergine né offrendo le garanzie legali dell’extravergine
2) è più alta che su altri grassi e oli la possibilità di venir fregato, pagando di più per percentuali di olio extravergine di oliva (quando è veramente tale) che sono solo fittizie
Non sono sicuro che i consumatori italiani siano tutti consapevoli dell’effettivo rapporto qualità/prezzo di questi condimenti, né di quello che si cela dietro prodotti simili (rischio frode). Fornendo tali informazioni spero di aver aumentato la consapevolezza dei lettori di Teatro Naturale su questo tema. Poi ognuno è libero di fare le proprie scelte.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
25 maggio 2024 ore 09:54Gentile Sig. Pagano,
è vero che i condimenti si trovano in quasi tutti i supermercati. E’ anche vero che, molto spesso, sono nello scaffale condimenti e non in quello dell’olio extra vergine di oliva. E’ altrettanto vero che non vengono presentati come un succedaneo dell’olio di olia (in etichetta del condimento venduto da Coop si legge “ideale per condire e cucinare”).
Inoltre non tutte le insegne di supermercato mettono in risalto l’etica, l’attenzione alle filiere agroalimentari, alla qualità e ai controlli di qualità come fa Coop. E’ ovvio che, di fronte a tali promesse, mi aspetto che vengano mantenute non a discrezione di Coop, ma sempre.
I condimenti non sono prodotti etici perché:
1) danneggiano l’immagine dell’olio extra vergine di oliva, offrendosi come succedaneo a basso prezzo, così nuocendo alla filiera olivicolo-olearia. Tutte le sigle del mondo produttivo olivicolo hanno lanciato l’allarme sui condimenti nelle settimane e nei mesi passati
2) sono prodotti esposti a più rischio di frode (percentuale diversa da quella dichiarata degli oli) e sono prodotti di bassa o bassissima qualità per il loro posizionamento stesso
3) non sono prodotti regolamentati e, per quanto già espresso nell’articolo, non sono controllabili. Non esistono protocolli di qualità su tali generi di prodotti
Naturalmente si potrebbero fare tante altre considerazioni, ivi comprese quelle salutistiche e nutraceutiche, a fondamento del fatto che il condimento non è un prodotto etico, tanto più quanto spacciato per succedaneo dell’extravergine, ma per brevità mi fermo qui.
Spero di aver soddisfatto la sua curiosità sulla ragione per cui ho preso proprio l’esempio di Coop per alcune riflessioni su tali prodotti.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli
Massimo Pagano
25 maggio 2024 ore 21:14Salve sig.Grimelli,da consumatore le dico che chi compra dovrebbe leggere le etichette,conoscere il prodotto,e poi compra .La coop,ha olio con il suo marchio,dove per garantire una certa qualità, si è dotata di strumenti adeguati.Vende prodotti di altri che rispettano certe normative,non può obbligare il consumatore,e nemmeno perdere clienti che vanno a cercare altrove quello che vogliono e pagano. Quindi la coop distrugge cosa ? Se perfino la normativa è carente,dato che esistono prodotti dove , riportano il luogo dove è stato imbottigliato,ma non prodotto,o il tipo di pianta, perossidi ecc ecc.Ma lei cosa scrive a fare ,la coop un minimo di tutela la applica ,se vuole informare e tutelare il consumatore si guardi attorno.
Alberto Grimelli
26 maggio 2024 ore 12:27Gentile Sig. Pagano,
la mia non è una crociata contro la Coop. Ovvio però che da una cooperativa di consumatori, come è la Coop, che dice di avere un alto profilo etico nelle sue scelte dei prodotti e dei fornitori, mi aspetto un quid in più rispetto ad altre insegne.
Che i supermercati non facciano solo commercio ma anche cultura agroalimentare, anche su basi etiche, è un dato di fatto. Basti pensare alle scelte su olio di palma e fois gras, alimenti del tutto legali e regolamentati, ma nei fatti banditi dagli scaffali di molti supermercati. Si tratta di scelte legittime, condivisibili o meno, quindi anche criticabili o meno, tanto più se hanno anche un impatto economico.
Porre a scaffale, vicino all’olio extravergine di oliva, quel condimento a basso prezzo è una scelta, non un obbligo da parte di Coop. Il posizionamento e anche le indicazioni in etichetta, su cui Coop avrebbe potuto dire la propria, lo fanno percepire come un succedaneo, quindi un’alternativa all’olio extravergine di oliva.
Quel condimento, lo voglio ribadire chiaro e forte: NON E’ UN SUCCEDANEO, NON E’ UN’ALTERNATIVA ALL’OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA. Le ragioni sono spiegate nell’articolo e nei successivi commenti, pertanto non le riporto nuovamente.
La scelta di Coop è un grave errore culturale (sarebbe come porre fianco a fianco un Parmigiano Reggiano e un Parmesan) che ha ricadute negative d’immagine ed economiche per un settore, quello olivicolo-oleario.
E’ vero che, nel migliore dei mondi possibili, tutti i consumatori dovrebbero essere informati e consapevoli delle scelte di acquisto che fanno. Così non è. Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, pertanto le scelte della GDO hanno un impatto rilevante su modelli di consumo, di alimentazione e infine di immagine dei vari comparti agroalimentari.
LA GDO ha quindi precise responsabilità, che vanno oltre il semplice commercio. Né è possibile che si facciano vanto di tali responsabilità, quando si tratta di controlli qualità e simili, e le disconoscano, quando si tratta di prodotti commodity. Altrimenti si ricade nella pura ipocrisia. E il sottoscritto mal sopporta l’ipocrisia.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli
Francesco Panebianco
25 maggio 2024 ore 01:03Ma quale follie, esistono già altri prodotti simili in commercio, oltre tutto noi italiani abusiamo dell'olio di oliva per qualsiasi preparazione perché ne abbiamo sempre avuto a volontà e a prezzi modici, mentre dovremmo utilizzarlo solo a crudo in quanto l'olio vegetale di qualsivoglia seme è più delicato ed esalta il sapore della pietanza in cottura.
Detto questo mi sembra tutto ben chiaro in etichetta, pertanto il verdetto al gusto e alle tasche dei consumatori.
Marco Moschini
23 maggio 2024 ore 14:39Gentile direttore, mi chiamo Marco Moschini, svolgo la mansione di senior buyer di una nota catena della distribuzione organizzata del nord Italia. Il tema da lei trattato è talmente attuale che merita un aperto e onesto confronto tra i tre attori dell'intera scena: l'imbottigliatore (il frantoiano non si sognerebbe mai di auto eliminarsi pensando di commercializzare questi condimenti), il distributore ed il cliente, il vero ed unico diretto interessato all'acquisto di tale condimento, visto che l'unico apparato digerente che assimila il grasso è il proprio. Tralascio, non perché non rilevanti, tutti gli effetti nutritivi di questo prodotto (lasciamo agli esperti la facoltà di raccontarceli). Sottolineo, invece, che la spigolatura da lei evidenziata è talmente sostanziale che merita una seria riflessione, onesta, da parte di tutti, cliente compreso, il quale non può esimersi dall' assumersi le sue responsabilità oggettive, che pone all'atto della scelta d'acquisto di tale condimento. Lo stesso distributore deve, e sottolineo, deve informare il proprio cliente che il prodotto, esposto sullo scaffale con i CONDIMENTI, e non mescolato con gli oli extra vergini, non è, nonostante le "intelligenti" etichette stampate dall'imbottigliatore, un olio extra vergine. A volte capita che una svista dell'addetto al rifornimento dello scaffale posizioni in maniera con consona un prodotto sul ripiano sbagliato, in buona fede, senza malizia. Molto spesso, le disattenzioni inducono a degli errori veramente grossolani, i cui effetti possono essere anche dannosi, soprattutto al livello dell'immagine della propria marca, insegna o azienda. Confido che tutti gli attori coinvolti nella filiera siano in realtà consapevoli del loro operato, svolto con dedizione, professionalità e soprattutto grande passione. Passione che la categoria dell'olio extra vergine merita, e diffonde. Grazie per la sua osservazione, pone sicuramente al sottoscritto degli ulteriori opportuni spunti di riflessione per garantire al nostro cliente il miglior prodotto al miglior prezzo, che questi non solo attende, ma al quale oggi, sempre più spesso, è vincolato come soglia massima, necessario per far quadrare il difficile bilancio famigliare.
Massimo Pagano
24 maggio 2024 ore 23:26Da consumatore posso dire che quei prodotti si trovano in tutti i supermercati,puntare il dito sulla ...... chissà
Danilo Scatizzi
27 maggio 2024 ore 16:18Ma quali erbe mediterraneee?
Ma quali oli "ideali" per condire e cucinare ?
Meglio poco ma buono e sano.
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