Editoriali

L'AMBIGUO MONDO DELL'OLIO

10 novembre 2007 | Luigi Caricato

Quanto ho riferito nel mio appello di sabato scorso, rivolto agli olivicoltori e frantoiani d’Italia, i lettori già lo conoscono, punto per punto.
Non c’è dunque la necessità di ribadirlo ancora una volta, ma per chi non avesse avuto l’occasione di farlo, ripropongo qui di seguito il link:
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Ecco invece il link relativo ad alcune lettere giunte in Redazione:
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Ora, a noi!
Il titolo di questo editoriale l’ho mutuato dalla lettera di Salvatore Spatola, bravo e volenteroso presidente del Consorzio Dop Monti Iblei, che saluta con queste parole: “ti ringrazio per quello che scrivi su questo ambiguo mondo dell'olio, ma affascinante per i miracoli che il prodotto fa”.

Il titolo è bello, perché proprio di un mondo estremamente ambiguo si tratta. Infatti ritengo che l’espressione utilizzata da Spatola sia la più appropriata. Non c’è soltanto una visione contraddittoria della realtà, ma vi è piuttosto una ambiguità che fa paura.

Ambiguo è ciò che appare dubbio e sfuggente, comunque incerto e indefinibile, forse anche equivoco, doppio, falso e, chissà, se non addirittura infido.

Contraddittorio è invece un’espressione più bonaria e ottimistica, che lascia comunque qualche speranza.
Dire pertanto che il mondo dell’olio sia in quanto tale contraddittorio fa in ogni caso emergere una situazione certamente critica, ma non ancora malata, o, peggio, perversa nelle sue dinamiche.

Io dico che occorra prendere una chiara presa di posizione, per renderci conto che c’è qualcosa che non va. E il mio – si faccia attenzione – non è pessimismo, perché se qualcuno vi vuole leggere una venatura catastrofica, in realtà dovrà misurarsi con il mio impegno costante e infaticabile, esplicitamente costruttivo, aperto al futuro.

La cosa strana è che coloro che sorridono, ritenendosi soddisfatti dello stato della realtà, sono proprio coloro che attraverso il loro terribile atteggiamento di inedia e inoperosità rendono la filiera produttiva inefficace e sconclusionata.

Non intendo qui rispondere ai lettori che hanno scritto, perché lascio questo spazio vuoto a chi dovrebbe in realtà farlo in quanto ricopre un incarico ufficiale di responsabilità direttiva e ha il dovere di intervenire.

Il vuoto da riempire

Risponda dunque il Ministro De Castro, se ha dei contenuti da comunicare; rispondano i vari soggetti istituzionali; o i vari direttori e presidenti di Consorzi. Tra queste figure ci sono senz’altro persone apprezzabili che meriterebbero elogi infiniti. Ma la gran parte di queste è in realtà responsabile dello stato di incertezza e di crisi che si vive giorno dopo giorno.

Il mondo non può andare avanti solo attraverso l’impegno e la buona volontà di chi rappresenta l’eccezione.
Intanto, va detto che al mio appello di sabato scorso le risposte avute dagli olivicoltori e dai frantoiani sono state poche, a fronte di quanti hanno letto l’articolo, ma soprattutto di quanti rientrano nelle due categorie professionali. A molti, evidentemente, manca il coraggio di esporsi; o la voglia di agire, di cambiare pura una sola virgola a questo stato delle cose.

Sta qui in particolare l’ambiguità del mondo dell’olio: tutti si lamentano e nessuno che decide però di operare e farsi avanti per una svolta concreta. Per questo, chi ha inteso approfittare speculando sul settore continua a farlo indisturbato. Per l’assenza e il silenzio degli olivicoltori e dei frantoiani, troppo distratti dal curare il proprio orticello.

I volenterosi da soli non possono però riuscire a tenere testa alle tante contraddizioni del comparto.

Il lettore Luigi Dominici scrive che vorrebbe convincere le aziende vicine alla sua ad associarsi, supportando un suo progetto, ma, dice, “conoscendo la mentalità degli agricoltori... credo che sarà molto difficile (conseguire) un risultato positivo”.

”La prego, mi dia coraggio e soprattutto una soluzione”, scrive dalla Sicilia Antonino Insinga, lamentando che il problema “non è produrre qualità ma vendere a costi accettabili ed avere una catena di commercializzazione adeguata”.

E Francesco Travaglini, infine, dal Molise sostiene che un appello anche lui lo ha fatto, ma è andato nel vuoto.
Allora, a questo punto, sì, il problema è ben evidente: sta nella maggioranza degli olivicoltori e dei frantoiani, i quali declinano puntualmente le scelte da farsi lasciando a personaggi terzi (non sempre faffidabili) il compito di rappresentarli. Ma come? In che modo? E a vantaggio di chi?

E allora, a che serve lamentarsi? La volontà dei pochi non può nulla di fronte a un simile disastro. I volenterosi porteranno avanti la baracca, certo, con i propri personali sforzi, alimentati unicamente dalla propria folle passione. E gli altri? Gli altri invece cureranno il proprio orticello, come è sempre accaduto, come continuerà ad accadere. Ed è per questo che non si verrà mai a capo di nulla. Perché le incognite che minacciano gli equilibri e il futuro del comparto esistono solo allorquando, con l’inedia della maggioranza degli olivicoltori e dei frantoiani, si continuerà ad arretrare sempre di più. Sempre di più, ma con la soddisfazione e il massimo godimento di chi intanto si preoccupa espressamente di depredare le pur ricche dotazioni finanziarie del comparto.

Ci si lamenta tanto, ma poi la realtà è quella che appare. Ed è questo - piaccia o meno - l’ambiguo mondo dell’olio.

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