Editoriali 13/10/2023

Tutti frantoiani ma senza olive

Tutti frantoiani ma senza olive

Lungo la filiera che va dall’olivo all’olio, si sta perdendo sempre più di vista l’olivicoltura. c'è davvero bisogno di diventare tutti frantoiani?


Condivido una riflessione nata valutando quello che sta accadendo nel mondo dell’olio in Italia. Al nulla che si sta producendo politicamente per la rinascita del settore, si contrappone una corsa sfrenata, solo perché finanziata, all’acquisto di sistemi di estrazione di ultima generazione. Lungo la filiera che va dall’olivo all’olio, si sta perdendo sempre più di vista l’olivicoltura, ignorando la drammaticità delle condizioni in cui sopravvive nel nostro Paese e di come ormai la fine sia segnata, nonostante le chiacchiere di tanti con il bicchierino dell’olio in mano.

I costi di fare filiera olivicolo-olearia in un'unica azienda

Ad eccezione dei progetti legati ai sistemi di allevamento intensivi e super intensivi, tutti vogliono diventare frantoiani; i soldi, salvo pochi spiccioli lungo la filiera, sono disponibili soprattutto per l’innovazione tecnologia e tutti sono protesi a rincorrerli, disposti anche ad acquistare strumenti al di fuori delle proprie necessità reali, nel nome dell’agricoltura 4.0. Se serve logica e misura nel finanziare e sostenere un progetto agricolo è evidente che non tutti l’hanno a disposizione. La passione porta a mettere in gioco il cuore, nello storytelling mirato alla vendita del prodotto, ma in certi casi serve la testa. Il mondo del vino ne offre esempi a bizzeffe. Stavolta sì, bisogna guardarlo, ma senza prendere esempio.

Quello su cui intendo riflettere è più complesso, tocca la lunghezza della filiera olivicola, o quanto meno il totale compimento nella singola azienda; si spendono soldi nell’acquisto di macchinari per l’estrazione che senza olive, se va bene lavoreranno 10 giorni. Vale la pena solo per il poter dire: “l’ho fatto io”? Centinaia di olivicoltori, anche piccoli se non piccolissimi, si stanno impegnando in questo a ribadire che l’obiettivo, il sogno, non è l’oliveto, ma il frantoio. Poi tutti con il frantoio nuovo. Nessuno con le olive. E chi ne ha pensa di essere il proprietario dell’unica oasi nel deserto, dove l’acqua costa il giusto.

Il ruolo dell'olivicoltore, il ruolo del frantoiano

Quindi tutti frantoiani ma senza olive, come lo scorso anno, come quest’anno e chissà cosa accadrà il prossimo. In agricoltura comanda la natura; se prepari una lavorazione sulla scorta delle esperienze recenti, la stagione seguente quanto fatto spesso è inutile, di problemi se ne presentano altri. L’esempio della siccità del 2022, dell’abbondanza di piogge primaverili del 2023, è eloquente, identico il risultato: pochi olivi, poche olive, anche nelle zone che storicamente alimentano il comparto in Italia; situazione questa che caratterizza un mercato popolato - come da sempre il mondo dell’olio - dai furbetti del quartiere.

Tutti a comprare il frantoio, nessuno a piantare olivi. Olivicoltore e frantoiano, secondo me, sono due mestieri diversi. L’uno rende necessario l’altro, ma con responsabilità distinte. Il frantoiano migliore è quello che rovina meno l’olio contenuto nelle olive dell’olivicoltore. Se è vero, come è vero, che la nostra capacità di intelletto e di scelta, deve saper raccogliere le esperienze del passato, almeno quelle valide, per adattarle ai nostri giorni, perché perseguire oggi il compimento individuale del processo di filiera. Mi viene da pensare a quello che accadeva un tempo, quello in cui la ‘resa’ dettava legge e la ‘qualità’ reale del prodotto soggetta ad una valutazione condizionata dalla ‘fame’. Si lo so, nel 95% dei casi in Italia è ancora così… Oggi tanti giovani, nuova generazione di frantoiani, gestiscono frantoi con tecnologie innovative, lavorano ‘conto terzi’ e potrebbero essere pionieri nel condividere con gli olivicoltori, magari giovani anch’essi, la ricerca esclusiva dell’evoluzione tecnologica, della cura dei dettagli che il mercato offre costantemente. E le spese. Non è meglio trovare collaborazioni di questo tipo, studiare soluzioni e applicazioni diverse, senza dover per forza comperare un frantoio in casa propria, senza spendere centinaia di migliaia di euro per una macchina accesa meno di un mese all’anno, con il rischio di dover cambiare mestiere, passando da olivicoltori a piccoli ‘terzisti’ per sbarcare il lunario. Magari da questa collaborazione tra persone intelligenti (i furbi fanno altro…), potrebbe venir fuori una condivisione strategica in cui un ottimo olivicoltore, porta le sue olive in un frantoio gestito in maniera innovativa.

NdR - Lungi da me ostacolare il valore dell’attività di Alfa Laval, Amenduni, OMT, Pieralisi, Tecnoliva, TEM, Urano, Vitone e le aziende a loro collegate. Chiedo scusa ai dimenticati.

di Maurizio Pescari

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Commenti 6

Enzo Giganti
Enzo Giganti
15 ottobre 2023 ore 11:20

Finalmente! In Toscana più frantoi che olive…

Bernardo Palandrani
Bernardo Palandrani
15 ottobre 2023 ore 00:22

Articolo da incorniciare. Condivido al 100%. Cosa fare quindi?

Maurizio Pescari
Maurizio Pescari
16 ottobre 2023 ore 11:12

Buongiorno e grazie. Cosa fare? Scegliere le teste giuste e metterle insieme. Basta con associazioni di prodotto. La strada è la condivisione di progetti, nel rispetto delle diverse professionalità. La differenza la fa la testa.
Maurizio Pescari

Bernardo Palandrani
Bernardo Palandrani
16 ottobre 2023 ore 11:41

Grazie a lei per la risposta. Io ho poca esperienza ma “trovare le teste giuste” mi sa tanto di un lavoro complicato e sopratutto coinvolge la politica.
Resta il fatto che il suo articolo fa molto riflettere e dalle riflessioni a volte nascono delle buone idee. Bernardo Palandrani

Maurizio Pescari
Maurizio Pescari
16 ottobre 2023 ore 11:54

Lasci stare la politica, soprattutto quella agricola. Sia lei responsabile delle sue scelte. Non deleghi a nessun altro la sua capacità di fare e di scelta. Non diventi 'mezzo' dei 'fini' altrui.

Bernardo Palandrani
Bernardo Palandrani
16 ottobre 2023 ore 21:48

Io farei volentieri a meno della politica e ancora meno di quella agricola. Io voglio fare olio Evo di qualità e venderlo in EU. Per fare questo hai bisogno di consulenza (Coldiretti, altri? …) ma pochissimi sanno cosa fare.
Hai bisogno di manodopera per raccogliere, per potare etc. Alla fine arrivi dalla seconda figura il frantoiano. Le cose delegate sono necessità e non ci sono tante alternative. Io torno alla sua considerazione: tanti soldi al “ferro” e niente al vero valore: gli olivi. Scusi se ho riportato le solite considerazioni ma sono fermamente convinto che abbiamo bisogno di scelte politiche a livello EU che segmentino qualitativamente l’olio EVO con altri parametri e non solo con la dicitura “extra vergine di oliva”
Saluti