Editoriali
Continua l’assalto di McDonald’s alle eccellenze italiane

Una riflessione sull’assalto del più grande ristorante al mondo, McDonald’s, la multinazionale del fast food alle eccellenza regionali tutelate con i marchi a indicazione d'origine
23 giugno 2023 | Pasquale Di Lena
Per l’Organizzazione mondiale della sanità – leggo su Gambero Rosso news - esiste una sola scelta ragionevole: non bere una goccia di alcol. Questo invito a non bere è in “Report alcol” indirizzato ai giornalisti come “Guida” al non bere alcol, nemmeno una goccia.
La tecnica è sempre quella, il proibizionismo, nel caso specifico dell’Oms neoproibizionismo, che non si fermerà dopo questa dichiarazione disperata dell’organismo massimo al mondo in fatto di salute e neanche dopo il caso irlandese dell’avvertimento per la salute umana. Un attacco che viene da lontano e vuole andare lontano: tagliare, questa volta, con la storia e la cultura del cibo e della tavola del Mediterraneo. Troppa diversità, troppa qualità, troppo racconto di fronte alla quantità e uniformità di un pranzo veloce (fast food), all’insipienza di un cibo artificiale che non vede più il territorio protagonista ma un robot. Un cibo che diventa asociale di fronte al convivio offerto dalla tavola imbandita, che sa raccontare il territorio ed elevare al cielo un bicchiere di buon vino quale augurio e speranza nel domani. Augurio e speranza che non appartengono al patrimonio culturale di una banca o di una multinazionale, visto che, per esse, il solo e unico valore è il denaro. Sto pensando alla prossima vittima, l’olio extravergine di oliva ricavato da olive, drupe proprie dell’olivo, la cultura arborea più estesa nel bacino mediterraneo. Entreranno in azione le lobby e si compreranno i media sensibili al denaro per avviare campagne contro l’altro fondamentale simbolo della civiltà mediterranea e della ritualità della Chiesa. E, poi, sarà il turno del pane e della pasta; dei legumi, la grande riserva di proteine che, un tempo, rappresentavano “la carne dei poveri”; le verdure, perché troppo costose e dura fatica per coltivarle, raccoglierle, pulirle e cucinarle. In pratica un mondo all’incontrario con l’essere umano al servizio del dio denaro e dei suoi freddi sacerdoti.
Una riflessione che riguarda l’assalto del più grande ristorante al mondo, McDonald’s, la multinazionale del fast food, quando leggo sul notiziario della Fondazione Qualivita, l’istituzione che ha sede a Siena e si occupa delle indicazioni geografiche, Dop, Igp e Stc, la notizia dell’ennesima acquisizione, la ventesima, di un prodotto italiano riconosciuto Dop, il Grana padano, da parte della grande multinazionale. Per Qualivita e per il Consorzio del più famoso formaggio al mondo, un vero grande successo questa collaborazione con la McDonald’s. Il “Grana” Dop sarà uno degli ingredienti del McChicken Pesto Rosso e la quali Fondazione Qualivita, un importante partner come per tutti gli altri prodotti Dop e Igp presi in considerazione e utilizzati dalla potente multinazionale americana.
Un processo, quello dei riconoscimenti Dop e Igp, che viene da lontano e proprio grazie ai vini di qualità italiani riconosciuti, con l’approvazione del Dpr 930 del 1963, Doc, Docg e Igt, oggi Dop e Igp. Un quadro che rappresenta l’origine della qualità, ogni centimetro del territorio italiano. Un quadro importante, ancor più significativo, se si prendono in considerazione gli oltre cinquemila prodotti agroalimentari tradizionali tipici, cioè riconosciuti almeno da 25 anni, una ricca riserva delle 845 Dop e Igp (319 Dop, Igp e Stg +526 vini Docg, doc e igt) sempre pronta ad entrare in azione per nuovi riconoscimenti Dop e Igp. Uno straordinario primato che può solo essere rafforzato.
Avendo imparato a conoscere la forza e l’onnipotenza del denaro, eletto dio dal sistema delle banche e delle multinazionali, il neoliberismo, non nascondo che mi viene da pensare al rischio che corre questo nostro patrimonio immenso di eccellenze Dop e Igp, nel momento in cui Mc Donald’s decide, con il denaro, di far proprio quello che, nel tempo e non senza una dura fatica, la politica di questo nostro Paese aveva creato fino a coinvolgere la stessa Unione europea. Ripeto quello che ho già scritto tempo fa: trovo inconcepibile il comportamento di Qualivita - l’istituzione nata per difendere, promuovere e valorizzare questo patrimonio unico, oggi più che mai – che non si rende conto, sostenendo simili operazioni, del favore enorme che fa alla multinazionale e del rischio che fa correre alle nostre eccellenze, una volta nelle mani di chi predica il dio denaro.
Uno schiaffo sonoro alla nostra cultura enogastronomica e ai territori che la esprimono da millenni. Uno schiaffo alle nuove generazioni che di questa cultura hanno bisogno per non perdere la continuità dell’oggi con il passato, fondamentale per sognare il futuro.
È già successo con l’olio di oliva, quando multinazionali spagnole hanno fatto proprie le più grandi e rappresentative industrie olearie italiane e, con esse, non solo si sono appropriate dell’immagine della qualità dell’olio evo italiano e della sua fama nel mondo, ma hanno deciso della politica olivicola italiana, tant’è che, in poco tempo, avviene un sorpasso che subito diventa quel distacco incolmabile, con l’olivicoltura italiana che perde terreno e primati a vantaggio della Spagna. Un dato che non ha mai preoccupato il mondo olivicolo e i governi, compreso l’attuale. In pratica, non solo una perdita di produzione di olio di qualità, ma, anche, di paesaggio, storia , cultura, tradizioni , non ultimo, di spazi importanti di mercato. Una vera e propria espropriazione che ha avvantaggiato solo le grandi industrie di trasformazione rimaste, visto il declino della nostra olivicoltura segnato da un calo di addetti, di superfici e di produzione di olio proprio nel momento in cui a domanda di olio, in Italia e nel mondo, aumentava. Tant’è che oggi ci sarebbe bisogno di altri 800 mila ettari di oliveti per tornare ad essere competitivi sul mercato globale.
Tornando agli accordi con McDonald’s, la multinazionale americana che si fa bella immagine con i nostri prodotti, il rischio è la creazione di una situazione di monopolio che può far saltare l’intero castello delle eccellenze dop e Igp italiane, per la confusione che tale situazione crea nel consumatore, soprattutto giovane, e, per il pericolo sempre più evidente di un cibo prodotto dall’intelligenza artificiale. A tal proposito ricordo che ultimamente per il cibo artificiale gli apostoli del dio denaro hanno impegnato 800 miliardi di dollari. Non poco!
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