Editoriali
Il necessario ritorno all'agricoltura contadina

Ci sono governanti, ai vari livelli, che hanno l’abitudine di camminare con la testa rivolta all’indietro e di accettare il furto del territorio, che vuol dire furto di cibo. Non sarà per niente facile recuperare l’autosufficienza alimentare, nel momento in cui l’Europa ha pensato solo all’agricoltura industrializzata
25 marzo 2022 | Pasquale Di Lena
Finalmente c’è anche chi mette in luce dati, pochi ma sufficienti per capire la gravità della situazione di questo nostro stupendo Paese, dalle mille e mille colline e dai mille e mille campanili, a testimoniare la storia, l’origine della qualità (il territorio), la biodiversità, la ruralità, la convivialità con il cibo al centro della tavola, le tradizioni. I dati sono quelli riportati in un articolo, a firma di Carlo Cambi, pubblicato da Panorama del 16 Marzo u.s., con una premessa importante, dopo aver accennato alla globalizzazione e ai suoi disastri, quella che “a Bruxelles pensano che l’agricoltura non serva. Così si propone di aumentare del 10% la superficie non coltivata e tutto per ragioni ambientali ”.
Ribaltando così, dopo la dichiarazione di guerra di Putin, la decisione di tornare al sit side, cioè di lasciare lo stesso spazio libero da ogni coltivazione con un ritorno che non pochi danni ha creato all’agricoltura europea, ancor più all’Italia. Una decisione, quello di coltivare il 10% delle superfici abbandonate, presa dopo aver deciso di inviare armi all’Ucraina e non i segnali di pace come la scellerata decisione di Putin meritava. No le armi, proprio perché significano cisterne di benzina da buttare su un fuoco acceso che non è dato sapere quando esaurirà la sua potenza distruttiva. Armi, invece che cibo e quanto necessario per un popolo assediato, con il benestare del governo ucraino e, anche, di quello italiano, che, con un colpo solo. Ce l’ha fatta a cancellare l’articolo 11 della nostra, oggi più che mai preziosa, Carta costituzionale. Ma il dio denaro, come solo Papa Francesco e pochi altri sanno, occupa le menti e dona prurito alle mani di chi governa il mondo e, con il mondo, governa anche l’Italia. Questo governo, nelle mani di Draghi, ha deciso, con l’applauso – c’è da credere – dell’industria bellica in crisi permanente, che bisogna accendere altri fuochi dopo quelli che, da tempo, sono accesi in altri angoli deil mondo..In fondo è nella natura di questo dio eletto del neoliberismo, la voglia permanente di depredare e distruggere.
Ed ecco che, subito dopo, sempre il governo Draghi decide di aumentare del 2% la spesa degli armamenti riducendo la spesa della sanità e della scuola, per la regola che la sanità è, ormai, nelle mani dei privati, i tutori della nostra salute e che la scuola al dio denaro non interessa, anzi dà fastidio visto che alimenta pensieri e cuori di uomini che amano la pace, la libertà, la democrazia, il rispetto dell’altro.
Tornando ai pochi ma significativi dati riguardanti la nostra agricoltura, prima al mondo, in quanto a qualità e bontà del suo cibo, ma, purtroppo, in grande difficoltà, per tutto ciò che fa riferimento alla sufficienza alimentare. Dati allarmanti, sottovalutati fino ad ora, che hanno bisogno di risposte urgenti, per dare spazio a politiche e strategie che hanno come obiettivo l’autosufficienza.
Agricoltura italiana, produce il: 36% del grano tenero; il 53% di mais, il 51% di carne bovina, il 56% di grano duro, il 63% di carne suina e, appena il 40% degli oli vegetali, nella quasi totalità, oli evo che hanno il riconoscimento di un’indicazione geografica Dop o Igp.
Se va avanti il proposito di rubare altra terra con le pale eoliche enormi e i pannelli solari a terra, questi dati peggioreranno a scapito di un’agricoltura contadina, di un consumatore che ha da adattarsi all’essenziale, com’è successo sempre quando i rumori sono quelli di cannoni, mitraglie, armi, bombe, cioè l’insieme dello spreco di ingenti risorse, quello stesso che è alla base della crisi climatica.
Succede quando ci sono governanti, ai vari livelli, che hanno l’abitudine di camminare con la testa rivolta all’indietro e di vedere nel furto del territorio, che vuol dire furto di cibo nel momento in cui questa primaria risorsa energetica è un atto dell’agricoltura e degli allevamenti. Succede quando a decidere è, con i suoi apostoli fedeli, il dio denaro, quello delle armi, della guerra, della depredazione e distruzione del territori, della disuguaglianza, della fame e dei disastri prodotti da un clima malato, molto malato. In pratica, con questi pochi ma significativi dati, non sarà per niente facile recuperare quell’autosufficienza alimentare, nel momento in cui l’Europa ha pensato solo all’agricoltura industrializzata, che ha arricchito le banche e le multinazionali, e l’Italia, con i suoi governi - non importa se posizionati e destra o a sinistra - ha distrutto la sua ricchezza primaria, l’agricoltura contadina, fonte di ruralità, biodiversità, valori e cibo di qualità.
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