Editoriali

ALLA LUCE DEL "SOL"

14 aprile 2007 | Luigi Caricato

L’evento fieristico Sol è giunto quest’anno al suo tredicesimo appuntamento e lo si può giudicare dopotutto in maniera largamente positiva, in particolare a seguito di una edizione 2006 in piena caduta libera.

Questa volta è stato però diverso. Tutto, o quasi, è filato liscio. Come l’olio.
Nessuna ombra ha infatti caratterizzato la manifestazione, se non il fatto che sia stato incomprensibilmente chiuso il premio “Sol d’oro”, un tempo assegnato, come molti ricordano, alle produzioni d’eccellenza in concorso da ogni luogo olivicolo del mondo.

La motivazione ufficiale dell’annullamento del concorso? Concentrare maggiori investimenti nel rilancio del Salone.
Quella invece ascoltata dietro le quinte? Non fare concorrenza a un altro concorso, l’Ercole olivario.
Qualsiasi motivazione al riguardo non giustifica comunque un’assenza. Non si chiude, insomma, qualcosa che ha avuto un suo corso.

A parte tale limite, in ogni caso, il bilancio generale è più che positivo.
La collocazione della tensostruttura, a pochi metri dall’ingresso di San Zeno, è stata alquanto felice.
C’è stata un’alta concentrazione di visitatori, rispetto alle passate edizioni, e questo è di sicuro un gran bene. Va premiato lo sforzo. Poi, è ovvio, si può sempre fare di più, ma il settore dell’olio, si sa, è intrinsecamente difficile da gestire. Quindi le responsabilità sono generali. Veronafiere ha lavorato bene.

E’ il mondo dell’olio che appare piuttosto un po’ ingessato. E’ questa la verità. L’amara verità. Si gioca una dura battaglia, e i risultati, in un contesto di continue contrapposizioni, si conseguono purtroppo con fatica. Si tira avanti così come viene, visto ch’è soprattutto il mondo degli addetti ai lavori ad avere grosse responsabilità al riguardo.

I motivi si conoscono. L’assenza di un coordinamento, in primo luogo; poi un eccesso di litigiosità tra le parti (anche se in verità ultimamente si è un po’ smussata questa carica di tensione); quindi una forte dose, eccessiva, di individualismo.

A preoccupare moltissimo, invece, è il mondo poco controllabile dei pubblici esercizi. Spaventa l’idea che la Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, resti ancora immobile nelle proprie chiusure, non accettando di eliminare la ampolle dai tavoli dei ristoranti. E’ terribile la difesa a oltranza delle oliere manifestata nel corso di un incontro al Sol. Sembra di essere ritornati indietro nel tempo. Eppure, senza la collaborazione da parte della ristorazione non si può andare da nessuna parte.

Per ora non ci resta che attendere. Sperando che nel frattempo non si scivoli imprudentemente sull’olio, come è accaduto con un dispaccio della Cia, la Confederazione italiana agricoltori. E’ stato un grave errore attaccare il Sol senza un motivo reale. Anzi, con motivazioni banali e scontate, vecchie, che andavano bene per l’edizione 2006, non certo per quella di quest’anno.

Ecco cosa si legge nel comunicato della Cia. L’organizzazione suggerisce perfino di “trasferire il Sol in un’altra Fiera, come ad esempio quella di Bari, dove le questioni legate al settore olivicolo sono molto sentite”.

Sembra fantascienza. Chi punterebbe mai su Bari, dove tra l’altro esiste una Fiera del Levante in totale decadenza?
E poi, puntare su Bari per quale motivo?
Secondo la Cia, nella città pugliese il Sol “potrebbe divenire un importante punto di incontro mondiale per dare nuovo slancio alla nostra olivicoltura che, nonostante la crescita registrata soprattutto a livello qualitativo, è costretta ancora a superare ostacoli e difficoltà”.

Siamo proprio sicuri? Mi dispiace molto per la posizione espressa dalla Cia, non me l’aspettavo. E’ un passo falso che vorrei mi spiegassero in maniera più razionale, non con circonvoluzioni di stampo “politico”. Tipo la seguente conclusione: “La Cia auspica che le istituzioni, ad iniziare dalle Regioni, prendano atto della situazione per programmare, già dal prossimo anno, una rassegna fieristica specifica dedicata all’olio d’oliva”.

Attenzione, cara Cia, lasciamo agli enti fiera piena libertà di azione. Già le intrusioni sono state fino ad oggi eccessive e fuori luogo, insistere con altri condizionamenti sarebbe oltre che assurdo una scelta fuori da ogni grazia di Dio.


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