Editoriali

IL VINITALY E' STORIA

24 marzo 2007 | Pasquale Di Lena

Nato sulle spoglie della grande “Esposizione dei vini italiani”, la biennale che dal 1933 al 1960, ha occupato gli spazi della Fortezza medicea di Siena, dopo 41 anni di attività, il Vinitaly di Verona continua a mantenere il primato della più grande fiera del vino in Italia e, fra le più grandi nel mondo.
Un appuntamento annuale fisso per oltre 4 mila espositori, di cui sempre più gli stranieri, con ben 1500 i produttori che esportano e che devono a questa manifestazione molto dei successi che vivono, oggi, con i loro vini sul mercato globale.

A sostenere questi successi c’è anche la grande intuizione del Vinitaly di ripetersi, da qualche anno, sui più grandi mercati, divenendo così un importante occasione di promozione e valorizzazione dei vini italiani nel mondo, a fianco dell’Ice e con il contributo dell’Enoteca Italiana di Siena, la nostra struttura promozionale a carattere pubblico, aperta tutti i giorni dell’anno, che il mondo degli operatori nel campo del vino ben conosce.

Una grande squadra che, nel passato, ha avuto la capacità di stimolare la crescita della qualità della vitivinicoltura italiana; di portare il vino italiano fuori dalla tragedia del metanolo; di renderlo sempre più importante e più affascinante con la ricerca di nuovi mercati e di nuovi consumatori, soprattutto quelli più esigenti, che hanno dato credibilità e forza all’immagine di qualità espressa dalle denominazioni di origine, Doc e Docg.
Un appuntamento fisso anche per i tecnici del vino, i bravissimi e preziosi enologi, che, con la loro associazione, hanno impreziosito il Vinitaly del più rande concorso di vini al mondo; i ricercatori e gli esperti delle nostre gloriose scuole enologiche e università; gli operatori commerciali di tutto il mondo; i giornalisti e non solo del settore; i cultori del vino e della gastronomia, fra i quali i preziosi sommelier; personaggi e personalità che sono diventati naturali testimoni di un prodotto che, prima ancora di essere bevanda, è un prodotto culturale e testimonianza dei nostri territori più belli.

In questo senso il vino quale grande promotore turistico, con la grande intuizione delle Enoteche pubbliche nate, a partire dal 1960, con l’Enoteca italiana; della Associazione delle Città del Vino, che proprio in questi giorni ha festeggiato i suoi primi venti anni di vita, e poi del Movimento del Turismo del Vino con le cantine aperte; delle Strade del Vino, con una prima esperienza agli inizi degli anni ’80, in Piemonte. La nascita di una rete di strumenti ed iniziative promozionali che, nel corso degli ultimi venti anni, si fa sempre più fitta e rende il nostro paese unico fra tutti i paesi produttori di vino.

Una realtà che, nel corso di questa mia vita dedicata al vino, ho cercato di mettere in evidenza, e non smetterò di farlo, perché si può, e si deve, arricchire di nuovi elementi, per diventare la base solida del marketing del vino italiano, in particolare della promozione e comunicazione per conquistare sempre nuovi consumatori alla filosofia della sobrietà e del corretto rapporto e nuovi mercati, in modo da testimoniare con il vino e gli altri prodotti del territorio quella qualità della vita che tutti ci invidiano.

Ecco come cresce l’immagine del vino Italiano, il perché di tanto interesse e di tante attese da parte di un mercato che vede nostri clienti importanti, la Germania e gli Stati Uniti, la prima per quantità e i secondi per valore, con un ulteriore aumento del 30% in quest’ultimo anno; con i nuovi, Cina, India, Russia ed altri ancora, a bussare alla porta dei nostri produttori ed avviare nuove sfide e nuove avventure, nel rispetto di un importante primato che il vino ha nel campo della commercializzazione ed esportazione dei suoi 16.000 ettolitri, di cui sempre più vini doc e docg, cioè di qualità controllata nell’origine. Con i tre miliardi di euro incassati lo scorso anno è di gran lunga la voce più importante del nostro esport dell’agroalimentare.

Il Vinitaly è anche una grande festa ed un luogo di incontro per migliaia di visitatori, sempre più giovani, che sentono il fascino del vino; il luogo per capire cosa succede in un mondo complesso e, spesso, complicato, fatto di produttori e tecnici capaci e appassionati, ma anche di gente, per fortuna poca, che non sempre dimostra di avere le idee chiare, in mano a gente che approfitta del vino per mettersi in mostra o per fare soldi subito.

Da qui il fitto programma delle tavole rotonde, dei seminari, delle conferenze e dei convegni che cercheranno di rappresentare il futuro del vino italiano tra competizioni e sfide, innovazioni e pesi morti, in un contesto, il mercato globale, che pretende creatività, progetti, programmi, serietà per vincere tutte le sfide e far vivere al vino italiano nuove e più esaltanti avventure.
Sono convinto che questa edizione del Vinitaly, la 41.ma, vivrà un grande successo, nonostante la necessità di dover anticipare, a causa della concomitanza con le feste pasquali, di una settimana la tradizionale scadenza e darà nuova fiducia ai produttori, preoccupati dei segnali di crisi degli ultimi tempi.

La speranza è che la ripresa tocchi non solo al trasformatore, ma, anche, al viticoltore, che negli ultimi due anni ha perso, insieme a soldi (tanti), anche la voglia di continuare.
Con questa speranza salutiamo il Vinitaly con tutti i suoi protagonisti e auguriamo lunga vita e nuovi successi al vino italiano.

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