Editoriali
COMMERCIO INDECENTE
27 gennaio 2007 | Vincenzo Zerilli
Il nostro attuale sistema sanitario nazionale è messo sotto pressione e a molti italiani appare più come un sistema per creare business a spese del paziente-cittadino piuttosto che curare chi ne ha bisogno.
Nellâantica civiltà cinese i medici più bravi venivano pagati dai loro pazienti con un forfait mensile. Se il cliente si ammalava, il medico era tenuto a curarlo senza ricompensa finché non fosse guarito. Spettava al medico notare i sintomi non appena si manifestavano e scoprire la causa della malattia. Con questo sistema il medico veniva pagato quando i suoi pazienti erano in buona salute.
Oggi, invece paghiamo, siamo costretti a pagare, tanto quando siamo in buona salute (tasse per il Servizio Sanitario Nazionale) sia quando ci ammaliamo (ticket vari).
Tanto più la malattia è grave tanto più lucrosa è lâattività per il medico e per la ditta farmaceutica.
Nelle Asl vi sono dirigenti per misurare il grado di economicità della struttura. Ridurre i costi e le spese è divenuto imperativo, senza però toccare un sistema che lega medico e informatore del farmaco, dottore e ditta farmaceutica.
Non voglio qui rivangare vecchi scandali che hanno insozzato il buon nome della categoria medica negli anni passati, mi limito però a sottolineare quanto sia inopportuna una relazione che sfocia inevitabilmente in un commercio indecente, che vede vittime proprio i pazienti.
Il business dei farmaci è un punto dolente del nostro sistema sanitario, assai poco pubblicizzato, ma assai fruttifero.
I cosiddetti farmaci da banco, preparati cioè direttamente dal farmacista, sono scomparsi o quasi, per lasciare il posto al preconfezionato. Il farmacista, un alchimista in altri tempi, si è ridotto così a un commerciante, preparato e qualificato nella materia, ma pur sempre un commerciante.
Eâ stato certamente tolto loro potere e prestigio ma câè ben altro che dovrebbe destare scandalo e passa invece inosservato.
Perché la prescrizione medica, la ricetta insomma, indica il nome commerciale e non il principio attivo? Perché, nonostante la comparsa dei farmaci generici, ossia quelli scevri dei costi promozionali e pubblicitari, i dottori continuano imperterriti a prescrivere il farmaco indicando il nome commerciale?
Considerato che è acclarato che lâefficacia del farmaco dipende dal principio attivo e che molto spesso lo stesso principio attivo viene commercializzato da più aziende con nomi o marchi differenti, è giusto che un medico prescriva un farmaco con il nome commerciale? Il medico nell'espletare la sua funzione pubblica, prescrivendo un farmaco anziché un altro, non commette un illecito o se non altro un atto discutibile sotto il profilo morale e deontoligico?
Non sarebbe più giusto, prescrivere il farmaco sotto forma di principio attivo?
In effetti con il sistema attuale è troppo semplice, e remunerativo, favorire un marchio commerciale a discapito di tanti altri. Se la prescrizione si basasse sul principio attivo o su una sigla e non sul nome o marchio commerciale, si eviterebbero commistioni che suscitano, se non altro, dubbi e perplessità .
Lasciare al paziente, magari consigliato dal farmacista (è comunque molto più semplice cambiare farmacia che medico) la decisione su quale farmaco commerciale acquistare, consentirebbe al cittadino di esercitare, più liberamente, il suo diritto di scelta, facendo risparmiare, ne sono convinto, milioni di euro al nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Questa sarebbe sì una gran bella liberalizzazione.
Potrebbero interessarti
Editoriali
L'olio della terza varietà di olivo più diffusa al mondo rischiava di finire nell'illegalità: il caso Coratina
La lenta burocrazia per approvare la decisione del Comitato chimici del COI: la procedura scritta si stima richiederà quattro mesi. Siamo di fronte a un parametro chimico che un tempo serviva a proteggere dalle frodi, ma che ora viene utilizzato per abbassare i prezzi
24 novembre 2025 | 13:00 | Silvan Brun
Editoriali
Caro David Prats Palomo, Borges ha pagato l’olio di oliva agli olivicoltori tunisini?
Gli affari tra Borges International Group e Bioliva Med Company sono un fatto. Molto più di una partnership. Ecco i fatti acclarati e molte domande. Quali società, afferenti ad Adel Ben Romdhane, riforniscono ora Borges di olio tunisino?
19 novembre 2025 | 11:00 | Alberto Grimelli
Editoriali
Il prezzo dell’olio extravergine di oliva deve cambiare per il bene di tutti
Che un litro di olio extra fatto come dio comanda non può costare meno di 15 euro al litro è un dato di fatto. Faticoso promuovere l'olio poichè i cibi cosiddetti “proibiti” ci piacciono perché vanno al cervello e ci stimolano la voglia di continuare ad assaggiarne
14 novembre 2025 | 12:00 | Fausto Borella
Editoriali
SQN Alta Qualità Italia: ecco dove sta la fregatura per l’olio extravergine di oliva 100% italiano
Recentemente i Consorzi delle IGP/DOP dell’olio extravergine di oliva ma anche la maggior parte delle associazioni olivicole si sono schierate contro la creazione di un marchio SQN Alta Qualità Italia. Ecco perché
07 novembre 2025 | 15:20 | Alberto Grimelli
Editoriali
La triste realtà dell'olio extravergine di oliva, tra scaffale e mosca dell'olivo
Un consiglio spassionato: imparate ad assaggiare, scegliere ed acquistare l'olio extravergine di oliva. Perché, se non lo fate, il prossimo sentore che scoprirete nel vostro piatto, probabilmente sarà quello del verme morto e frantumato. Buon appetito!
31 ottobre 2025 | 12:00 | Piero Palanti
Editoriali
Formazione del prezzo dell’olio di oliva: dal caso Borges/Bioliva una lezione per l’Unione europea
Oligopoli, mediatori senza scrupoli e controlli disomogenei: volatilità dei prezzi. I punti di debolezza del sistema oleario internazionale emergono in tutta la loro evidenza con il crack Bioliva in Tunisia e gli interessi affaristici tra Adel Ben Romdhane e Borges. Ne abbiamo parlato con Dario Nardella, capogruppo socialisti e democratici alla Commissione agricoltura del Parlamento europeo
30 ottobre 2025 | 13:00 | Alberto Grimelli