Editoriali

L’URLO E IL SILENZIO

06 dicembre 2003 | Luigi Caricato

Il caso Scanzano Jonico ha posto in luce un aspetto inedito degli italiani. All’ambiente ci tengono. Quanto meno nei casi estremi. Così, quando un po’ si esagera, con decisioni azzardate, e in molti casi anche superficiali, forse è più immediato rendersi conto dell’enorme rischio che incombe e minaccia lo stato delle cose. Le battaglie contro il nucleare, o lo smaltimento delle scorie, sono più d’impatto, tuttavia. Rispetto ad altre aggressioni ambientali che si verificano nel silenzio più atroce, e con la complicità anche di chi protesta per ciò ch’è più evidente, ci si dimentica spesso del valore che la risorsa ambiente dovrebbe comunemente rappresentare su tutti i fronti, e riguardo anche agli aspetti più marginali.

All’urlo occasionale della protesta si contrappone così il silenzio. La tutela dell’ambiente interessa solo di fronte al fatto compiuto, o comunque in quelle situazioni più rilevanti. Ed è, per certi versi, una soluzione comoda, che non impegna. Invece occorrerebbe muoversi con uno spirito diverso. Intanto meno politicizzato, e in secondo luogo più attento e aperto alla complessità della materia.

In questi giorni, a Milano, dall’1 al 12 dicembre, si sta svolgendo un vertice internazionale sul clima, ma evidentemente il tema non cattura. Attenuare l’effetto serra è un problema che si avverte lontano e non impensierisce in modo impellente. Si può pertanto trascurare. Eppure il credere di rimandare una questione così delicata è un errore che si pagherà a caro prezzo quando poi affiorerà l’emergenza. E’ un costume tipico e ormai consueto, quello di affrontare solo le emergenze e non pensare, invece, a prevenirle in qualche misura. Colpisce soprattutto il fatto che si possa porre in secondo piano, o perfino ignorare, una questione aperta a sviluppi imprevedibili e inquietanti.

Esiste un tremendo vuoto comunicativo e manca pure l’idea di educare con serietà e competenza alla tutela, alla salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente. Ciò che spaventa è in particolare il colpevole silenzio degli agricoltori. Non avverto infatti, in costoro, una spiccata sensibilità alle tematiche ambientali. Anzi, talvolta vi è un disinteresse esplicito. Si tratta di una categoria che vive a stretto contatto con la natura, ma è come se non fosse minimamente coinvolta dalle dinamiche che la riguardano. A occuparsi di ambiente sono gli altri, non gli agricoltori. Eppure quest’ultimi dovrebbero rappresentare un baluardo inespugnabile a difesa del territorio. Non è così, purtroppo. Lo dimostrano le scarse attenzioni verso la materia, l’assordante silenzio dinanzi a questioni che invece dovrebbero avere proprio gli agricoltori protagonisti di primo piano. Ma non è così. Non è così.

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