Editoriali 06/12/2019

Tante idee e tanto cuore per rilanciare l'olio di oliva italiano

Tante idee e tanto cuore per rilanciare l'olio di oliva italiano

Una nuova progettualità che spazia in ogni ambito dell’olivicoltura, dalla necessità di una crescita sostenibile e di qualità del turismo dell’olio, al ruolo strategico in termini di eco sostenibilità del paesaggio rurale olivicolo, dall’importanza di portare a produttività gli impianti olivicoli alla costruzione di una narrazione all’altezza dei prodotti stessi


Progetti e prospettive per il settore olivicolo, con lo sguardo proiettato al futuro ma facendo sempre e comunque tesoro dell’esperienza pregressa. Perché al punto in cui siamo arrivati non ci siamo giunti da un giorno all’altro. Il cammino compiuto fino a qui è stato talvolta tortuoso, più spesso pregno di soddisfazioni. Ma le sfide per il settore, con il contesto socioeconomico che cambia a ritmi assai più veloci del passato, sono sempre più impegnative e specifiche.

Da 25 anni l’Associazione Nazionale Città dell’Olio si schiera a difesa degli interessi del comparto olivicolo, in ogni suo aspetto; tuttavia uno degli asset più importanti resta sempre la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, come faro proiettato sulla strada che il comparto stesso si prepara ad intraprendere per il futuro. ANCO è una realtà che unisce i territori e le istituzioni che pensano al bene dei cittadini, e che in cinque lustri ha portato avanti progetti volti ad aumentare non solo la conoscenza del prodotto nei consumatori, ma anche la tutela e l’interesse del prodotto e dei produttori, la salvaguardia del territorio, della tradizione e dei mestieri.

La visione prospettica dell’Associazione per il futuro è di progettare attività che possano dare continuità a quanto di buono è stato fatto fino ad oggi ed al contempo permettano una sempre più importante percezione della cultura dell’olio, governando quelle sfide che si sono aperte e che richiamano progetti sempre più contemporanei. La cultura olivicola e la civiltà millenaria che rappresenta, sono le nostre origini, sono le identità di tante piccole comunità, le Città dell’Olio, che non devono essere perse.

L’educazione e la formazione dei grandi e dei bambini è strategica perché dalla cultura dobbiamo ripartire per far sì che questo prodotto, con la collaborazione di tutta la filiera, abbia la giusta dignità culturale e commerciale. E la cultura dell’olio e dell’olivo può essere motore della riscoperta dei nostri territori attraverso il turismo dell’olio, un turismo di comunità che parta dal coinvolgimento diretto dei cittadini delle Città dell’Olio che dovranno avere la consapevolezza di vivere in un territorio dove l’esperienza di vita e lo stile di vita, della Dieta Mediterranea, è un valore aggiunto da comunicare. L’olivicoltura rappresenta anche un patrimonio immateriale, fatto di valori condivisi di una comunità rurale, di un paesaggio, per affermare quel patrimonio materiale che vede il lavoro duro e appassionato di tanti agricoltori, olivicoltori, nel mantener viva e forte la propria identità culturale del proprio territorio.

Oggi l’Associazione Nazionale Città dell’Olio annovera tra i suoi soci, oltre 330 realtà locali tra Comuni, Provincie, Camere di Commercio, GAL (Gruppi di Azione Locale) – ai sensi della normativa europea – e Parchi, siti in territori nei quali si producono oli che documentino adeguata tradizione olivicola connessa a valori di carattere ambientale, storico, culturale e/o rientranti in una Denominazione di Origine.
Una forza che, se si presenta unita, ha tutte le carte per affrontare e vincere le predette sfide. Ed è con questo intento, ovvero promuovere e stipulare una strategia comune da seguire, che lo scorso 29 e 30 novembre l’Associazione Nazionale Città dell’Olio, nell’ambito delle celebrazioni istituzionali del 25° anniversario della sua costituzione, ha riunito a Siena per due giornate di studio i massimi esperti a livello internazionale, chiamati ciascuno a portare un contributo scientifico per i rispettivi ambiti di riferimento. Sono state all’uopo individuate sei aree di intervento e ciascuna di esse è stata il main topic di un panel, in cui i predetti esperti hanno potuto confrontarsi e stilare un nuovo progetto integrato di valorizzazione e promozione, condiviso, da presentare in una sessione plenaria affinché potesse essere inserita tra le linee guida dell’Agenda 2030 delle Città dell’Olio.

Questa nuova progettualità spazia in ogni ambito dell’olivicoltura, dalla necessità di una crescita sostenibile e di qualità del turismo dell’olio, al ruolo strategico in termini di eco sostenibilità del paesaggio rurale olivicolo, dall’importanza di portare a produttività gli impianti olivicoli alla costruzione di una narrazione all’altezza dei prodotti stessi. Ma soprattutto educazione, non solo dei consumatori ma anche delle aziende. La conoscenza dell’olio EVO e dei suoi territori di riferimento passerà attraverso attività mirate di formazione, facendo perno su tre concetti in particolare: Sostenibilità (ambiente migliore, rispetto del cibo e conoscenza del suo contesto), Alleanza Scuola-Impresa (per meglio preparare l’ingresso nel mondo del lavoro degli studenti) ed Internazionalizzazione (anche della cultura e della formazione). 

Ciò che è uscito da questo strategico appuntamento che ha trasformato per un weekend Siena in Capitale dell’Olio, è dunque realmente ciò che ci eravamo prefissati: lanciare il messaggio che il sistema è coeso e che c’è bisogno di andare in una direzione comune se vogliamo governare quelle sfide. Dobbiamo prendere ispirazione da quanto accade nel mondo del vino, oggi come alle origini di questo ambizioso progetto nato 25 anni fa, quando Pasquale Di Lena, allora Segretario Generale dell’Ente Mostra Vini - Enoteca Italiana di Siena, conoscendo bene il significato nonché il valore del territorio in quanto origine, ritenne fossero concetti ugualmente validi anche per l’olio. Per questa sua pregressa esperienza Di Lena fu eletto Presidente Onorario dell’Associazione, che andava pian piano sviluppandosi iniziando a diffondere un importante messaggio di crescita culturale, di un mondo complesso ed affascinante come quello dell’olio. Ma soprattutto iniziava ad avere un peso “importante” come punto di riferimento delle politiche nazionali, europee e mediterranee, per dare all’olio “la qualità dell’origine, il valore aggiunto della storia, dell’ambiente, del paesaggio, delle tradizioni e, soprattutto della biodiversità, quella olivicola, che dà all’Italia un primato mondiale”.

Abbiamo tante idee, il cuore non ci manca. Ciò che chiediamo oggi è l’attenzione delle istituzioni e delle autorità a quella che si presenta come una delle principali colture italiane; esse potrebbero farci da sponda snellendo gli iter burocratici che tengono fermi progetti per lungo tempo quando invece si renderebbe necessaria una loro pronta attuazione, o favorendo gli investimenti con lo stanziamento di fondi pubblici da destinare ad azioni di interesse nazionale, soprattutto nell’ambito della valorizzazione del lavoro, del prodotto e del patrimonio culturale rappresentato dalle “comunità” olivicole, le Città dell’Olio.

di Enrico Lupi

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