Editoriali
Assaggiatori ribellatevi! Basta essere trattati come ampolline d'olio anonime!
Quanto sono importanti gli assaggiatori per un concorso di olio di oliva? Oggi sono una voce di costo ma in realtà forniscono competenza e credibilità. In Spagna, dove probabilmente vige maggiore buon senso, da tempo gli assaggiatori vengono regolarmente pagati per il loro lavoro
19 aprile 2019 | Duccio Morozzo della Rocca
Qui lo avevo scritto e qui lo ripeto: per quale ragione una categoria professionale che svolge un lavoro iper-specializzato come l’assaggio di olio da olive continua a farlo GRATIS?
È bellissimo che l’assaggio sia una passione e un bel momento di condivisione con vecchi e nuovi amici. Ma credetemi non c’è niente di male nel continuare a farlo pretendendo però anche un pagamento per la propria prestazione professionale + rimborsi spese annessi.
Un assaggiatore esperto convocato per un concorso, come qualsiasi altro professionista, si alza la mattina, prende la macchina o un treno o un aereo e arriva sul luogo di lavoro dove, lontano dalla propria casa, per uno o più giorni mette al servizio del committente anni di esperienza e doti sensoriali fuori dal normale.
Ma a differenza di altri professionisti, l’assaggiatore d’olio da olive che partecipa ai concorsi ha una caratteristica unica: esercita GRATIS. Non solo! Nella maggior parte dei casi si paga anche il viaggio da solo!
Insomma diciamolo, siamo un po’ come l’olio di supermercato: siamo interessanti per il sottocosto. Credo dunque che più che una categoria professionale di assaggiatori esperti siamo semplicemente una categoria di sprovveduti, incapaci di mettere in fila un semplice e giusto ragionamento logico.
Riassumiamolo in soldoni: i produttori pagano molti soldi per partecipare ai concorsi. I concorsi incassano molti soldi e decidono come investirli, principalmente finiscono in affitti di location esclusive e una parte anche nelle tasche degli organizzatori, come giusto e sacrosanto che sia. Pochi soldi finiscono in genere nella valorizzazione e nella visibilità del concorso, che è invece probabilmente l’aspetto più importante per dare credibilità ad un concorso e risonanza ai premiati. Pochissimi soldi vengono spesi, come male necessario, per gli assaggiatori a cui viene offerto vitto e alloggio.
Non posso però evitare di domandarmi: quanto sono veramente importanti gli assaggiatori per un concorso di olio di oliva? È quantomeno improbabile immaginarne uno che possa essere messo in piedi senza giurati!
Quindi i giurati permettono al concorso di pretendere soldi dai produttori e fare il proprio business: no assaggiatori, no party.
Eppure, il valore vero che viene loro riconosciuto è uguale a Zero,00 euro + pacca sulla spalla. Per di più, non solo non hanno un valore economico né personale riconosciuto (spesso non viene comunicato neanche il loro nome!) ma nella realtà organizzativa sono considerati un costo vivo (vitto e alloggio), esattamente come viene considerato l’olio da tavola al ristorante dalla maggior parte dei ristoratori: necessario ma che costi il meno possibile essendo non una risorsa ma un costo obbligato. Et voilà dunque: assaggiatore = ampolla anonima del ristorante, senza etichetta e rigorosamente sottocosto!
In Spagna, dove probabilmente vige maggiore buon senso, da tempo gli assaggiatori vengono regolarmente pagati per il loro LAVORO ai concorsi. Alcuni concorsi nel mondo iniziano intanto a dare visibilità ai giurati capendo che questo dà loro credibilità.
Cari amici assaggiatori, non vi pare dunque che anche in Italia il momento sia maturo per ridiscutere gli accordi con i concorsi fissando un semplice gettone giornaliero di presenza da richiedere a tutti coloro che intendano usufruire della nostra professionalità e dei nostri servizi? Non esageriamo con le richieste ma diamo un numero che possa levare dall’imbarazzo, diciamo 100 euro al giorno cifra tonda + spese.
E attenzione: potremmo rischiare di scoprire non solo che valiamo più di Zero,00 euro + pacca sula spalla ma potremmo anche finalmente indossare l’etichetta che meritiamo, fieri ed orgogliosi di essere veri “assaggiatori esperti, professionisti dell’olio da olive”.
Una risorsa non più un costo.
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22 aprile 2019 ore 14:56Gentile Mauro, qualche semplice domanda: quando va dal suo commercialista, non lo paga perche’ il mondo dell’olio e’ un mondo povero? O quando lei compra del concime, lo prende gratis per la stessa ragione? Quando fa delle analisi ai suoi oli o quando decide di investire dei soldi nella partecipazione ad un concorso, paga quanto richiesto oppure per la ragione di cui sopra, paghera’ ma solo quando il mondo dell’olio sara’, come lei scrive, più’ valorizzato? Le assicuro che riconoscere il valore economico di professionisti dell’assaggio, valorizza tutta la filiera, soprattutto i produttori virtuosi. Saluti
Duccio Morozzo
Mauro Galardi
20 aprile 2019 ore 10:15Come assaggiatore potrei anche capire....ma il mondo dell'olio è un mondo povero. Se riusciremo a valorizzare il prodotto tutto verrà di conseguenzs.