Editoriali

Ora basta prendere in giro l'olivicoltura italiana!

All’età di 77 anni non pensavo, sinceramente, di rivivere un’esperienza così intensa, emozioni così forti ed importanti, scrive il Portavoce dei Gilet Arancioni. Il governo deve lavorare per contrastare le frodi, i prodotti civetta, le importazioni incontrollate di porcherie che inquinano il nostro mercato. Qui adesso bisogna passare ai fatti

01 febbraio 2019 | Onofrio Spagnoletti Zeuli

Caro Direttore,

dunque il 14 febbraio, giorno di San Valentino, saremo a Roma per spronare il governo a varare misure strutturali importanti per rilanciare l’olivicoltura pugliese e, mi permetto di dire, italiana.

Le sorti dell’olivicoltura italiana, il futuro del nostro straordinario olio extravergine d’oliva, lo sa meglio di me, dipendono proprio dalla Puglia che da sola produce la metà del prodotto nazionale simbolo della Dieta mediterranea e dell’Italia nel mondo.

Abbiamo scelto questa data simbolica anche per rinnovare, nel giorno degli innamorati, la nostra promessa d’amore alla terra.

Quella terra piena di ulivi che ci sono stati tramandati da generazioni.

All’età di 77 anni non pensavo, sinceramente, di rivivere un’esperienza così intensa, emozioni così forti ed importanti.

I gilet arancioni, il simbolo sotto il quale si è compattata tutta la categoria agricola, ad eccezione di chi antepone egoismo ed invidualismo alla risoluzione dei problemi degli agricoltori, sono stati una scossa di energia positiva per tutta l’agricoltura italiana.

Abbiamo dimostrato che questo mondo, troppo spesso dimenticato, può far sentire la propria voce e può incidere.

Certo, qualcuno potrebbe dirmi che fino ad ora non abbiamo ottenuto risultati, ed è vero.

Ma è altrettanto vero che abbiamo messo in grande difficoltà la politica tutta, che infatti adesso sta correndo ai ripari per darci le risposte che pretendiamo.

E non arretreremo di un millimetro.

Il governo del cambiamento mi auguro si dimostri diverso da tutto che è stato fino ad ora, non solo nell’affrontare le emergenze ma anche nel programmare il rilancio vero del settore.

Fino ad ora le aspettative sono però deluse.

Dobbiamo lavorare insieme per una vera ripresa produttiva italiana, per recuperare i tanti terreni abbandonati, per dare ai produttori il giusto riconoscimento del proprio lavoro.

Il governo deve lavorare per contrastare le frodi, i prodotti civetta, le importazioni incontrollate di porcherie che inquinano il nostro mercato, con la complice connivenza di molti, e che rovinano alla lunga la fiducia e, mi permetto di dire, la salute dei consumatori.

È inaccettabile leggere nelle cronache di oggi gli inviti a non parlare troppo di frodi durante un convegno organizzato a Roma da una importante associazione che dovrebbe difendere sempre gli agricoltori e non a fasi alterne.

Da che parte stanno questi amici? Dalla parte di chi sgobba dalla mattina alla sera per cercare di portare il pane a casa o dalla parte di chi prova a speculare?

Poi c’è il grande tema della xylella.

Ho molto apprezzato l’approccio del Ministro che ha preso di petto la situazione ed ha subito allontanato gli equivoci che qualche parlamentare del M5S, fomentato magari dallo stesso Grillo, continua ad alimentare.

Anche qui adesso bisogna passare ai fatti con un decreto finalmente operativo.

Un decreto, la cui approvazione è stata rinviata di qualche giorno su nostra richiesta, dove dovranno essere inserite tutte le osservazioni che abbiamo presentato.

Un decreto che non dovrà essere impugnabile da qualche cialtrone di turno.

Un decreto che dovrà contenere fondi importanti per far ripartire le aziende e i frantoi distrutti dal batterio.

Non c’è, caro Direttore, molto tempo da perdere.

O si svolta adesso oppure, purtroppo, non ci sarà un grande futuro.

 

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carlo chirali

03 febbraio 2019 ore 21:57

Quando parlo di Agecontrol, il dr. Spagnoletti Zeuli sa sicuramente di cosa sto parlando. Non sarebbe certamente la panacea di tutti i mali, ma tra averla e non averla a disposizione, credo che la differenza si noti. Visto che, come asserisce il dr. Spagnoletti, l' attuale Ministro avrebbe a cuore il settore, allora gli basterebbe veramente poco per iniziare . Riconsideri il ruolo di Agecontrol, fatta uscitre di scena non per propria volonta' ,dopo venti anni di eccellente lavoro nel contrasto delle frodi.

giampaolo sodano

02 febbraio 2019 ore 12:01

già si sente il buon vento dell'allegro e spensierato carnevale, quel tempo in cui ogni scherzo vale. ma visto il momento che viviamo - e la storia che sta alle nostre spalle - ho deciso di non mettermi il costume del "protestante" made in france in salsa pugliese. non si può, caro spagnoletti, da una parte scrivere che al senato e al quirinale si è calpestata la dignità di coloro che coltivano la terra e nei frantoi producono l'olio mentre il ministro centinaio vi da "buca" il 31 gennaio e dall'altra organizzare un'altra inutile trasferta a via xx settembre per il giorno degli innamorati. si ripete il copione di una commedia all'italiana che abbiamo già visto tante volte: un tavolo, un elenco di promesse, un piano olivicolo e uno stanziamento di x milioni di euro che come per tutti i piani precedenti finiscono nelle casse di enti e associazioni, in qualche bilancio pubblico da sistemare con una unica certezza: quando tutti i soldi saranno stati spesi ci si accorgerà che non è stato piantato nemmeno un olivo (come è accaduto con l'attuale piano olivicolo). non è accaduto per caso che nella seconda metà del secolo scorso sia nata nel nostro paese la più importante industria di confezionamento di oli d'oliva e di semi logica conseguenza delle intese tra la confindustria di costa e la coldiretti e degli accordi fatti a bruxelles a favore della spagna. è stata una scelta politica di tutti i governi sotto tutte le bandiere. l'olio dalle olive italiano è un prodotto in via di estinzione, è più dignitoso prenderne atto che continuare ad essere presi per il naso dal ministro di turno.

Michele Di Gregorio

05 febbraio 2019 ore 10:56

Dal suo commento si evince che non ha colto la portata e la gravità della situazione. Allora secondo Lei che si deve fare chinare il capo e assistere inermi allo sfacelo dell'olivicoltura pugliese e di seguito all'olivocoltura italiana?
No . Bisogna reagire. La rassegnazione non è una soluzione. Allora mi chiedo se il suo commento è solo carico di amarezza o se voglia essere la difesa di un qualche interesse.

carlo chirali

05 febbraio 2019 ore 11:15

Sig. De Gregorio le sue riflessioni sono rivolte al mio commento???

giampaolo sodano

05 febbraio 2019 ore 13:33

per condurre una battaglia con una strategia che corrisponda alla posta in gioco (estinzione dell'olio italiano) è necessario innanzitutto avere chiari i termini del problema: sappiamo che non si è mai arrestato il fenomeno dell'abbandono della coltivazione dell'olivo e sappiamo che nessun piano olivicolo fino ad oggi ha determinato nuove piantagioni di olivi. il mercato dell'olio in italia è da sempre un mercato fiorente nel senso che i cittadini consumano più grassi vegetali che in ogni altro paese del mondo. a fronte di questo la produzione dell'olio in italia è progressivamente andata scomparendo (siamo arrivati a 170.000 tonnellate). la domanda che ci dobbiamo fare è come è potuto accadere? io penso che la responsabilità sia politica nel senso che sono state fatte scelte a roma e a bruxelles che hanno favorito l'import di olio e l'industria di confezionamento. se così stanno le cose è inutile e dannoso continuare su strade già percorse. la battaglia per la difesa e lo sviluppo della produzione nazionale di olio dalle olive deve partire dalla realtà delle cose e non dalle chiacchiere che si fanno intorno ai tavoli di via xx settembre.