Editoriali
La sovranità alimentare non deve essere un tabù
Sfuggendo alle logiche di un'economia che ha perso il suo perno, l'agricoltura, si può recuperare una dimensione a misura d'uomo e con essa una nuova economia basata su valori e piaceri, elementi vitali, come l’ossigeno e la biodiversità. Ecco quanto ci ricorda Pasquale Di Lena
30 novembre 2018 | Pasquale Di Lena
Non c’è più tempo per l’attesa. La crisi strutturale che ha colpito duramente l’agricoltura nel 2004, anticipando quella del sistema economico complessivo del 2008, sta rendendo sempre più difficile l’attività primeria, l’agricoltura, soprattutto quella contadina, e influenza duramente la crisi economica in atto.
La ripresa è solo un’illusione che permette al sistema di allargare ancor più la forbice delle disuguaglianze, quella tra ricchi e poveri, nord e sud, aree litoranee e di pianura e aree interne, agricoltura industrializzata e quella contadina.
Una grande illusione nel momento in cui non si è capito che la ruota dell’economia non può girare senza il perno, l’agricoltura. La sua centralità è fondamentale per le generazioni future, il pane di domani di cui hanno bisogno 10 miliardi di persone tra meno di 30 anni. E’ fondamentale per capire la preziosità del territorio, dei suoi valori e delle sue risorse, in particolare il suolo fertile; la grande questione, il clima, che è solo la punta di un icerberg che si sta abbattendo sull’intero globo.
La necessità e urgenza di uno sviluppo sostenibile non riguarda solo questa o quella regione, il nostro Paese, ma il mondo intero. Non è un caso che la Danimarca da tempo sta lavorando per rendere, nel 2020, il suo territorio interamente sostenibile, biologico. Messaggi di questo tipo stanno arrivando da ogni parte del mondo, purtroppo insieme a notizie tragiche, come quelle del nuovo regime Bolsonaro in Brasile, che vuole ridimensionare l’Amazzonia o della Cina, in Africa, che ha messo mano al taglio della seconda foresta pluviale al mondo per trasformare il legname in mobili economici per gli americani!
Una enormità di massa vegetale che scompare e, con essa, elementi vitali, come l’ossigeno e la biodiversità.
Il Molise, con alcuni produttori e sindaci illuminati e con enti e istituzioni pubbliche e private qualificate nel campo della cultura, della salute e del benessere, vuole dare una sua risposta alla necessità e urgenza di uno sviluppo sostenibile, anzi due: la istituzione, da parte di 14 Comuni, di un Biodistretto, quello dei laghi, il 19° di quelli operanti in Italia, che ha sede a Larino, la culla dele Città dell’Olio; la costituzione da parte di centri di ricerca (Unimol, Cattolica, Neuromed) e due aziende private (Centro benessere di Castel petroso, Azienda Di Majo Norante) del Consorzio Tump per il Molise – Terra di salute e di benessere. Una realtà, oggi, nata grazie all’iniziativa di un produttore illuminato, Luigi Di Majo, che ha fatto propria l’idea de “Le fattorie della salute e del benessere”, mettendo a disposizione la sua azienda di Campomarino, la sua esperienza, il suo impegno. Il Consorzio per sviluppare il suo programma di attività, le sue finalità, e cogliere gli obiettivi, ha forte bisogno di un territorio tutto all’insegna della sostenibilità. Si tratta di dar vita a una collaborazionevisto che anche il Biodistretto ha bisogno del Consorzio e del successo dei suoi risultati, soprattutto nel campo del turismo.
Il bisogno di sinergie è sempre più forte, una necessità, e ciò è possibile se si ha la voglia e la capacità di leggere con attenzione il territorio, cioè la possibilità di avere sempre un quadro aggiornato delle situazioni, in modo da poter intervenire tempestivamente.
Questa lettura è una priorità al pari di quella di avere una ricognizione delle aziende, in particolare di quelle che hanno già fatto la scelta del biologico, in modo da renderle gruppo che aggrega, cresce e diventa forza di attrazione di idee, progetti, innovazioni, iniziative, soprattutto quelle che aprono all’incontro con i consumatori finali, al mercato.
L’idea “Mercato contadino e artigianale” della Condotta galdina di Slow food, la sua realizzazione e, dopo un anno di succcessi nel vecchio mercato coperto di Campobasso è un piatto già pronto, una straordinaria occasione per il Bio distretto, le sue componenti istituzionali e private. Un’idea vincente, nel momento in cui i grandi centri commerciali, i grandi mediatori approfittatori del reddito, sia dei produttori che dei conumatori, stanno entrando in crisi con l’avvento di Amazon e la crescita delle vendite on line.
Il mercato, per chi produce e, in particolare, per le aziende coltivatrici, è, e dev’essere sempre più il punto di riferimento primario, visto che è il mercato la risposta al bisogno di reddito del produttore.
L’agricoltura ha il non facile compito di affermare la sicurezza alimentare, ma ciò è possibile solo se viene affermata la sovranità alimentare. Una fondamentale questione che il biodistretto deve far propria, al pari della sostenibilità per renderle entrambe traguardi da raggiungere.
In pratica, obiettivi da cogliere nell’interesse dei prinicpali attori, i produttori, ma anche del territorio nel suo complesso, con il rilancio di attività sommerse dal sistema, quali artigianato, piccolo commercio, anima e cuore dei nostri piccoli deliziosi centri, anch’essi da rilanciare quali preziosità di un territorio che vuole dare spazio al turismo.
Un turismo a dimensione di una regione città-campagna, qual è il Molise, cioè turismi che portano a vivere esperienze, godere di ambienti e paesaggi particolari, le tante tradizioni che coprono l’intero arco dell’anno, il mare e, non lontane, le colline che aprono a catene di montagne, parchi naturali, laghi. Turismi alla ricerca di una qualità della vita che, vede al centro il cibo sano e di qualità, gli spazi per correre e camminare, la salute, il benessere.
Quello che il piccolo grande Molise è in grado di dare e lo darà ancor più con le due iniziative già pronte per partire, l’Associazione Biodistretto dei Laghi e Consorzio Tump per il Molise.
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Raffaele Giannone
03 dicembre 2018 ore 16:43....intelligenti..pauca...
Parole al vento..consorzi...confraternite..elefanti di annibale e lobby.. aree interne e sviluppo sostenibile, turismo di nicchia e occupzione giovanile..quella che manca è sempre la stessa cosa, caro Pasquale:
la coerenza fra il dire e il fare, fra le idee vetero-innovative e i reali
e meschini interessi di bottega....auri sacra fames...nessuna agricoltura potrà mai risolverla!
Raffaele Giannone, olivicoltore per amore