Editoriali

In alto i calici d'olio d'oliva per celebrare il futuro

La brutalità dell'uomo non può spegnere la vitalità dell'olivo. L'olio d'oliva ha già millenni alle spalle e avrà molti altri secoli nel futuro. Pasquale Di Lena ci invita a tratteggiare il domani di questo splendido prodotto, un futuro che forse è già cominciato

08 gennaio 2016 | Pasquale Di Lena

Il tempo che passa ha la virtù di sedimentare i ricordi che, di tanto in tanto, affiorano per dirtii che sono parti di te come le rughe che arrivano e, in anteprima, puoi vedere, sempre più numerose. sulle tue mani Ora mi è più chiaro il passaggio da un mondo segnato da millenni e l’improvvisata realtà, la modernità, che hai la possibilità di toccare e, spesso, sentire fredda, lontana, perchè sai che non è parte del tuo passato e, neanche, del tuo domani. Un passaggio improvviso, un balzo - nel suo significato di salto e di trasalimento insieme – che non ti porta ad afferrare il momento, l’oggi, ma, se non fosse per l’amore che vivi, a rifiutarlo.

Penso all’oggi dell’olio da oliva; agli olivi che sono qui, non lontani, sul dolce colle segnato da un filare di cipressi; alla bellezza del paesaggio che si distente lontano per salire sulle cime dei monti; alla ricchezza del territorio che, tutt’intorno e da millenni, si colora di verde, dominante quello dell’olivo “Gentile di Larino”, che il vento trasforma in argento. Una ricchezza che, nelle mani di donne e di uomini forti, capaci, ha saputo produrre beni e, insieme, valori e che oggi, nelle mani, invece, di amministratori poco attenti, gli stessi olivi diventano fastidio e, come tale, sono da eliminare per far posto a discariche e cemento.

Ancora cemento, quando non si sa come fare per eliminare quello che già c’è. E tutto questo nel momento in cui gli olivi sono da piantare e non da distruggere.

E’ la non cultura e la scarsa o nulla considerazione della propria identità che porta a fare scelte sbagliate che faranno pagare un prezzo salato alle future generazioni.

Olivi da piantare e non da distruggere, nel momento in cui la tendenza in atto, sulla spinta di una domanda in costante ascesa dell’olio, prenderà sempre più forza. Una tendenza, un percorso già avviato, che porterà l’olio da oliva a diventare sempre più un protagonista sui mercati e tutto ciò grazie alla sua capacità di raccontare il tempo, il passato, la cultura accumulata, e. anche, di pensare a un nuovo domani.

Fa bene ricordare che l’olio da oliva, prim’ancora di essere quel delizioso e fondamentale alimento dei popoli del Mediterraneo, è cultura che scivola lentamente e in silenzio, che unge, penetra e, per questo, è difficile da togliere, eliminare.

Un percorso che, grazie all’uso più disparato dell’olio da oliva nel corso di millenni, porterà proprio i popoli dell’area del Mediterraneo, che hanno la fortuna di conoscerlo da sempre, alla riscoperta di questa sua straordinaria e grande capacità di esprimere cultura. E non solo, alla scoperta da parte di chi, sempre più e in ogni angolo del pianeta, lo ha conosciuto da poco e comincia a capire che è, al pari della Dieta Mediterranea, parte di uno stile di vita che ha come impronta principale la sobrietà. Un nuovo consumatore che sente già il suo fascino e, in poco tempo, verrà da esso completamente conquistato.

Non a caso - a proposito della sobrietà - la prima e principale misura dell’olio da oliva è la goccia, cioè la ponderatezza, il giusto, l’equilibrio, la misura. Praticamente tutto quello che si oppone alla smoderatezza, all’esagerazione, allo spreco.

La scienza, ovunque si è misurata con l’olio da oliva, si è dichiarata favorevole al suo uso a tavola e in cucina per le sue straordinarie proprietà nel campo della prevenzione e della cura delle malattie. Un pass par tout fantastico, soprattutto per i nuovi consumatori, in grado di aprire le porte alla cultura dell’olio da oliva. La possibilità, in pratica, di farlo tornare luce, unguento, rimedio da ogni male, rito, quotidianetà, così com’è sempre stato, tant’è che anche lo spreco di una goccia poteva trasformarsi in disgrazia.

Il ritorno nel mondo della cosmesi e la sua entrata in campo in quello della dolcezza, non solo nella pasticceria ma anche della gelateria, sono solo due esempi di quello che presto succederà nel Mediterraneo e, ciò che più conta, nel resto del mondo.

Chi conosce l’olio da oliva sa, anche, della sua capacità di adattarsi a qualsiasi situazione e perfino di dominarla, come della sua abilità di penetrare, superando ogni ostacolo e perfino di eliminarlo se ce ne fosse bisogno. Il suo uso, fino a non molto tempo fa, nelle botteghe di ogni artigiano e nelle case diventerà un esempio per chi vuole davvero semplificare dei processi e renderli più compatibili per l’ambiente.

Che dire, poi, della bellezza dei capelli e della delicatezza e freschezza della pelle. Ho chiaro il ricordo di mia madre, come pure delle mamme del suo tempo, e dei suoi capelli lunghi e neri anche dopo i sessant’anni, pettinati una volta unti di olio da oliva e, poi, intrecciati per dare forma alla crocchia che ha distinto il suo volto per tutta la vita. E così la sua pelle nutrita dello stesso olio che non ha permesso alle rughe di toccare il suo viso. Appena lo scopriranno le donne di questo nostro tempo di sicuro lo andranno a cercare.

Potrei continuare parlando di prevenzione con un cucchiaio di olio di oliva preso ogni mattina a digiuno; della sconfitta certa del mal di testa da malocchio, con poche gocce di olio da oliva in un piatto pieno di acqua, da parte di chi ha imparato una specie di cantilena che – solo per ricordarlo a chi ha interesse a praticare l’incantesimo - ha potere se appresa, da chi già la conosce, la notte di Natale.

Una tendenza che porterà l’olio da oliva, con il suo pizzico di magia e di sacralità, a essere un grande protagonista e, grazie al suo olivo, anche tutti i territori che danno origine alla sua qualità. Ed è proprio la qualità quella che farà nascere e crescere l’attenzione del consumatore, la sua curiosità di andare all’origine e lì incontrare l’olivo, rimanendo subito colpito dalla sua squisita ospitalità. E non solo, anche dalla sua capacità di raccontare il tempo e rappresentare la bellezza del paesaggio, e, dalla sua abilità a sapersi piegare ai venti e ai temporali o resistere a una terra arsa.

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NICOLA BOVOLI

12 gennaio 2016 ore 12:47

Trovo splendida questa meditazione di Pasquale che condivido al 100%.