Editoriali
Expo2015 si dimentica dell'olio di oliva
17 ottobre 2014 | Alberto Grimelli
Expo2015 sarà una vetrina importantissima per l'Italia e il Made in Italy.
Un refrain che sentiamo ripetere da mesi.
Quali saranno quindi le bandiere e le eccellenze dell'italianità? Annunciato un ampio spazio per il vino, con tanto di padiglione dedicato, spazi monotematici anche per il caffè e la birra, grazie alle generose sponsorizzazioni Illy e Moretti.
E l'olio d'oliva? Finirà nei condimenti, secondo quanto annunciato a ItaliaOggi da Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare, associazione che ha una partnership strategica con Expo2015.
Un unico calderone per aceti e oli, immaginiamo anche quelli di semi, margarine e burri.
Gli olivi sono la coltura arborea più diffusa sul territorio nazionale, oltre un milione di ettari, e gli olivicoltori italiani, compresi gli hobbisti naturalmente, sono 700-800 mila, senza contare i quasi 4000 frantoi.
Numeri che muovono l'economia ma non abbastanza, evidentemente.
Pochi soldi e poco spazio. Business is business.
Expo2015 non può però essere solo fatturato. Anche la cultura vuole il suo spazio in omaggio allo slogan “Nutrire il pianeta”. Ma non con l'extra vergine, per carità. Peccato, perchè la storia dell'olivo e dell'olio, i mille territori, le centinaia di storie e di volti avrebbero potuto animare un padiglione Italia e spiegare cos'è la ruralità nazionale al visitatore che questi saperi e sapori immagina, nel suo paese, e cerca quando viene da noi.
Un brutto presentimento lo avevamo già avuto con la presentazione della mascotte di Expo2015, realizzata da Disney Italia. Undici vegetali, frutta e verdura, tra cui mancano sia la vite sia l'oliva. Sono invece rappresentati aglio, anguria, arancia, banana, fico, mais blu, mango, mela, melagrana, pera e ravanelli.
Expo2015 è una manifestazione internazionale ma un goccio di nazionalismo non sarebbe proprio guastato.
Invece l'olio d'oliva, il re della Dieta Mediterranea, finirà nello sgabuzzino di Expo2015. Ne è passato davvero tanto di olio sotto i ponti da quando, quarant'anni fa, Ancel Keys promulgò i principi della buona tavola, saporita e salutare.
Erano gli anni d'oro dell'Italia e i nostri grandi marchi oleari si poterono avvantaggiare non poco della pubblicità dovuta alla Dieta Mediterranea. Ora però i grandi marchi non sono più italiani e l'extra vergine non deve essere più legato all'immagine dell'Italia.
Interessi internazionali a cui accondiscendiamo senza neanche un fiato, a quanto pare.
Mi chiedo allora perchè tanti sforzi e tante energie spese dal Ministero delle politiche agricole nel 2007 per proporre la Dieta Mediterranea come patrimonio immateriale dell'umanità. Candidatura accettata dall'Unesco nel 2010.
Ragionevolezza e amor proprio avrebbero voluto che, proprio nell'anno di Expo2015, l'Italia avrebbe dovuto sbandierare questo risultato per promuovere la nostra cultura alimentare e gastronomica.
W l'Italia, quella della caprese fatta con pomodori olandesi, mozzarelle tedesche, basilico cinese e olio d'oliva rigorosamente spagnolo!
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Accedi o RegistratiSergio Enrietta
18 ottobre 2014 ore 10:19L'articolo descrive impietosamente la parabola discendente della nostra storica e riconosciuta peculiarità.
Perché siamo finiti tanto in basso?
Perché non ci viene neppure proposto di salire sull'ascensore "esposizione"?
Perché l'olio di oliva vero e naturale non interessa più al punto da lasciare interdetti?
Eppure se penso a certi paesaggi olivicoli sono deliziato.
Per la verità sono anche demoralizzato quando vedo interi fianchi di colline abbandonate, con olivi che combattono da soli per sopravvivere.
Siamo certi di aver fatto tutto il possibile per meritare uno spazio di rilievo?
Siamo riusciti a convincere i nostri italiani del valore superiore della risorsa olivo?
Sarò sfortunato, però tante volte davanti ad una promettente bruschetta ho dovuto accettare in oli potenzialmente eccellenti, palesi difetti di lavorazione, conservazione, ecc.
Ora strapparci le vesti davanti all'oltraggio imminente è certamente utile, anche se si sarebbe dovuto pensare prima, moolto prima.
Quel che è fatto è fatto, la mosca quest'anno ci mette pure del suo per affondare una volta di più la "barchetta".
Almeno capiamo che l'olivo resta per il futuro una nostra grandissima opportunità per cui cominciare subito a lavorare e veder i primi risultati fra qualche anno vedi decennio.
Buon lavoro a tutti.
Francesco Donadini
18 ottobre 2014 ore 08:40dalla constatazione critica ai fatti: 1) tutte le Associazioni di categoria si uniscono e prendono atto che il marchio dell'Expo è troppo da parco giochi e aprono un loro portale (www.olioextraverginedolivaitalia.com, che ho provveduto a prendere e lascio gratuitamente) per tampinare Mipaaf e ministro Martina sulla mancanza di attenzione e di valore sul vero e genuino olio extra vergine italiano. 2) Si chieda uno spazio dedicato all'extra vergine italiano dove presentare tutte le cultivar, dove fare corsi per principianti e per operatori. L'olio va fatto conoscere, va fatto assaggiare e solo un'esperienza sensoriale comparativa fa apprezzare la complessità del valore dell'ingrediente olio extravergine d'oliva. 3) Tutti i frantoiani destinano 0,05 Euro a litro per finanziare il progetto. 4) In tutti gli Istituti alberghierie della ristorazione d'Italia va realizzato tra marzo/aprile/ maggio 2015 un corso per tutti i docenti di cucina e sala sull'olio extravergine d'oliva. 5) Il portale diventa il data base della cultura dell'olio e via così, rimango a disposizione per chi veramente afferma e desidera fare opposizione alle lamentele e costruire il miglioramento. Grazie dell'attenzione, Francesco Donadini
Pier Sante (nino) Olivotto
18 ottobre 2014 ore 08:24Concordo e' incredibile da tutti i punti di vista : 1) storico/ culturale, 2) questo e' il settore in cui Italia ha l' export share piu elevato nei paesi OCSE, 3) EVOO e' il re dei prodotti nutraceutici.... altro che energia per la vita!
Faro' formale potesta al Resposnabile del Padiglione Italia.
Vincenzo Nisio
18 ottobre 2014 ore 07:51Non vi preoccupate! In Italia abbiamo le Associazioni di categoria che molto si impegnano per l'olio d'oliva. Ve ne siete dimenticati? Sono certo che interverranno per risolvere tale mancanza regalando all'olio lo spazio che merita. Siamo fiduciosi.
Francesco Donadini
18 ottobre 2014 ore 07:26Grazie Alberto Grimelli, trovo il vostro editoriale in perfetta sintonia non solo con il mio pensiero, ma perfettamente condivisibile con quello di tutti i frantoiani associati all'associazione Accademia delle 5T, il problema è cosa e come fare. E purtroppo il problema è culturale: manca la volontà di fare squadra, tutti i frantoiani che ho conosciuto sono terribilmente egocentrici, culturalmente e assolutamente incapaci di fare squadra. Se avessimo avuto l'olio extravergine in Alto Adige, altra cultura, avremmo risolto il problema. Questa è la mia amara, piccante e vissuta considerazione. Francesco Donadini.
NICOLA BOVOLI
18 ottobre 2014 ore 01:37Amara e triste considerazione ma purtroppo questa è la realtà. l'Olio ExtraVergine d'Oliva di qualità non interessa all'industria e pertanto viene relegato nell'ombra. E pensare che invece potrebbe essere il migliore ambasciatore dell'eccellenza Italiana nel mondo. L'importante però è non demordere e continuare a mantenere alto il livello dei nostri prodotti.
GIACOMO DAIDONE
30 novembre 2014 ore 09:21Come si può lasciare nelle mani di impietosi interessi industriali il destino di uno dei nostri prodotti alimentari di eccellenza,che la natura ci ha donato ma che la nostra capacità non costruttiva sta portando sempre più ai margini quello che invece potrebbe essere il prodotto di punta della, una volta riconosciuta, qualità eccelsa italiana. Chiedo al direttore Grimelli se risulta che sia stato nel frattempo risolto il problema della "dimenticanza" dell'Olio Extravergine di eccellenza quale protagonista di un padiglione tutto dedicato, con i percorsi rurali e le vie dell'olio, che sapientemente potrebbero essere sfruttati per portare il turista non solo a vedere e godere delle ns. spiagge e dei ns. monumenti, ma anche di visitare realtà di ruralità e luoghi di produzione, dove potrebbe capire perché si parla della "qualità italiana" o della "dieta mediterranea". Se l'Expo non assolve anche a questo compito potrebbero evitare di sperperare tutti quei quattrini ...
W l'Italia !!!