Editoriali

Il paesaggio è identità

19 settembre 2014 | Pasquale Di Lena

Si dice – ed io sono d’accordo – che nei periodi di grande crisi la bellezza è la prima a essere maltrattata.

La crisi sistemica che viviamo lo sta dimostrando con un attacco crescente a questo straordinario valore, che c’è sottratto proprio nel momento in cui ne abbiamo più bisogno per viverlo, soprattutto come antidoto a un mondo che ci deprime con i suoi risultati sempre più negativi. Tanto più se questo valore, la bellezza, è un bene comune legato a quel patrimonio unico che è il territorio.

Parlo del paesaggio, cioè della rappresentazione del territorio che ha in sé la memoria del lavoro delle generazioni passate. Penso a un piccolo borgo, con il suo campanile nella parte più alta e intorno alle minute case perfettamente in armonia con il territorio, i campi coltivati, ma anche a quella parte che l’uomo ha salvaguardato non toccandola.

Alla bellezza di un paesaggio corrisponde di solito un territorio di qualità, quale insieme di valori e di risorse come la storia, la cultura, le attività agro-pastorali, la tradizione, questa fonte inesauribile della cultura dei luoghi, di una comunità! Pensiamo alla tradizione in cucina quale espressione anche di bontà, cioè di qualità.

Non a caso la qualità è nell’origine, il territorio, l’elemento strutturale che il paesaggio permette di percepire con le identità dei luoghi. Un lungo processo (memoria) di relazioni tra l’ambiente e l’uomo, un dialogo continuo che è venuto meno negli ultimi decenni, andando, così, a intaccare un altro patrimonio universale dell’umanità, essenziale per le nostre vite, la biodiversità.

Il territorio, negli ultimi dieci anni, ha perso oltre due milioni di ettari di superficie in confronto agli otto persi nei 90 anni precedenti e altri, purtroppo, ne perderà con le ultime scelte politiche che vanno sotto il nome di “Sblocca Italia”. Una parola d’ordine più che una necessità per un paese in ginocchio, che suona come un vero e proprio messaggio pubblicitario.

Una pubblicità per chi vuole continuare a mangiare altro territorio di un Paese che ha il primato in Europa e nel mondo dei prodotti Dop, Igp come di quelli tradizionali, molti dei quali straordinari testimoni di territori conosciuti noti in tutto il mondo; della biodiversità, soprattutto olivicola e viticola, dei paesaggi più belli, unici.

Primati che spiegano bene il successo che da anni la Toscana vive nel mondo con la cura della sua ruralità, l’attenzione per le sue tradizioni, la bellezza dei suoi paesaggi, la storia e la cultura, cioè l’insieme dei valori e delle risorse proprie del territorio.

Un patrimonio messo in discussione da un sistema, scoppiato nel 2008, che si tenta di rimettere in piedi pur sapendo che è fallito con la sua logica del consumismo e dello spreco, della ricerca di cogliere un solo obiettivo, il profitto. Un processo che è andato avanti senza grandi problemi e preoccupazioni fino a quando non ha intaccato gli equilibri naturali e messo in discussione l’intero pianeta, che, quest’anno, dal 19 di agosto non ha più niente da dare fino alla fine dell’anno. Come dire che quando questa data sarà il 30 di giugno, necessiteranno due pianeti per dare una risposta alla vita, anche la nostra.

Eppure non dovrebbe essere difficile capire che meno territorio vuol dire meno paesaggio, meno biodiversità, meno agricoltura, meno cibo (altro che nutrire il pianeta!), meno eccellenze, meno gastronomia di qualità, meno cultura, meno storia da raccontare, meno tradizione, meno partecipazione, meno democrazia, e, anche, meno identità con la riduzione ai minimi termini e la loro conseguente sparizione della gran parte dei comuni e, con loro, delle tradizioni.

Ed io quando penso al paesaggio, mi viene in mente immediatamente l’agricoltura che lo caratterizza e il territorio che si identifica in questi due elementi così legati l’uno all’altro.

Penso alla bellezza diffusa in questo nostro Paese, soprattutto dei luoghi che mi circondano e fanno vivere la mia identità, ma anche che mi hanno ospitato per tanti anni e di quelli che ho avuto la fortuna di visitare.

Una ricchezza straordinaria, come dicevo diffusa, che, se utilizzata e ben spesa, fa credere a un’inversione di tendenza, alla possibilità di incamminarsi su una strada che scansa il baratro e porta lontano, oltre lo stesso paesaggio che hai sotto gli occhi, in pratica a sognare un futuro all’insegna della sobrietà, della bellezza, della bontà e della consapevolezza della propria identità, che solo la cura del territorio ti può dare.

Potrebbero interessarti

Editoriali

Cucinare con l’olio di oliva giusto significa dare dignità agli ingredienti

In un tempo in cui la cucina si è spesso ridotta a tecnica, estetica o performance, abbiamo dimenticato che cuocere è prima di tutto un atto di cura. L’olio è il tramite tra la materia prima e la sua trasformazione più profonda

01 settembre 2025 | 16:00 | Fabio Ferrara

Editoriali

Due metri quadri al secondo vengono sottratti all'agricoltura e alla natura

Anche nel 2024, come nell’anno precedente, oltre 70 chilometri quadrati di territorio sono diventati artificiali. La necessità e urgenza di un azzeramento sta nel suo significato di una vera e propria svolta, politico-culturale, che riconsidera il territorio bene comune.

29 agosto 2025 | 12:00 | Pasquale Di Lena

Editoriali

La grande squadra del vino italiano

Tornando a viaggiare ed a fare promozione, posto all’attenzione della Fidal e della sua Casa Italia Atletica, il primo impegno è stato quello di attivare le sinergie come quelle messe in campo nei nove anni di promozione, in Italia, e nel mondo, con L’Enoteca italiana di Siena

08 agosto 2025 | 10:00 | Pasquale Di Lena

Editoriali

Grazie ai dazi di Trump anche nuove opportunità di promozione e comunicazione

Dal 7% della quota di mercato in Canada che l’Italia dei vini  allora, deteneva con prodotti, nella generalità dei casi, scadenti, è passata, agli inizi del terzo millennio, a oltre il 30%, soprattutto grazie a una forte spinta iniziale nel campo della comunicazione

01 agosto 2025 | 12:00 | Pasquale Di Lena

Editoriali

L’olio d'oliva non lo fa il frantoio, ma si fa con il frantoio

Il frantoio va utilizzato e inteso quasi come uno strumento musicale che ha i suoi accordi da tarare a seconda della varietà delle olive e del loro grado di maturazione. Superiamo gli anacronismi del passato: l'olio non si compra più nell'elaiopolio

25 luglio 2025 | 12:00 | Giulio Scatolini

Editoriali

Addio cara Aifo: manca una proposta politica olearia che guardi al futuro

Niente confronto e nessuna visione: la storica associazione dei frantoiani olearia avrebbe bisogno di un radicale rinnovamento. Il passo indietro come Presidente dei Mastri oleari e da Aifo 

21 luglio 2025 | 11:00 | Giampaolo Sodano

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati

Accedi o Registrati