Editoriali

Intolleranza all'olio extra vergine d'oliva

16 maggio 2014 | Alberto Grimelli

Fino a qualche anno fa chi parlava di inadeguatezza delle categorie commerciali degli oli d'oliva veniva visto come un eretico, un carbonaro, al massimo come un personaggio un po' eccentrico.

Oggi non c'è convegno in cui non si parli di come superare l'extra vergine d'oliva, definizione ormai inflazionata, per creare qualcosa di nuovo, per ridare dignità e valore al settore olivicolo-oleario.

E' nata così l'intolleranza all'olio extra vergine d'oliva che ha contagiato un po' tutti. Per salvare il salvabile occorre prendere le distanze, posizione che solo industriali e imbottigliatori guardano con un misto di scetticismo e diffidenza.

Non a torto.

Guardiamo infatti alle strade possibili.

Neanche a pensare a una stretta significativa ai parametri, chimici e organolettici, di qualità. La vicenda degli alchil esteri, poi etil esteri, è lì a dimostrarlo. Una lotta estenuante per l'introduzione ma appena si parla di far scendere questi limiti, c'è il blocco da parte di Spagna e paesi nord africani. Non è pensabile, insomma, che solo poche centinaia di migliaia di tonnellate possano fregiarsi della denominazione olio extra vergine d'oliva.

Anche creare una nuova categoria, un super extra vergine, è un percorso ad ostacoli, anzi un campo minato. Lo sanno bene coloro che hanno proposto e sostenuto il progetto dell'”Alta Qualità”, miseramente naufragato nel mar delle nostrane contese politiche e territoriali. Se non riusciamo a imporre un simile disegno neanche a casa nostra come pensiamo di poterlo far passare al Consiglio oleicolo internazionale, dove guardano con sospetto e circospezione a quest'idea?

Anacronistica l'ipotesi di valorizzare gli altri oli d'oliva, facendo loro recuperare quote di mercato perse proprio a favore dell'extra vergine. Abbiamo spiegato per decenni che proprio l'extra vergine era il top e, ora che ha un prezzo popolare, alle volte anche troppo, dovremmo invitare e invogliare al consumo di prodotti che, quando va bene, costano solo pochi centesimi in meno? Il mondo non è un gambero. Le scelte, sbagliate, del passato sono state fatte. Occorre cercare di non farne di simili per il futuro.

Che ci resta quindi? Forse solo una riflessione.

Stiamo attribuendo un valore taumaturgico alla categoria commerciale, come se bastasse cambiare qualche parola per recuperare magicamente margini e reddito.

E' bene diffidare delle operazioni troppo facili.

E' infatti sufficiente qualche ricerca per rendersi conto che è dal prodotto di successo che nasce la definizione commerciale, mai il contrario. Il Gorgonzola e lo Champagne, solo per citare due esempi, sono nati per sbaglio, hanno conquistato il favore del pubblico e solo dopo il legislatore ha pensato bene di metterci il suo sigillo.

E' però pienamente giustificata e comprensibile l'intolleranza verso una categoria commerciale, l'olio extra vergine d'oliva, che di per sé non garantisce più nulla, né ai produttori né ai consumatori.

Forse, anziché chiederci come fare a cambiare l'extra vergine, sarebbe meglio chiedersi come creare un prodotto di successo. In fondo in fondo, lo Champagne è un vino e il Gorgonzola un formaggio.

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ferdinando de marte

17 maggio 2014 ore 08:13

L'olio extra vergine di oliva di altissima qualità può essere consumato solo nei luoghi di produzione, da quei popoli che hanno una cultura millenaria dell'olio di oliva , che ne apprezzano le qualità, fruttato, piccante ecc...
In passato il mercato mondiale dell'olio lo si è conquistato con "l'Olio di Oliva" un olio dolce, mandorlato, amabile e leggermene saporito, poi non so chi , ha voluto diffondere in quei popoli che non hanno una cultura millenaria dell'olio , l'olio extra vergine di oliva.
E' vero la quota dell'olio di oliva extra vergine di oliva venduta nel mondo è aumentata ma altro non è che un Olio di Oliva mascherato da olio extra vergine (il famoso deodorato) con una minima aggiunta di vero olio extra vergine di oliva, perchè, se fossimo andati nel mondo con un vero olio extra vergine di oliva fruttato, piccante ecc... i nuovi consumatori esteri c'è lo avrebbero tirato in faccia. (abituati per una vita a consumare oli in odore e insapore come gli oli di semi)
Per cui a questo punto cerchiamo di salvare il salvabile, riproponiamo l'Olio di Oliva (così eliminiamo definitivamente il deodorato) e abituiamo gradualmente il consumatore estero che esiste anche una tipologia di olio di categoria superiore che si chiama olio extra vergine di oliva....!!!!