Editoriali
Cosa farà Unaprol da grande?
29 giugno 2013 | Alberto Grimelli
In un momento di gravissima crisi economica come l'attuale la vendita di olio extra vergine d'oliva a prezzi remunerativi non è questione di vita ma di sopravvivenza per le aziende olivicole e per i frantoi.
Una situazione nota e che non è sfuggita nemmeno, come è ovvio, a Unaprol che ha deciso di mettersi in gioco essa stessa al fianco delle imprese.
Non più solo rappresentanza, promozione e comunicazione ma anche marketing.
In questo senso l'accordo con TuttoFood che segna certamente una svolta rispetto alla presenza istituzionale in altre fiere di settore e in molte occasioni all'estero.
TuttoFood, visto come porta di accesso a Expo 2015, è stato quindi l'esordio di Unaprol nell'organizzazione di una collettiva nell'ambito di una fiera B2B (business to business), ovvero dedicata solo agli operatori.
A giudicare dalle reazioni post eventi, con molti mugugni e lamentele da parte dei produttori e delle associazioni presenti, l'esordio non è stato dei più felici ed ha coinciso, bisogna ammetterlo, con un TuttoFood in tono decisamente minore e un po' deludente.
Nel salto da istituzione di rappresentanza a organizzatore di marketing e logistica qualcosa non ha funzionato.
Non si può dire: buona la prima.
Troppi i problemi, relativi soprattutto alla gestione dei buyer e degli incontri d'affari. Qualche esempio?
In uno spazio chiaramente dedicato alle produzioni di alta qualità, la presenza di compratori cinesi alla ricerca di extra vergini a meno di 3 euro al litro è suonata quasi come una provocazione.
Difficile poi congegnare incontri d'affari soddisfacenti tanto per le aziende con 20-30 quintali d'olio quanto per quelle con 500-1000 quintali.
La presenza di molti espositori che non disponevano di materiale informativo, listini e cataloghi plurilingue, ma neanche campioni per i buyer, né sapevano parlare l'inglese, ha complicato non poco la comunicazione, dando un'idea di approssimazione incompatibile con l'alta qualità.
Non è un caso se molti buyer, così mi è stato riferito, hanno disertato numerosi appuntamenti dopo le prime esperienze negative. Non c'è una seconda occasione di fare una buona prima impressione.
Mi auguro che Unaprol si sia accorta che, quando si deve operare sul piano del marketing in collaborazione con le aziende agricole, non è sufficiente uno scintillante spazio espositivo o eventi collaterali accattivanti.
La fiera diventa la quintessenza del marketing operativo: studio analitico del profilo dei visitatori, identificazione del profilo della propria clientela all'interno del bacino dei visitatori, inviti mirati e ragionati per buyer e/o importatori/distributori, programmazione della tipologia e caratteristiche del materiale informativo da presentare, programmazione degli incontri con ottimale gestione della logistica e del match-making (incontro domanda-offerta).
Si tratta di attività e competenze che è difficile improvvisare e che richiedono non solo elevate professionalità ma anche mesi di preparazione.
L'impressione avuta, invece, è che la partecipazione di Unaprol a TuttoFood sia avvenuta sotto la spinta dell'emergenza, della necessità di fare qualcosa per aiutare le aziende in un momento di crisi.
Un atto di coraggio voler giocare la partita in prima persona, bisogna ammetterlo, ma con enormi rischi per l'immagine di Unaprol e dell'intera Alta Qualità italiana.
E' stato, però, anche un atto di sconsideratezza affrontare la partita senza rete di protezione.
Ora resta da capire cosa farà Unaprol per il futuro.
Due le strade: un passo avanti, creando una struttura di marketing di alto livello e di caratura internazionale, competitiva e adeguata a supportare progetti su scala globale, oppure, senza che questo debba destare scandalo o indignazione, un passo indietro, tornando a occuparsi di rappresentanza, promozione e informazione, come ha sempre fatto e continuerà a fare.
Quale delle due vie sceglierà Unaprol? Cosa deciderà di fare da grande?
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