Editoriali
Casa comune o cassa comune?
06 ottobre 2012 | Luigi Caricato
Quest’estate sono stato a pranzo con il presidente del Tribunale ecclesiastico pugliese, monsignor Luca Murolo, ed è stato – ve lo garantisco – un tempo prezioso e arricchente per me.
Don Murolo segue la causa di beatificazione del vescovo di Molfetta don Tonino Bello, figura di grande spessore e magnifico esempio di cristianità. Un sacerdote autentico, scomparso prematuramente per malattia, capace di rivoluzionare le coscienze.
Don Tonino ha saputo indossare immancabilmente, ogni santo giorno, i panni del profeta, manifestando nel contempo il coraggio – raro, secondo il mio punto di vista – di vivere la propria professione di fede in prima persona e senza riserve, attraverso l’esempio, oltre che con le parole con cui riusciva a scavare nel profondo dell’anima, scuotendo anche i soggetti più tiepidi e mettendo in crisi i malvagi.
Pensando all’incontro di questa estate, ho voluto estendere anche a voi il contenuto di un prezioso documento che monsignor Murolo mi ha omaggiato, in fotocopia.
E’ uno stralcio di un discorso che don Tonino Bello ha pronunciato il 13 settembre 1992.
Avevo il desiderio di potarvi a conoscenza di uno messaggio che rivela in maniera esemplare la capacità, di don Tonino Bello, di aver saputo leggere il nostro tempo attuale in largo anticipo rispetto a ciò che stiamo vivendo scontandolo sulla nostra pelle.
Ecco il testo, e a voi tutti buona lettura. Meditate, però; non lasciatevi intorpidire dal male.
“So che tutti siamo preoccupati per la recessione, per quello che la nostra moneta sta attraversando, per i problemi che si aprono, per la chiusura inesorabile di tante fabbriche improduttive e quindi di tanti lavoratori mandati a casa.
Verranno tempi duri: inutile che ce lo nascondiamo.
Dobbiamo dircelo qui, ai piedi della Madre, perché sia Lei a renderli più dolci.
Verranno tempi duri per la nostra vita nazionale.
Verranno tempi duri proprio nel momento in cui stiamo preparando a vivere l’esperienza nella casa comune della nuova Europa. Che a me si presenta anche con tristi presagi perché ha più il sapore di una convivenza economica, di una cassa comune che di una casa comune.
Sembra più l’Europa dei mercanti che l’Europa dei fratelli.
Verranno tempi difficili, ma noi li dobbiamo affrontare con grande speranza”.
Sì, verranno tempi difficili, e sono effettivamente arrivati, ma noi li dobbiamo affrontare.

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07 ottobre 2012 ore 19:01Mi dispiace contestare Don Tonino; come posso reputare mio fratello un mercante anseatico io che sono agronomo di Bologna? e un commerciante portoghese che affinità può avere con me che produco solo grano? Credo che l'Europa sia una cassa comune, da cui si può attingere,ma prima bisogna aver versato!!
Vincenzo Lo Scalzo
07 ottobre 2012 ore 18:02Nobile e dotta riflessione, arricchimento della prova di essere nel giusto e nel coinvolgente tentativo di positiva ricostruzione.
Concordo che la nostra generazione si debba togliere di mezzo e che il cerino debba essere consegnato in mano alle generazioni nettamente più giovani. La testimonianza delle esperienze fatte e vissute in diretta partecipazione dalle nostre missioni e riflessioni siano a disposizione dell'ascolto, con la stessa umiltà e sincerità con cui le stiamo partecipando in questi confronti.
Si potrebbero scrivere volumi, ma quello importante - oggi carente - è il disegno strategico di collaborazione aperta tra noi, quello spirito di squadra spesso evocato a riguardo del "bene" raggiungibile nel giusto e nel concreto progetto di mettere in interazione le risorse con la domanda, l'intelligenza e la creatività con la competitività, la qualità con il privilegio di saperne quantificare la forza.
Le premesse non mancano. Sono le generazioni giovani che devono chiedere con coscienza come noi anziani potremmo essere utili all'implementazione del "plus" nella competizione in un concerto globale di scena dei mercati, un "plus" raggiungibile con orgoglio e gratificazione per i più
L'esempio riproposto da Luigi Caricato è positivo. Ben vengano ascoltati i portatori di proposta e gli sviluppatori del piano di competizione mirato alla soddisfazione con successo dell'opera. Definizione e quantificazione dei risultati nelle tappe fanno parte dell'impostazione di piano. La scelta del coordinatore dei lavori segue a quella del suggeritore delle alternative di scelta. Il monitoraggio dei risultati in corso di conseguimento servano alla correzione in marcia dei fattori che li determinano. L'impegno morale di lavorare solo alla costruzione e alla successiva implementazione del piano ne accresce presentabilità e condivisione. La precisa definizione degli obiettivi è oggetto di assemblea e di controllo informato del comitato di gestione di esperti del sapere . La accessibilità ai dati o le probabilità di successo devono confermare la validità continuativa del piano.
Ai politici va chiesto solo l'appoggio alla costruzione d'immagine: quella del Made in Italy oggi è ancora sana, ma bastgano pochi passi falsi per sfasciarne la credibilità.
Anche un uomo politico, potenzialmente corrotto e corruttibile, sarebbe favorevole a un siffatto piano vincente per goderne la riuscita e sfatare la negativa d'immagine per organi poubblici e consigli d'amministrazione da parte dei più esigenti CdA del pianeta. A volte anche gli concorrenti sono favorevoli alla riassunzione di dignità e guida da parte di chi è ritenuto "leader" di qualità e correttezza nello sviluppo del proprio progetto di profitto. Oggi, questa caratteristica etica, è premiata nei confronti di imprese e nazioni piccole ma di carattere fedele alle proprie radici, storicamente ed attualmente. Svezia, Norvegia, Danimarca, Svizzera primeggiano nella immagine di serietà e qualità. Anche la Germania è tra le prime, che sono quasi tutte europee.
L'Italia è al bivio della credibilità: facciamo in modo di auto-convincerci che il nemico più acerrimo siamo noi stessi.
Ci sono modi credibili con cui aiutare genialità e spirito cristiano a prevalere, nelle sue qualità e carattere di umana solidarietà, per l'interesse ed il bene o anche il piacere di tutta l'umanità. Sarebbe ora di maturare una serena presentazione credibilità e di esclusione della gabbola sotto l'ombrello della legge. Il gioco si è diffuso, contro di noi.
Donato Galeone
07 ottobre 2012 ore 16:33I commenti sulle riflessioni del Direttore Caricato che richiamano "una previggenza eccezionale" con il discorso di don Tonino Bello del settembre 1992, dovrebbe - a mio avviso - riferiersi anche ai primi mesi del 1992, allorquando, in Italia esplodeva "tangentopoli" e si avviavano le inchieste di "mani pulite".
Condivido il commento del Signor Vincenzo Lo Scalzo che richiama gli anni cinquanta, tra noi ottantenni, e mi permetto aggiungere che nel maggio 1992 anche in Arpino, terra di Cicerone,si celebrò il XII Certamen Ciceronianum.
Partecipai, quale ospite, a quella manifestazione culturale europea tra studenti liceali e furono richiamate le "Opere di Cicerone" rivolte ai "politici e agli statisti".
Si evedenziò che tanto l'uomo politico quanto gli uomini di Stato devono preoccuparsi
esclusivamente di perseguire la pubblica utilità, di agire secondo giustizia e di govrenare lo Stato secondo virtù.
Furono citate anche affermazioni di Cicerone nel "De Repubblica" su "l'uomo che governa gli altri non è schiavo di nessuna passione. Ma ha conseguito quelle qualità alle quali guida ed esorta gli altri. Un simile uomo non impone agli altri le leggi alle quali non obbedisce egli stesso ma mostra come legge ai suoi concittadini la sua stessa vita".
E nel "De Officiis" Cicerone aggiungeva che " uno solo deve essere il fine che tutti gli uomini devono proposrsi. E, cioè, che indentica sia l'utilità di ciascuno e di tutti. Se questa utlità ciascuno la trarrà a se ne sarà distrutto tutto l'umano consorzio. Così se ciascuno di noi trae a se i beni degli altri e toglie quello che può a ciascuno per proprio vantaggio, è inevitabile che la società umana e l'umana solidarietà vadano distrutte".
Pur lontanti i richiami delle opere di Cicerone e più vicini, nel tempo, i discorsi di don Tonino Bello sono più che vivi in un momento di difficile passaggio del nostro Paese nel contesto europeo e mondiale. E sono " non solo parole" che - a mio avviso - non cessano di suonare come "un vero monito" ed una forte indicazione ai "cittadini democratici" di quelle virtù che fanno "grande" una classe politica e "civile" un popolo.
Anche nel 2012, nel vissuto di una crisi epocale dovremmo rispondere "mentalmente" con altrettanti "cambiamenti epocali", difficili e complessi, ma possiblil.
Riflettere sulla idea e la pratica del vivere personale e collettivo, per gli effetti dei "boom economici" identificabili prevalentemente nei "consumismi crescenti" basandosi sempre più sui "debiti individuali e collettivi" - straripandosi a fronte di crescenti povertà - dimostrandosi, peraltro, essere illusorie verità che necessitano di mirati modelli di cambiamento solidaristici, sia di pensiero che di stile di vita.
Ecco.......il terreno favorevole, altrimenti, della "Europa di mercati e non dei fratelli"!!!
E non dovrebbe stupire - certamente non stupirebbe don Tonino Bello sepolto nel Cimitero di Alessano da me visitato il 14 agosto 2012 - se la recente Conferenza Episcopale Italiana non ha tralasciato di richiamare in causa - ancora - gli uomini politici perchè " la politica è arte nobile e necessaria ed i Partiti devono produrre mutamenti strutturali visibili e rapidi".
Nel deprecare i casi di corruzione i Vescovi ammoniscono che "il latrocinio ha una duplice gravità: sia in se che per il furto di ideali che esso rappresenta".
E se il Pontefice Paolo VI definiva che "la politica è una maniera esigente di vivere l'impegno(cristiano)a servizio degli altri il compianto Vescovo di Molfetta, don Tonino Bello, affermava che "il cristiano se entra in politica dovrebbe uscirne di pari passo la mentalità clientelare, il vassallaggio dei sistemi correnti, la spartizione oscena del denaro pubblico, il fariseismo a scopo reconditi di dominio".( 27 febbraio 1987)
Dopo 25 anni, ecco le proposte governative "tamponatrici" dei nostri giorni - a seguito dei "fattacci laziali" - sulla "spartizione oscena del denaro pubblico"!!!
Ringrazio TN ed il suo Direttore Luigi Caricato sia per aver pubblicato il "testo" sulla "Europa dei mercati prevalenti"- attualissimo - di don Tonino Bello che per averci, con esso, concesso la possibilità di estendere il confronto ed il pensiero di don Tonino Bello, santo sacerdote e vescovo tanto caro, non solo, a noi pugliesi.
Donato Galeone
Romano Satolli
06 ottobre 2012 ore 19:11E' stato di una preveggenza eccezionale, inimmaginabile a diversi anni prima dell'entrata dell'euro. Peccato che quella faccia da monsignore (con la m minuscola) del responsabile di questa situazione che stiamo subendo (e vivendo) in Italia, non abbia ascoltato queste parole, pur essendo un baciapile (sicuramente per puro ruffianesimo, non per amore di chi vede e provvede).
Giulio P.
06 ottobre 2012 ore 15:25Gentilissimo Luigi
grazie per aver condiviso con noi questo prezioso documento che si rivela di un attualità impressionante.
Cosa direbbe oggi don Tonino Bello?
Cosa direbbe oggi Papa Wojtyla che tanto si è battuto per un Europa cristiana?
Quanti profeti dovranno venire ancora a dirci questo messaggio?
Cosa dobbiamo fare noi quindi per dare continuità a queste profezie?
Io, lo ammetto, non ho capacità intellettive per poter dire cosa fare ma credo che l'avere noi qui una base comune attorno al quale discutere e cominciare a pretendere che chi ci governa tenga in considerazione ciò che a noi sta a cuore sia molto importante.
Quello che mi preoccupa è che in molti, forse troppi, oggi fanno delle radici cristiane il loro trampolino di lancio, poi, una volta arrivati a ciò che si sono prefissati, farsene un baffo di quei Valori.
Vincenzo Lo Scalzo
06 ottobre 2012 ore 12:48Caro Luigi, grazie per la lettura di un presagio che circolava nei pensieri dei federalisti del MFE, per l'Europa dei popoli e non l'Europa degli stati, ai tempi della mia giovinezza dei vent'anni. E' in mano ai poteri economico-finanziari che hanno accesso al canale privilegiato con la politica e strategia degli stati nazione, sempre in discussione, ripetendo il know how strategico della impostazione di ciascuna nazionalità, che è solo quello che sanno, nella scalata al potere. Nella maturità dei miei ottanta, non posso fare altro che rivendicare le riflessioni ed i propositi degli anni '50 che mi inducevano a fare discorsi e comizi per le elezioni europee di un'assemblea federalista. Da allora ogni politica di parte nazionale è stata personalmente abbandonata e ho con rinnovata fiducia seguito e partecipato dall'esterno alla costruzione ed avviamento della CE.
Da quando la costituzione europea neonata non ha più riconosciuto apertamente le radici originali di questa Europa, ho capito che iniziava da Nizza un nuovo film per la strategia di sviluppo, oggi aperta a cani e porci. Le origini sono state largamente caratterizzate da un comune sentimento e costume "cristiano" che le genti europee hanno diffuso nella loro ripopolazione del pianeta.
Da istriano di nascita, scippato dalla politica attuale croata della libertà di ereditare i modesti beni della mia parte materna di radici, aspetto con orrore che quella "nazione" entri a fare parte della CE..., che oggi arranca lungo una strada che - rinnegando i suoi genitori - si avvia verso il caos della effimera alternanza di poteri e interessi senza alcun comune denominatore di empatia tra i popoli che la costituiscono. Forzatamente siamo per ora guidati a cedere il passo ad altri gruppi coesi che stanno, con la prepotenza dell'emigrazione o della conquista monetaria, condizionandone la modifica del patrimonio delle radici tenute nascoste con vergogna.
La riflessione evangelica ben venga a riprendere voce nelle chiese e nelle piazze, per ricostruire una coscienza e un orgoglio assopito dal doping dell'egoismo o del lusso.
L'Europa cristiana, capace di accoglienza e di convivenza come da oltre 2000 anni ha dimostrato di sapere crescere civilmente e culturalmente, ha un futuro di speranza. Risolta la paura delle guerre fratricide, riconoscendo noi stessi senza paura della verità, potrà, sacrificando alcuni eccessi di prepotenza, ricuperare credito per se stessa e per ogni uomo del mondo che ne voglia condividere scopi, fedi e cultura.
Il sogno europeo non è già infranto, ma potrebbe essere molto vicino a passarlo di mano a nuovi e immeritati piani di potere. Abbiamo poco tempo. La vostra generazione deve rendersene conto, senza subire tentazioni demoniache e droganti.
giovanni breccolenti
06 ottobre 2012 ore 10:48Questa "è" l'Europa dei mercanti non "sembra".Don Tonino ci va leggero,ma ha colto in pieno il grande problema.Mi vorrei soffermare sulla frase "per quello che la nostra moneta sta attraversando".La nostra moneta, quella che rappresenta una nazione con una costituzione,con un insieme di valori,con un esercito non sta attraversando nessun problema semplicemente non c'è piu',ora c'è una moneta,l'euro,che i problemi ce li ha fatti passare e ce li farà passare a tutti noi.
Allora che fare? Scacciare i "mercanti dal tempio" e creare un Europa vera, fatta di ideali e interessi comuni o uscire da questa pseudo Europa che ci ha tolto la sovranità nazionale e la nostra cara moneta?O assistere inerme a questa lenta agonia che tanto lenta comunque non sembra? In tutti i casi lacrime e sangue ma con prospettive decisamente diverse a seconda della strada che si intrapenderà.
Piero Nasuelli
06 ottobre 2012 ore 07:06Il futuro è frutto del presente, il presente è frutto del passato.
Non so chi abbia scritto o detto questa frase. Nel Vangelo Gesù spesso di dice raccogli cio che semini. I problemi nascono proprio dal fatto che troppo spesso i nostri comportamenti "perdono di vista" i valori etici della Cristianità.
Grazie per questa testimonianza, ci fa bene.
Leggere le cronache quotidiane fa "troppo male", per un momento volgiamo lo sguardo in alto verso il cielo infinito. Mi vengono in mente le parole del principe Andrej Bolkonskij gravemente ferito dallo scoppio di una granata nella battaglia di Austerliz e caduto a terra volge lo sguardo al cielo (da Guerra e Pace) : ".. Come mai non l'ho visto prima questo cielo? Come sono felice di averlo finalmente riconosciuto. Si tutto è stoltezza ed inganno, salvo il cielo infinito. Non c'è niente, niente all'infuori di esso. Ma anch'esso non esiste; non c'è nient'altro che la pace, il riposo. Dio sia lodato !.."
massimo occhinegro
07 ottobre 2012 ore 19:48Le parole di Don Tonino Bello sono di grande attualità così come suona di grande attualità il titolo "Casa comune o cassa comune?" ; delle due il rischio concreto, visti i tempi, è che non ci sia nessuna delle due. La prima il cui processo oggi a maggior ragione dovrebbe essere accelerato adeguandosi agli Stati Uniti d'America, è quasi improponibile. D'altronde abbiamo ancora tantissime cose non "armonizzate" come l'IVA europea ad esempio, che istituita fin dal 1993 , ancora crea differenze anche sostanziali di aliquote con frodi conseguenti a livello internazionale. In ambito oleario i singoli Stati ma in particolare l'Italia, non accetta le leggi di emanazione europea ne fa di proprie e noi paghimo con soldi che non ci sono, raschiando il barile. Perviò niente Casa e niente Cassa, o si cambia o si muore.