Editoriali
Pensiero a Km 0
31 marzo 2012 | Luigi Caricato
Il pensiero a Km 0 mi fa pensare a un pensiero con il fiato e lo sguardo corto, senza prospettive di futuro. Resto ogni volta perplesso quando leggo e ascolto le testimonianze di giubilo verso la nuova tendenza imposta da Coldiretti.
Chissà perché, il mio primo pensiero si sofferma sulle automobili a Km 0. Poi si sofferma sull’onda dell’impatto zero di cui tanto si parla con cognizione di causa. E’ il progetto di LifeGate che – come si legge in una loro nota – “calcola, riduce e compensa le emissioni di CO2 generate dalle attività di persone, eventi, prodotti e aziende contribuendo alla creazione e alla tutela di foreste in crescita. Le emissioni di CO2 possono essere compensate anche contribuendo a progetti che sviluppino le fonti rinnovabili o l'efficienza energetica”.
Infine, a parte la CocaCola Zero, è subentrato, a dominare la scena mediatica, l’ormai arcinoto slogan coldirettiano. Arcinoto perchè ormai invade ogni ambito della vita, visto che la tivvù ne cita le presunte virtù ad ogni piè sospinto.
Cosa sia questo Km 0, nei fatti, è difficile però comprenderlo, soprattutto nei beneifici al sistema agricolo. L’intenzione sia bene chiaro è buona e condivisibile: portare il consumatore direttamente dall’agricoltore, ma i criteri sui quali si fonda questo slogan oltre a essere deboli sono pure perversi.
Ora, non si offendano i lettori che fanno parte di Coldiretti. Io amo ciascun agricoltore che fa capo a Coldiretti. E' la dirigenza, semmai, che mal sopporto. Non accetto in particolare il loro modo di pensare, tanto è un pensiero a Km 0, non va lontano, ma è soprattutto il loro modo di agire mi inquieta per gli esiti che ne possono derivare.
Non accetto in particolare certa arroganza strisciante, e penso anche, con grande dolore, allo spirito con cui la Coldiretti era stata invece a suo tempo istituita e messa in campo. Ecco, pensando al passato, credo che oggi siamo molto lontani daelle spinte ideali originarie e fondative.
Torniamo però al Km 0. Leggo per esempio in un comunicato stampa di qualche giorno fa: il vino e l’olio delle colline fiorentine in trasferta a Milano per fine marzo. Ah, grandi oli, grandi vini! Non c'è che dire. C'è un ma, tuttavia. Si tratta di una iniziativa concepita e promossa in seno a "Campagna Amica” da Coldiretti. Fin qui nulla di male. L’idea è bella, lodevole, e l'appoggio in pieno, ma allora, quel tanto osannato Km 0 di cui leggo e sento promuovere in ogni dove è solo una barzelletta!?

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Accedi o RegistratiRomano Satolli
31 marzo 2012 ore 18:53Ha ragione il sig. Preghenella, sono ben altre le battaglie che dovrebbe fare la Coldiretti. Ogni comunicato che esce dai suoi dirigenti sembrano quelli di un'associazione di consumatori. Ce ne sono già tante di esse, nel CNCU e la Coldiretti sta a loro come i cavoli a merenda!
Romano Satolli
31 marzo 2012 ore 18:50Caro Luigi, hai ragione, il tanto decantato Km 0 è diventato un modo di dire che i media, spesso poveri di fantasia (e di vocaboli) usano per qualsiasi cosa, cosi come il termine DOC. Se il buono, il genuino, il fresco, lo si trova solo al Km.0 (che poi ai consumatori spesso costa più del negozio, anche a parità di freschezza), i consumatori del nord Italia non dovrebbero comprare gli agrumi della Sicilia, oppure il nostro export alimentare, dai vini agli oli, dall'orto frutta ai formaggi non dovrebbero incontrare il favore dei consumatori esteri! Se tutti consumatori si affidano solo al Km. 0, i produttori si devono limitare solo al consumatore vicino casa sua?
Giulio P.
31 marzo 2012 ore 08:34Il ragionamento è giusto, ma io mi chiedo cosa centri il fare pubblicità ai prodotti agricoli da parte di un sindacato o almeno una sua costola...? Non sono altri i suoi compiti?
In questi giorni i sindacati agricoli stanno conducendo una battaglia contro l'introduzione dell'IMU in agricoltura, battaglia sacrosanta a mio avviso perchè come si può pensare di far pagare questa tassa a chi possiede/conduce una stalla? Ci vorrebbe una sorte di premio nobel invece, ebbene i protagonisti di questa battaglia che si leggono sui giornali sono Confagricoltura-Cia-Copagri ma non la Coldiretti, perchè? Dove sono? A cosa serve la Coldiretti?
Mi rendo conto che sembrano le domande dell'allieno nella trasmissione di Bonolis ma se Coldiretti nasconde la testa sotto la sabbia noi agricoltori dovremo assolutamente abbandonare questo sindacato. O no?
Vincenzo Lo Scalzo
14 aprile 2012 ore 18:48Luigi,
sono in vena di commenti oggi, dopo una positiva esperienza goduta in Valtellina, in un incontro collettivo tra chi ama il proprio territorio, chi si affaccia alla vita di una maturità cosciente e presente, chi si lascia trasportare dai ricordi di saperi e sapori, chi nsegna e chi studia. Sono stati coinvolti 4 istituti di scuola media superiore per giocare sulla scena di palazzo, di casa, con proprietà e visitatori con la storia centenaria della casa e proprietà, in costume storico, con musica e recitazione, rapporto con arte delle abitazioni e nelle abitazioni selezionate e rese disponibili, nella serenità del pieno rispetto delle cose e delle memorie, senza rincorrere obiettivi di notorietà, ambizione o potere: quasi un sogno? No, queste manifestazioni sono numerose nella penisola, ma non se ne parla perchè manca il veleno della malignità, manca il peccato, manca il colpevole in quanto interessa solo il merito: il merito principale della spontaneità e dell'entusiasmo. Non occorre la folla, basta sapere che queste manifestazioni esistono e sono aperte. Aperte alla società educata, che ha risopetto di se stesso e degli altri, che non cerca l'offesa ma il piacere condiviso. Ogni tanto si legge qualcosa di positivo: oggi si chiama empatia da quando Jeremy Rifkin hà pubblicato volumi e articoli in tutte le lingue principali del mondo perchè empatia oggi ha il significato di quasi simpatia, quasi amicizia, quasi condivisione, quasi divertimento insieme, quasi soddisfazione dei sogni di vita primari, quasi utopia!
E' bella invece l'idea di Km 0, ma tra comunità che dell'empatia facciano la coperta del piacere della condivisione di bisogni primari - cibo ed energia - ovviamente con laprefernza ai prodotti ed alle risorse del territorio o - nella nostra era - accessibile facilmente e con piacere allo stesso. Non contro, ma a favore.
Coldiretti? Dai, non predica bene e razzola male. Nella freddezza dell'inattività può mettere in bilancio tante iniziative positive più che alcuni "versi" stonati. Pensa che nel nostro paese l'abitudine statistica non è quella di studiare i propri compiti e svolgere i compiti nel modo più semplice e positivo, bensì è quella di criticare soprattutto come gli altri svolgano i loro compiti e fare finta di non sentire le critiche sui propri. La discussione e attenzione ovviamente calano il sipario sul più debole e facilmente aggressibile.
Km0 significa per plu (per noi) un vantaggio indiscutibile, se è un piacere farne uso! L'erba del vicino è sempre più verde: o no? Dipende dall'erba, per cui, cerchiamo almeno in questi liberi commenti - se vogliamo mantenerli sinceri - di non universalizzarne la comprensibilità.
Coldiretti non è per definizione la "sede di saggezza dell'agricoltore", un Olimpo insindacabile di "arbitrati" di scelte strategiche. Se ne dovrebbero ricordare i dirigenti, ma anche tutti gli associati senza dilaniarsi tra loro.
Resto del'idea personale che il vino e l'olio delle colline fiorentine, quando chi lo vende ne è fiero per i suoi sapori e valori, sia quasi sempre superiore al 90% dei km 0 concorrenti, escludendo - solo a mio parere - i vini per molte colline piemontesi e gli oli di tante nicche di territorio della penisola che hanno altrettanto merito e valore nel gusto.
Aimo Moroni, Gualtiero Marchesi, altri giovani maestri di cucina e di gusto insegnano, e anche noi impariamo. Ognuno con il suo sapere e gustare, personalmente convincente.