Editoriali
Alla faccia della trasparenza
22 ottobre 2011 | Alberto Grimelli
Gli atti del Parlamento dovrebbero essere pubblici. Tutti, tranne ciò che comprensibilmente è legato a segreti di Stato oppure a attività dei servizi segreti, della difesa, laddove la riservatezza è un dovere.
L'agricoltura è settore tanto sensibile da dover godere di qualche regime speciale di segretezza?
Assolutamente no, quindi le discussioni e gli atti del Parlamento e delle varie Commissioni su argomenti d'interesse agricolo dovrebbero essere pubblici affinchè se ne possa dare conto, informando sulle posizioni delle varie forze politiche, sui progetti di legge, sullo stato di avanzamento dei lavori.
E' sempre così? No, perchè tra i cavilli del regolamento del Senato vi è la possibilità di affidare a un comitato ristretto, formato da un membro di ciascun gruppo parlamentare più il relatore del provvedimento, l'esame di un disegno di legge.
L'idea di affidare a parlamentari esperti della materia oggetto di discussione è positiva, poiché permette un esame tecnico accurato, preciso e puntuale della normativa, se non fosse che le sedute dei comitati ristretti non sono pubbliche e non è possibile accedere ai resoconti e agli atti di tale gruppo di lavoro.
Alla faccia della trasparenza e del coinvolgimento dei cittadini alla vita pubblica.
Nello specifico i provvedimenti in esame, per cui la Commissione agricoltura del Senato ha deciso che sia un comitato ristretto a occuparsene, sono molto importanti per il settore perchè riguardano lo snellimento degli adempimenti a carico delle aziende agricole per assunzioni, denunce Inps, elenchi trimestrali, adesione al Sistema di tracciabilità dei rifiuti (Sistri), sorveglianza sanitaria e controlli amministrativi. In più la possibilità che la denuncia di inizio attività ai fini igenico-sanitari sia assolta direttamente tramite il Sian, che le vendite e affitti delle quote latte siano assoggettate all'Iva del 10%.
Per quale ragione tali argomenti dovrebbero essere discussi solo a porte chiuse? Vi è una sola plausibile motivazione. Il fatto che i parlamentari, nel comitato ristretto, si possono sentire più liberi di discutere l'argomento senza che l'attuale esacerbata conflittualità politica, e il rispettivo gioco delle parti, venga a prevalere. Niente urla e accuse reciproche a beneficio di cronisti e telecamere ma una seria e pacata, almeno così si spera, discussione tecnica.
Un artificio pragmatico affinchè i lavori possano procedere più speditamente e magari con maggiore accuratezza e scrupolo, sacrificando però la trasparenza.
E' un sacrificio ragionevole?
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