Editoriali

IL FRONTE DEGLI INDIFFERENTI

22 gennaio 2005 | Luigi Caricato

“Teatro Naturale” anno terzo. E’ una bella sfida, dura e impervia, ma con grandi soddisfazioni. Le lettere di plauso che ci sono giunte in questi mesi di instancabile lavoro ci rendono quanto mai festosi, ma non ci bastano: abbiamo bisogno di un’adesione concreta. I progetti non si fermano solo alle idee, hanno necessità di essere sostanziati e sostenuti attraverso un gesto autentico di presenza: reale, non illusoria.

Internet è un sistema di comunicazione efficace e libero, un canale di espressione che garantisce a una comunità di lettori di ritrovarsi intorno a delle idee e di muovere le proprie battaglie di civiltà. Però non si vive d’aria, lo sanno tutti: occorre andare oltre e agire ciascuno nel proprio mondo.

Il gesto autentico di concretezza si chiama senza tanti fronzoli sostegno, anche economico, a un progetto, quindi adesione piena, realistica e virtuosa: occorre – lo ripeto – agire, senza sottostare alle dinamiche consuete del “lasciar perdere”, tanto “se ne occuperanno gli altri”, “perché impegnarci solo noi”.

Il sostegno di cui parlo dovrà essere circolare, non può assolutamente rimandare a un’unica direzione, da una parte gli attori, dall’altra gli spettatori. Il pensiero va formulato ogni giorno e reso operativo in ogni nostra azione; e in tutto questo atteggiamento da assumere per il rilancio dell’agricoltura vi deve essere un mutuo sostegno, un senso di grande reciprocità. Le battaglie vanno mosse insieme.

Fare gli agricoltori è difficile, noi siamo ben consapevoli di questo. Siamo qui non casualmente, a fare l’altra agricoltura, quella che si svolge e si delinea attraverso il pensiero e l’esercizio della scrittura. Ma l’altra agricoltura siete anche voi: nessuno è escluso dal ruolo di sollecitatore di idee. Le Istituzioni e i vari organismi che si occupano di agricoltura, alimentazione e ambiente dovranno sentire la pressante presenza di chi vuole cambiare il corso delle cose. Tutti si lamentano, quindi c’è una forte esigenza di cambiamento: ma allora occorre agire, non solo limitarsi alle lamentazioni.

E’ un lavoro nobile anche questo, non si può pensare di costruire qualcosa di solido senza che vi sia un appoggio strutturale esterno alla propria attività professionale, senza che vi sia un sostegno che si apra al pensiero, senza che vi sia una progettualità.
Non tutti comprendono l’esigenza di “fare” l’altra agricoltura, anzi spesso si sottovaluta tale funzione nella organizzazione generale delle cose.
Le conseguenze dell’immobilismo imperante si vedono: l’agricoltura resta un settore debole dell’economia, un settore che non ha alcun peso nelle decisioni più importanti e decisive del Paese.

In un contesto così difficile l’assenza di un pensiero porta al disastro. E’ un processo lento ma inesorabile. A qualcuno forse basteranno le sussistenze offerte dalle Istituzioni, le caramelline che addormentano le coscienze e bloccano ogni voglia di manifestare e reagire allo stato delle cose. Hanno forse paura costoro?

“Teatro Naturale” si rivolge pertanto agli agricoltori che vogliono cambiare corso alla realtà in cui sono abituati a sopravvivere. Sul nostro settimanale si prendono posizioni chiare, ci si espone, si lotta perfino.
Se a qualcuno piace stare dalla parte degli indifferenti si sentano pure liberi di fare quel che riterranno più opportuno - tanto c’è sempre un sostegno che arriva in soccorso all’ultimo momento e un amico politico dai modi spicci (“tu mi voti, io ti gratifico nei momenti più difficili”) - ma noi no, abbiamo altri propositi.

Noi, con l’adesione di chi ci approva, siamo proiettati altrove.
Vi chiedeterete forse se abbia senso tutta questa mobiltazione?
Vi chiederete se non siamo forse degli inattuali, dei donchisciotte del nuovo millennio?
Interrogativi giusti, ma alla fine si tratta di scegliere.

L’idea di una rivista di pensiero, prima ancora che di informazione, è una formula nuova in agricoltura. Da noi non esistono preclusioni, tutti possono esprimere il bianco, il nero e il grigio. C'è soprattutto una libertà e un’autonomia dai poteri forti e oscuri che non è poi così frequente in giro. Ecco perché occorre un sostegno pieno.

La libertà va avvertita come un valore. Resta dunque da scegliere se far parte del fronte di chi si attiva a mutare corso a un’agricoltura morente, o far finta di niente e schierarsi dall’altra parte, quella in cui persiste il fronte degli indifferenti.
E’ un impegno oneroso. Noi siamo scesi in campo a testa alta. Il nostro dovere lo stiamo compiendo. Un sentito grazie dunque per chi ci ha seguito in questi mesi, approvando lo spirito del nostro lavoro e impegnandosi in prima persona ad agire per il cambiamento. Grazie di cuore.