Editoriali

Ogm: i nodi vengono al pettine

19 febbraio 2011 | Alberto Grimelli

Nella lista dei pro e contro ogm restano due problemi insoluti: la contaminazione accidentale e la questione brevetti.
Se gli studi sull'impatto ambientale degli organismi geneticamente modificati e i loro effetti sulla salute umana sono oggetto di studi spesso controversi, tali che difficilmente si può esprimere un giudizio conclusivo e concludente, se la brevettabilità del genoma di qualunque essere vivente, ancorchè modificato, impone serie riflessioni etiche, morali, oltre che socio-economiche, sarà l'attualità a imporre le priorità nel dibattito.

Ecco perchè, probabilmente entro poche settimane, sentiremo di nuovo parlare di contaminazione accidentale, di diritti degli agricoltori anti-ogm, della possibilità di sviluppare realmente filiere ogm free, di pollini che volano, girano e “inquinano”.

Tutto nasce da un processo, attualmente in dibattimento, perchè un apicoltore tedesco con terreni a poche centinaia di metri da un campo sperimentale coltivato con Mon810, ha scoperto che il suo miele conteneva polline ogm.
Ritenendo che la presenza di residui di mais geneticamente modificato avesse reso i suoi prodotti
apistici inadatti alla commercializzazione e al consumo, l'apicoltore ha avviato taluni
procedimenti giudiziari contro il Land della Baviera, proprietario dei terreni e titolare della sperimentazione, dinanzi alle autorità giudiziarie tedesche. Il tribunale tedesco ha chiesto aiuto alla Corte di Giustizia europea, formulando il seguente quesito: la presenza di polline di mais geneticamente modificato in tali prodotti apistici costituisce un’”alterazione sostanziale” di questi ultimi, cosicché la loro immissione in commercio dovrebbe essere soggetta ad autorizzazione? Ovvero il miele dell'apicoltore è ogm o no?
L'avvocato generale della Corte di Giustizia europea, nelle sue conclusioni, rileva che la presenza involontaria nel miele, anche in minime quantità, di polline della varietà di mais Mon810 ha per conseguenza che tale miele dev’essere soggetto ad un’autorizzazione all’immissione in commercio. A tale proposito, il fatto che il polline di cui trattasi provenga da un ogm autorizzato all’emissione deliberata nell’ambiente e la circostanza che taluni altri prodotti derivati da tale ogm possono essere legalmente commercializzati come prodotti alimentari non sono determinanti in quanto il miele che contiene tale polline non è stato oggetto di autorizzazione conformemente al regolamento n. 1829/2003.

Sebbene le conclusioni dell'avvocatura generale non siano vincolanti per la corte, la sentenza creerà un precedente di notevole impatto.
Se infatti la corte sceglierà di andare contro il parere dell'avvocatura, tutti i prodotti alimentari contaminati accidentalmente non saranno soggetti ad autorizzazione e perderebbe di efficacia l'impianto normativo europeo, rendendo assai difficoltosa la creazione di filiere ogm free, oltre che minando la fiducia del consumatore che potrebbe interpretare la sentenza come un sostanziale via libera indiscriminato al transgenico in Europa.
Se, viceversa, la corte si pronuncerà secondo l'interpretazione rigoristica dell'avvocatura generale, ferma restando la responsabilità del produttore nell'immissione in commercio di un alimento secondo le disposizioni vigenti, è chiaro che l'annosa questione della coesistenza assumerebbe tutt'altro significato. Secondo il principio che la libertà di ciascuno finisce dove inizia quella degli altri, la libertà dei contadini che vogliono coltivare ogm dovrebbe cessare se mettesse a rischio la libertà di pari, per diritti, imprenditori agricoli di ottenere produzioni ogm free.
Comunque si pronuncerà la corte sarà un verdetto storico, che farà scuola, e che non potrà non contribuire a delineare la nuova politica dell'Unione europea sul transgenico.

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