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Nuove frontiere olivicole: l'est marocchino vuole crescere
Rappresenta il 10% dell'olivicoltura nazionale ma già il 60% del suo olio è estratto con impianti moderni e la produzione sale, fino a 30 quintali di olive a ettaro per gli oliveti irrigati
04 febbraio 2014 | R. T.
Nella regione orientale del Marocco la produzione di olive dovrebbe raggiungere quest'anno le 111 mila tonnellate, in crescita del 10% rispetto all'anno precedente.
Una crescita dovuta all'aumento della produttività degli oliveti che ha raggiunto le 2,98 tonnellate per ettaro in quelli irrigati contro i 6 quintali di quelli in asciutto. La precedente campagna i valori erano rispettivamente di 2,4 tonnellate e di poco più di 5 quintali.
In quest'area del Marocco la produzione di olive viene destinata in gran parte alla produzione di olio (67%) e il 9% è autoconsumo.
Nella regione il numero di frantoi è molto elevato, 478 impianti tradizionali e 82 frantoi moderni. 5183 tonnellate di olio d'oliva vengono dagli impianti moderni, rappresentando questi il 60% della produzione.
Un progresso che è stato possibile anche grazie ai notevoli investimenti pubblici, attraverso il piano verde per l'agricoltura voluto dal governo marocchino che ha indirizzato gli sforzi economici soprattutto sull'acquisizione di tecnologia e di know how, attraverso corsi di formazione ambientale, per arrivare a un prodotto che rispettasse gli standard internazionali ma anche favorendo una maggiore remunerazione dell'olio anche attraverso una maggiore resa di estrazione.
La regione orientale del Marocco è una nuova Andalusia in nord Africa. Si è passati da 57 mila ettari olivetati del 2007 ai 91 mila del 2013, con un incremento del 60%. L'olivicoltura rappresenta quasi il 70% della frutticoltura locale e ormai l'area è arrivata a rappresentare il 10% dell'olivicoltura marocchina.
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