Formazione
SCUOLE D'ITALIA, MIGLIARDI: “MOLTE LE STRUTTURE INADEGUATE. MANCA UN PIANO DI RIEDIFICAZIONE”
Nostra inchiesta sugli Istituti secondari superiori a indirizzo tecnico e professionale. Questa settimana gli alberghieri, gli agrari la prossima. Lo stato delle cose tra passato, presente e futuro. Scuola da bocciare o promuovere?
20 settembre 2003 | Luigi Caricato
Anche se abitualmente piuttosto trascurato, non câè ragione di ritenere di scarsa importanza il tema della formazione scolastica; anzi. Le scuole secondarie superiori, in particolare, costituiscono un momento centrale per la preparazione dei vari ambiti professionali.
In occasione dellâinizio del nuovo anno scolastico, âTeatro Naturaleâ ha voluto indagare intorno a un mondo purtroppo ritenuto a torto marginale, o comunque inessenziale. Sì, perché lâistruzione pubblica ha perso nel corso degli anni di mordente, e talvolta non sembra essere neppure un luogo privilegiato, deputato alla cultura e alla formazione professionale. Si ha lâidea, semmai, di trovarsi in un contesto anomalo, più simile a uno dei tanti macchinosi enti istituzionali, mossi da unâinerzia spaventosa. Questo, almeno, è ciò che si percepisce dallâesterno. Piaccia o no, la sensazione è questa.
Sarà proprio così? O, al contrario, le nuove intenzioni che animano lâattuale ministro Moratti hanno dato il via a un ribaltamento della situazione di crisi in cui si era via via precipitati?
Eâ un bellâinterrogativo. Urge una sollecita e particolareggiata risposta. Nella nostra inchiesta abbiamo deciso di contattare alcuni rappresentanti di diversi istituti ubicati in varie zone dâItalia.
Iniziamo da subito con lâIstituto alberghiero di Cortina dâAmpezzo, ovvero lâIpssar facente parte del Polo Valboite. Lo abbiamo fatto per il tramite dellâottimo professor Marco Migliardi, docente di Italiano e Storia, nonché responsabile dellâIstituto. Abbiamo precisato ottimo con cognizione di causa, perché ci ha veramente sorpreso per la passione e la competenza con cui affronta il lavoro. Ottimo perché ci ha fornito oltretutto risposte che esprimono in pienezza una serietà professionale che non sempre, va detto, si scorge nel panorama scolastico italiano. Ciò, senza nulla togliere ovviamente ad altre eccezioni. Di insegnanti bravi che con il proprio impegno riescono a fornire risultati impareggiabili ve ne sono tanti, benché la società non li abbia mai tenuti nella dovuta considerazione. Purtroppo lâistituzione scolastica nel suo insieme non è tuttavia rappresentata da quella che noi riteniamo essere solo una minoranza. Soprattutto se ci riferiamo in via esclusiva alle scuole di ordine tecnico e professionale, non certo impropriamente ritenute un âparcheggioâ di studenti senza alcun interesse per lo studio, una sorta di refugium peccatorum per chi attende il diploma quale lasciapassare per un futuro professionale non sempre brillante. La scuola auspicata da Teatro Naturale deve essere in grado di formare realmente le nuove generazioni, senza che vi sia quellâinsostenibile pastoia che impedisce agli istituiti tecnici e professionali di decollare. Eâ ora di finirla, a nostro parere con le scuole-diplomificio. Ma leggiamo, intanto, quanto dichiara il professor Migliardi. Lâappuntamento è per la prossima settimana, con le interviste ai rappresentanti degli istituti a indirizzo agrario.
Intervista a Marco Migliardi
POSSIAMO RITENERCI UNâISOLA FELICE
- Professore, rispetto a un recente passato, fatto di grandi incertezze ed evidenti lacune, le scuole a indirizzo tecnico e professionale sono oggi in grado di preparare giovani provvisti di un buon bagaglio di competenze operative da inserire nel mondo del lavoro?
- Dal nostro osservatorio di confine, siamo a 30 km dallâAustria e a 15 dalla Provincia autonoma di Bolzano, non si vivono con molta partecipazione le vicissitudini romane e ministeriali, per cui le incertezze del passato, che forse in altre aree sono state vissute con maggior ansia e preoccupazione, nella nostra piccola scuola non hanno avuto molto riscontro, anche perché la realtà turistica locale non se ne è accorta e per anni ha continuato a crescere e a svilupparsi di concerto con la scuola alberghiera. Certamente dalla metà degli anni Novanta si è visto un atteggiamento nuovo nellâistruzione professionale, un maggior coinvolgimento degli enti locali, un più stretto rapporto con gli operatori e i professionisti del settore e questo ci ha consentito di monitorare in itinere la preparazione dei nostri studenti, mediante attività di stage, di tirocinio e di alternanza scuola-lavoro fin dal secondo anno di scuola superiore. Lâingresso nella scuola a vario titolo (docenti, esperti esterni, docenti terza area, tutor di stage,â¦) degli operatori turistici ha permesso anche una più stretta collaborazione con il mondo del lavoro con proficui e reciproci scambi di idee che hanno portato a un indubbio sviluppo della scuola, ormai del tutto interagente con le istanze e la cultura della realtà locale, e ad un miglioramento e arricchimento dellâofferta formativa. Alcune incertezze nascono invece oggi e sono legate alle incognite della Riforma della scuola che non chiarisce molti aspetti legati al mondo degli istituti professionali: la riduzione da 5 a 4 anni di corso, il passaggio delle competenze alle Regioni, la Laurea per tutti gli insegnanti (compresi gli Itp) sono aspetti che ci lasciano interdetti e profondamente preoccupati circa il futuro di questo settore della Pubblica Istruzione.
- Perché, per alcuni decenni, lâistruzione tecnica e professionale è stata sottovalutata perfino dalle stesse istituzioni di riferimento?
- Concordo solo in parte con questa affermazione. Se è vero che a livello concettuale la scuola italiana è il solo Liceo (direi quasi, il solo Liceo Classico, a giudicare dalle interviste e dalle competenze che mostrano molti politici sulla scuola pubblica italiana) e che quando a livello politico si parla di programmi da modificare o di libri di testo da rivedere si fa sempre e solo riferimento a quelli dei Licei, retaggio forse dellâatavico privilegio che la nostra cultura latina ha sempre affidato alle Humanae Litterae, è anche vero che la scuola professionale, a parte qualche area di emarginazione, ha sempre goduto di sufficienti risorse che purtroppo in questi ultimi anni si vanno sempre più assottigliando. E se molte scuole professionali hanno ancor oggi strutture inadeguate, soprattutto a livello edilizio, per la mancanza in Italia di un grande piano di riedificazione scolastica che invece si è realizzato in Francia con ottimi risultati, occorre pur dire che mediamente i livelli qualitativi dei nostri laboratori e la ricchezza delle dotazioni sono generalmente nella media europea.
- La scuola in cui lei opera ha intrapreso nuove soluzioni per incentivare la partecipazione dei ragazzi al momento formativo?
- Noi abbiamo puntato molto sugli stage mirati, soprattutto allâestero, che sono fortemente incentivanti per gli allievi e molto gratificanti sul piano professionale. Abbiamo lavorato anche molto sui Progetti Europei che agevolano scambi e mobilità di studenti e insegnanti, soprattutto nellâambito dei Progetti Socrates, di cui siamo referenti di area, e Leonardo. In questo modo ci siamo potuti confrontare a tutti i livelli con le altre realtà scolastiche europee, collaborare insieme alla stesura di testi multilingua, e incentivare negli studenti lo studio e lâapprendimento delle lingue straniere. In questo campo stiamo cercando di sostituire dal prossimo anno scolastico i viaggi di istruzione con soggiorni quindicinali di studio in Inghilterra, contando sulla preziosa collaborazione di alcuni docenti londinesi i quali, a titolo pressoché gratuito, si sono assunti lâonere organizzativo in loco.
Anche la partecipazione degli allievi a concorsi nazionali e a corsi di formazione esterni li ha incentivati a puntare di più sulla loro professionalità e ad investire maggiormente sul loro curriculum di studi e professionale.
Infine, la fortuna di vivere in una zona a forte vocazione turistica offre talmente tante possibilità di lavoro qualificato che anche dal punto di vista economico i nostri allievi ottengono gratificazioni non indifferenti; anchâesse, da un certo punto di vista, risultano certamente incentivanti.
- Ritiene soddisfacenti le strutture e il materiale a disposizione della scuola per le necessità formative degli studenti?
- Tutto sommato possiamo ritenerci unâisola felice. Siamo una piccola scuola di soli ottanta alunni, appartenente ad un polo scolastico di sei istituti, ma avremo dal prossimo anno scolastico dei nuovi laboratori di Cucina, Sala-Bar e Ricevimento molto ampi, con strutture senzâaltro adeguate e moderne. Fino ad oggi abbiamo svolto le nostre esercitazioni nelle cucine di un albergo cortinese, certamente non amplissime, ma con strutture sufficienti allâutilizzo scolastico. Anche per quanto riguarda il settore informatico abbiamo un rapporto PC/Allievi di livello finlandese o californiano, anche se alcune macchine cominciano ad essere un poâ vecchie. Quello della rapida obsolescenza delle apparecchiature informatiche è infatti un serio problema per molte scuole che non riescono, e da un certo punto di vista non debbono neanche, restare al passo delle logiche commerciali che imporrebbero lâupgrade sistematico, pressoché annuale, di software, S.O. e di conseguenza delle macchine.
- Quale disciplina, non prevista dallâordinamento scolastico, vorrebbe che fosse insegnata? E perché?
- La disciplina di cui forse si sente più la mancanza nel settore ristorazione è âAnalisi e valutazione delle materie primeâ. Eâ talmente importante per un operatore del settore saper valutare la qualità delle materie prime, sapere effettuare le scelte, saper trattare con i fornitori che nella nostra scuola abbiamo inserito questa materia con progetto interno di istituto per il prossimo anno scolastico, nellâambito orario concesso dallâautonomia scolastica.
Pensiamo che anche un insegnamento di educazione alimentare possa essere importante e non solo nelle scuole ad indirizzo professionale.
Infine ritengo che andrebbe incentivato maggiormente lo studio delle lingue straniere, soprattutto nei professionali alberghieri e nei Tecnici del Turismo, mediante esperienze di studio allâestero co-finanziate da Ministero o Enti Locali. Il gap dei nostri studenti in questo campo nei confronti dei loro colleghi europei è spaventoso e anche lâattenzione a livello politico sembra molto scarsa, se si pensa che prima degli attuali programmi (Progetto â92) si studiavano nel settore Ricevimento tre lingue straniere per un totale di 15 ore settimanali; oggi le lingue studiate sono due per sole sei ore settimanali complessive.
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