Economia
Bassi prezzi per l’olio di oliva europeo e i volumi commercializzati esplodono

I dati del commercio dell’olio di oliva diramati dalla Commissione europea indicano crescite importanti in volume nei primi mesi della campagna olearia. Le scorte dovrebbero essere sufficienti ma si rischia di sottostimare le vendite
05 giugno 2025 | 16:00 | T N
Con l’abbassamento dei prezzi degli oli di oliva, specie in Tunisia e in Spagna, nei mesi di dicembre 2024 e poi da gennaio 2025, la reazione del mercato sia interno europeo sia sul fronte dell’export è stato immediato, con una crescita sensibile, anche in mercati chiave come gli Stati Uniti.
Partiamo però dal commercio interno all’Europa, secondo i dati diffusi dalla Commissione europea il 28 maggio, e relativi al periodo ottobre2024-febbraio2025.
I volumi totali scambiati sono stati pari a 438 mila tonnellate, in crescita del 28,6% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
L’Italia è stata leader nelle importazioni, avendo acquistato 117 mila tonnellate di olio spagnolo, 50 mila tonnellate di olio greco e 25 mila tonnellate di olio portoghese, per un totale di 192 mila tonnellate in cinque mesi. Praticamente un ritmo di 38 mila tonnellate al mese di importazioni che porterebbe a un totale di 456 mila tonnellate di olio importato in 12 mesi.
A sorpresa il secondo Paese europeo che ha importato più olio di oliva dagli altri è la Spagna che ha acquistato quasi 73 mila tonnellate dal Portogallo.
E’ quindi un mercato interno vivace ma certamente condizionato dalla ricerca di olio a basso costo. Basti pensare, infatti, che nei primi cinque mesi della campagna olearia il Portogallo, che aveva i prezzi più bassi all’inizio della stagione, ha venduto 102 mila tonnellate di olio (quasi il 60% della propria produzione). Nello stesso periodo la Grecia ha esportato solo 62 mila tonnellate di olio (circa 25% della propria produzione). Nel commercio intra-europeo l’Italia si piazza buon ultima con sole 46 mila tonnellate commercializzate (19% della produzione).
Anche a guardare l’export i dati di vendita sono positivi con un +15% nei primi sei mesi della campagna olearia (ottobre 2024-marzo 2025).
Boom dell’export in Canada e Cina che hanno importato rispettivamente 15 e 9 mila tonnellate di olio europeo, con crescite del 42 e 55%. La crescita percentuale maggiore, però, la fa registrare l’Australia con un +75% con 16 mila tonnellate di importazione.
Il più grande importatore mondiale di olio di oliva, gli Stati Uniti, hanno visto crescere i volumi importato del 12% a 128 mila tonnellate, facendo prevedere un ritorno dei volumi commercializzati ben superiori alle 250 mila tonnellate.
Nel complesso la Commissione europea continua a stimare stock finali, a fine settembre, particolarmente elevati a 463 mila tonnellate ma, se i flussi commerciali continueranno con questa intensità, specie sul fronte dell’export, è probabile si supereranno agevolmente le 755 mila tonnellate previste. Una previsione che, tuttavia, non spaventa gli operatori che vedono in arrivo un’ottima campagna olearia in tutto il Mediterraneo.
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