Economia
L’Italia ha importato 106 mila tonnellate di olio di oliva in tre mesi

Da ottobre a dicembre 2024, l’Italia ha importato la metà della propria produzione nazionale di olio di oliva, destinata soprattutto a un mercato estero in crescita. L’Europa sempre più dipendente dall’olio tunisino
17 aprile 2025 | 17:00 | Alberto Grimelli
Il recente report della Commissione europea sul mercato dell’olio di oliva, datato 15 aprile, getta luci e ombre sullo stato di salute del comparto.
In chiaroscuro i dati sull’export di olio di oliva dall’Europa da ottobre 2024 a gennaio 2025. In quattro mesi l’export è tornato sopra le 200 mila tonnellate, dopo essere sceso a 189 mila nello stesso periodo della scorsa campagna olearia, con un trend favorevole +5,7%.
Analizzando però i dati in profondità spicca però il segno negativo (-4,8%) degli Stati Uniti, addirittura il -28% del Brasile e il -5,4% del Regno Unito. E’ soprattutto l’export verso una pluralità di piccoli importatori, che complessivamente hanno valso 60 mila tonnellate, ad aver salvato i conti UE.
Non è quindi il tempo né per gioire di risultati straordinari né di disperarsi per dati e prospettive sotto le attese. E’ certo un periodo di grande incertezza, anche legata ai dazi di Trump, che prevede un riasstestamento del mercato olivicolo-oleario dopo due anni di forti scossoni e turbolenze.
E’ invece certo che l’Unione europea non può più prescindere dall’olio di oliva tunisino.
Se infatti per l’ottavo anno di fila, e con una campagna olearia mediamente abbondante, la quota di 56 mila tonnellate di olio di oliva tunisino a dazio zero è stata raggiunta in poche settimane, è evidente che la necessità di questa fonte di approvvigionamento per il mondo industriale tanto italiano quanto iberico.
La Tunisia è quindi un player con cui il mondo della produzione nazionale dovrà fare i conti stabilmente nei prossimi anni, con una crescente attenzione a che la disorganizzazione di quel mercato porti a un dumping nei confronti dell’olivicoltura europea.
E proprio in Europa si delineano le posizioni e le linee di approvvigionamento all’interno dei confini comunitari.
Nel periodo ottobre-dicembre 2024, l’Italia ha acquistato 106 mila tonnellate di olio di oliva, praticamente la metà della produzione nazionale. I fornitori principali sono stati la Spagna con 58 mila tonnellate, la Grecia con 29 mila tonnellate e il Portogallo con 18 mila tonnellate. Proprio importazioni così abbondanti da quest’ultimo Paese sono la vera novità dell’annata, dovuta soprattutto ai prezzi molto convenienti di inizio campagna olearia, anche se con oli con alcuni problemi di regolarità analitica. Le importazioni dal Portogallo, quindi, sono servite soprattutto ad abbassare i prezzi dei blend da mettere in commercio tra la fine del 2024 e il primo scorcio del 2025, prima dell’arrivo in massa dell’olio tunisino che, in certi momenti, è arrivato in Europa a 2,8 euro/kg.
Significativo, per le stesse considerazioni precedenti, il boom delle importazioni di olio portoghese in Spagna, per 51 mila tonnellate. In un periodo iniziale della campagna olearia con stock ai minimi in Spagna, l’olio portoghese a basso prezzo da oliveti superintesivi è risultata una scialuppa di salvataggio utile per soddisfare le esigenze del mercato.
Nel complesso è possibile asserire che, nei primi mesi della nuova campagna olearia, il mercato si è mosso alla ricerca dell’olio al prezzo più conveniente, indipendentemente dalla qualità. Un notevole salto all’indietro nel tempo che fa temere per i trend nella prossima campagna olearia.
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