Economia
IN ATTESA DELLA SENTENZA DEFINITIVA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUUROPEA, CONTINUA A FAR DISCUTERE L'IRAP
Incompatibile con la normativa comunitaria, sarebbe addirittura vietata. La questione rimane tuttavia aperta. Non si può immaginare un cambio repentino dell'intero sistema di finanziamento regionale
18 marzo 2006 | Mena Aloia
Ad otto anni dal suo debutto lâIrap continua a far discutere.
Il 14 marzo, l'avvocato generale della Corte di giustizia europea del Lussemburgo, Christine Stix-Hackl, ha depositato le conclusioni in merito alla causa che vede lâimposta regionale sulle attività produttive (IRAP) incompatibile con la normativa comunitaria.
Lâavvocato generale ha dichiarato che lâimposta Irap è vietata dalla sesta direttiva UE.
Ora si aspetta la sentenza definitiva della Corte di giustizia Ue che potrebbe essere emessa a ridosso dellâestate.
Eâ bene però ricordare che le dichiarazioni dellâavvocato generale non sono vincolanti per i giudici della Corte. La questione è quindi ancora aperta, ma appare verosimile che anche la Corte ritenga lâIrap incompatibile con la sesta direttiva Iva.
In merito agli effetti di una eventuale sentenza di incompatibilità , lâavvocato Stix-Hackl propone che essi si producano alla scadenza dellâesercizio tributario nel corso del quale la corte si pronuncerà .
"Non si può immaginare realisticamente -ha dichiarato lâavvocato- che le autorità italiane cambino il loro intero sistema di finanziamento regionale da un giorno all'altro".
Effetti sul passato ci potrebbero essere solo per chi ha presentato ricorso entro il 17 marzo 2005.
Questa è la data in cui il precedente avvocato generale Jacobs era intervenuto per la prima volta sulla questione facendo emergere una concreta probabilità di incompatibilità .
Quindi sarebbe giusto ritenere le azioni legali promosse dopo il 17 marzo 2005 di carattere potenzialmente speculativo pertanto escluse da eventuali rimborsi.
Al di là , comunque, del tempo che verrà concesso allo Stato italiano per adeguarsi, la cosa che ad oggi risulta difficilmente prevedibile è il come il governo deciderà di adeguarsi.
E poi, quale governo avrà questo compito?
Il governo che ha introdotto lâIrap nel 1997 e che evidentemente la riteneva giusta, o lâattuale governo che ritiene questa imposta âuna follia della prima finanziaria di Prodiâ (Tremonti), ma che in tanti anni non ha provveduto ad un suo miglioramento?
Miglioramento ritenuto da più parti necessario anche qualora la Corte di giustizia europea dovesse âassolvereâ lâimposta regionale sulle attività produttive.
Eâ mia opinione che il vero problema di questo strumento, tra i più innovativi e contestati del sistema tributario italiano, è lâaver ignorato lâaspetto âpsicologicoâ del contribuente.
Per discutere tale aspetto è utile richiamare qualche dato.
LâIrap venne introdotta nel 1997 (con effetti per la prima volta sui redditi del 1998) come tributo regionale per il finanziamento della spesa sanitaria. Contestualmente vennero aboliti i contributi
sanitari, la tassa sulla salute, lâimposta patrimoniale sulle imprese, la tassa di concessione governativa sulla partita Iva, lâIlor e un tributo locale, lâIciap. Tutto questo nel rispetto del vincolo dellâinvarianza del gettito complessivo. Invarianza del gettito, ma non della categoria di contribuenti poiché furono sostituite imposte eterogenee tra loro.
LâIrap grava sulle persone fisiche e giuridiche con un'aliquota di base pari al 4,25% del valore della produzione netta derivante dall'attività esercitata nella regione. L'aliquota può variare nella misura di un punto percentuale da regione a regione.
Schematizzando, la base imponibile Irap è:
+ Reddito imponibile Irpef
+ costo del personale
+ costo dei soggetti para-subordinati e occasionali
+ interessi passivi
- proventi straordinari (plusvalenze da cessione dâazienda)
Ed è su questâultimo aspetto che il tributo è risultato molto impopolare.
Punto primo, lâIrap non è deducibile dallâIrpef. Il contribuente paga, in pratica, le imposte su unâimposta.
Punto secondo, la base imponibile comprende anche i redditi da lavoro e gli interessi pagati sul debito e, di conseguenza, lâimposta è dovuta anche da imprese in perdita o fortemente indebitate.
Eâ forte qui la sensazione che si stia colpendo la voglia di fare impresa.
Vero è che se si fosse deciso di rendere lâIrap deducibile e se si fosse ridotta la base imponibile si sarebbe, necessariamente, dovuta aumentare lâaliquota media, sempre per rispettare il vincolo dellâinvarianza del gettito complessivo. Ma, forse, il contribuente, avrebbe accettato più facilmente unâaliquota maggiore sui redditi prodotti che unâimposta calcolata sui costi di gestione di unâattività .
Le conclusioni dellâavvocato generale europeo arrivate in piena campagna elettorale sono servite a riaccendere il dibattito e a renderlo nuovamente attuale.
Dalle ultime dichiarazioni dei due leader sembra inevitabile una sua modifica, ma nulla di più concreto ci è dato sapere. A dir il vero entrambi parlano di una riduzione, ma essendo, ribadisco, in campagna elettorale, è più saggio aspettare.
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