Cultura

Il lato oscuro del piacere. E' attrazione fatale

Il suo colore è scuro, nero e lucido. Al tatto è duro, tenace e resistente. Poche cose al mondo riescono ad accendere tutti i cinque sensi in un’appassionata sinfonia del piacere. E lui - ci assicura Paola Cerana - possiede questa misteriosa virtù

24 luglio 2010 | Paola Cerana

Choco bouche

Poche cose al mondo riescono ad accendere tutti i cinque sensi in un’appassionata sinfonia del piacere. E lui, per me, possiede questa misteriosa virtù: sa solleticare sensazioni forti e contrastanti, coinvolgendole in un concerto eccitante e inconfondibile. Lo riconoscerei tra mille, persino ad occhi chiusi!

Il suo colore è scuro, nero e lucido come l’ebano africano in una notte senza luna, dalla grana preziosa, compatta e fine; al tatto è duro, tenace e resistente ma docile e arrendevole quando viene solleticato dal desiderio; l’aroma è un effluvio denso e penetrante, che rimanda a misteri di terre lontane e risveglia istinti primordiali; il gusto è un’onda calda e persistente, una dolce carezza che scivola in un sentore sempre più amaro, ruvido e pastoso; infine, il suo sottile frantumarsi riecheggia come la bacchetta di un direttore d’orchestra, che prolunga un crescendo ritmico sensuale verso l’inesorabile amplesso melodico.

Se lui fosse una sinfonia, sarebbe certamente il Bolero di Ravel, da gustare ad occhi chiusi, così incalzante e coinvolgente da desiderare non finisca mai. In realtà, non sto parlando di un brano musicale erotizzante, né di un’allusiva danza rituale ma del cioccolato più sublime che abbia mai assaggiato. Amaro al 99%, dal carattere forte e deciso, seducente corruttore e diabolico tentatore. Una sferzata di energia che scatena il piacere e invita alla perdizione.

Certo, non è un tipo facile lui. Ha una struttura complessa e raffinata che non asseconda tutti i gusti e, forse, è proprio questa sua personalità sofisticata a renderlo oggetto di desiderio da parte dei palati più esigenti. Alcuni intenditori consigliano di corteggiarlo gradualmente, piano piano, educando il gusto a cominciare da un’amarezza pari al 50%, poi al 65, fino all’80. Dopo di che, forse, si è in grado di affrontare con consapevolezza l’eccellente squisitezza del cioccolato amaro al 99%.

Per me è stata un’attrazione fatale, un innamoramento al primo assaggio e, incurante d’ogni cautela, ho sfidato direttamente il piacere più nero, rimanendone irrimediabilmente rapita. Non è semplicemente il sapore ad essere sorprendente. Il mistero della sua seduzione consiste nel punto di congiunzione tra scioglievolezza, aroma, consistenza e temperatura. Quando quel sottile quadratino nero s’infila in bocca e trova il contatto con il palato, resiste a mala pena alle sapienti circonvoluzioni della lingua e perde poco a poco la sua robusta solidità, per liquefarsi lentamente in un effluvio pastoso, tiepido e vellutato.

Questa lentezza nell’assaporare lascia tutto il tempo alle narici di accogliere le particelle odorose sprigionate dall’esuberanza del cacao, amplificate dal calore della bocca, e così si propaga quell’amalgama orgasmico di sensazioni che poche altre cose al mondo offrono.

L’unico senso, che questo delizioso peccato di gola non risveglia in me, è quello di colpa! Sì, perché contrariamente a quel che si possa pensare, il cioccolato amaro, anzi amarissimo, è un toccasana per la salute e non esiste un ragionevole motivo per privarsi di un tale godimento. I suoi benefici effetti non sono più un segreto ormai e stanno racchiusi in una chimica affascinante che, senza nulla togliere alla poesia del piacere, ne spiega scientificamente le origini.

L’attrattiva del cioccolato risiede in certi elementi propri dei semi di cacao, chiamati polifenoli, presenti anche nella frutta, nella verdura e nel vino rosso, cibi altrettanto salutari ma, per molte persone, non così golosi come un cioccolatino nero.

I polifenoli e i flavonoidi presenti nel cacao sono degli straordinari antiossidanti, in grado di neutralizzare quei terribili radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento del corpo e soprattutto del cervello. Purtroppo, i radicali liberi s’insinuano inevitabilmente nel nostro organismo, perché sono un prodotto fisiologico secondario dell’inspirazione di ossigeno, insomma un effetto collaterale della vita stessa. Ma pensate: una barretta di appena quaranta grammi di cioccolato amaro sembra possedere tanti polifenoli e flavonoidi quanto una tazza di tè, anch’esso ottimo antiossidante, e ha il valore aggiunto di solleticare un piacere molto più intenso e prolungato.

Non so cosa succederebbe immergendo una bustina di tè nero in una tazza di cioccolata fondente. Forse il risultato sarebbe un’accozzaglia improponibile di sapori ma certamente avremmo a disposizione una bomba preventiva contro colesterolo cattivo, malattie cardiovascolari, molte forme tumorali, indolenza neurale e persino tristezza e depressione. E non è affatto provato, oltretutto, che il cioccolato amaro induca assuefazione e, peggio ancora, sovrappeso, perché i suoi grassi sono principalmente grassi saturi e l’acido stearico presente in abbondanza si converte in acido oleico, puro nettare per l’organismo. Qualche scienziato sostiene persino che mangiare cioccolato amaro aiuti a vivere di più. Non so se questo sia vero ma sicuramente aiuta a vivere meglio!

Insomma, non si può certo avere tutto dalla vita. Tuttavia, se a questo piacere amorevolmente amaro al 99%, si aggiungesse un 1% di dolce compagnia, con cui condividere il coinvolgimento fisico ed emotivo, allora questa piccante danza dei sensi spiccherebbe il volo verso un culmine altrettanto esplosivo di quello suonato dagli orgiastici tromboni di Ravel.
Provare per credere!

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