Cultura
Oltre la grappa. E' la volta della trentatreesima edizione del Premio Nonino 2008
A Ronchi di Percoto figure intellettuali di prima grandezza, sensibili ai valori del mondo agricolo. Tra i vincitori William Trevor
26 gennaio 2008 | T N
La Giuria del Premio Nonino, presieduta da V.S. Naipaul, premio Nobel per la Letteratura 2001, e composta da Adonis, Peter Brook, Ulderico Bernardi, Luca Cendali, Antonio R. Damasio, Emmanuel Le Roy Ladurie, Claudio Magris, Norman Manea, Morando Morandini, Edgar Morin, Giulio Nascimbeni ed Ermanno Olmi, ai quali si uniscono da questâanno John Banville e James Lovelock ha infine assegnato i Premi Nonino Trentatreesimo anno.
Ed eccoli:
PREMIO NONINO 2008 a
LA MAISON DES JOURNALISTES
PREMIO INTERNAZIONALE NONINO 2008 a
WILLIAM TREVOR
PREMIO NONINO RISIT DâÃUR 2008 a
NGUYÃN HUY THIÃP
PREMIO NONINO 2008 A UN MAESTRO DEL NOSTRO TEMPO a
LEILA SHAHID
La consegna dei Premi avverrà oggi, 26 Gennaio, presso le Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto, alle ore 11.00 presenti tra gli altri, Adonis, Peter Brook, Antonio R. Damasio, Emmanuel Le Roy Ladurie, Claudio Magris, John Banville, V.S. Naipaul, Norman Manea, Edgar Morin ed Ermanno Olmi.
Le motivazioni del Premio Nonino 2008 a LA MAISON DES JOURNALISTES
Il 6 maggio del 2002 a Bobigny, nella banlieue parigina, è sbocciato un fiore di libertà : la Casa dei giornalisti in esilio. La Maison des journalistes nasce dalla solidarietà indispensabile fra coloro che esercitano liberamente il mestiere di informazione e coloro che sono perseguitati per svolgere esattamente lo stesso lavoro.
Il Premio Nonino si augura che altre Case sorgano in tutto il mondo compresa lâItalia. Ma allo stesso tempo che non ce ne sia più bisogno a dimostrazione di un mondo libero da ogni sopruso e da ogni discriminazione razziale, sessuale, culturale e religiosa.
Consegna il premio Edgar Morin.
Ritirano il premio Danièle Ohayon e Philippe Spinau , presidente e direttore della Maison insieme a Tcheita Vital giornalista rifugiata di Haiti.
Premio Internazionale Nonino 2008 a WILLIAM TREVOR
William Trevor è un grande cronista contemporaneo della âcomedie humaineâ.
Il tono sommesso della sua opera, così mirabilmente giudicata, non può mascherare il fatto che qui câè una delle voci più forti presenti oggi nella narrativa.
Egli osserva il mondo e le sue creature con un occhio calmo e penetrante anche se indulgente, e la sua umanità , incisività e acuto umorismo lo contraddistinguono come vero artista.
Consegna il premio John Banville
Le sue opere sono pubblicate in Italia da Ugo Guanda.
Premio Nonino Risit dâÃur 2008 a NGUYÃN HUY THIÃP
Figlio di un Vietnam offeso e devastato da una grande guerra di liberazione Nguyên Huy Thiêp è riuscito, come narratore, a liberarsi dalla retorica e dai vincoli ancora sussistenti pur nella grande ricostruzione del Paese, ricercando tra le ceneri della sua Terra profondi valori millenari.
Con i ritmi sintetici degli antichi cantastorie ha saputo descrivere mirabilmente la vita rurale immersa nella desolazione post-bellica in tutte le sue poliedriche sfaccettature.
Consegna il premio Claudio Magris.
I Suoi racconti sono pubblicati in Italia da ObarraO
Premio Nonino 2008 a âun Maestro del nostro tempoâ a LEILA SHAHID
Leila nellâantica tradizione letteraria orientale è lâamante fedele ad un amore âforseâ impossibile che combatte sino allâannullamento di se stessa nellâaltro.
Leila Shahid si batte integra e da sempre, con nobiltà e purezza, per donare la pace alla sua martoriata Palestina, terra sacra a tutte le fedi monoteistiche; luogo da Lei così profondamente amato da considerare ogni bambino nato in quel suolo suo figlio.
Consegna il premio Peter Brook.
NOTE BIOGRAFICHE
LA MAISON DES JOURNALISTES
La Maison des journalistes di Parigi è un luogo nel quale i giornalisti costretti a fuggire dal loro paese, possono trovare un tetto, una camera e un posto dove poter lavorare.
Ospita trenta giornalisti lâanno per un periodo di massimo sei mesi ed è finanziata dai media francesi, dal Fondo europeo per i rifugiati e dalla Città di Parigi.
à nata âfisicamenteâ il 6 maggio 2002 a Bobigny, nella banlieue parigina, per poi insediarsi definitivamente il 1 novembre 2003 al numero 35 della rue Cauchy, nel quindicesimo arrondissement di Parigi. Ripartita su tre piani, allâinterno di una vecchia fabbrica di 850 metri quadrati, ha quindici
stanze due delle quali sono riservate a chi ha subito gravi traumi fisici. Ogni residente ha diritto a una stanza individuale, calma e privacy, un buono giornaliero di 8,5 ⬠per mangiare, una tessera per i trasporti pubblici e una scheda telefonica.
Nessuno dei giornalisti ospitati ha scelto di lasciare il proprio paese.
La Maison è luogo di vita, ascolto e incontro. Ogni giorno il giornalista residente si ritrova a condividere con i colleghi o le colleghe, qualunque siano le loro origini, la stessa esperienza di repressione e di esilio, le stesse angosce o speranze per il futuro.
La struttura interviene in un momento di attesa, lâattesa dello statuto di rifugiato che permetterà lâinserimento nella società francese. Questo periodo di tempo viene così impiegato per favorire la futura integrazione. Obiettivo primario è infatti quello di far conoscere e comprendere il Paese di
accoglienza, la Francia, attraverso corsi di lingua per i non francofoni, ma anche attività culturali; giornali, libri, DVD sono a disposizione dei residenti, oltre ad una sala di lavoro aperta 24 ore su 24, dotata di una decina di computer collegati a internet.
Quello che fa un individuo è lâamore, i bambini, gli amici, le persone vicine, una casa, una terra.
Il rifugiato è stato costretto a lasciarsi tutto alle spalle. Teme per i suoi familiari.
Quello che fa un giornalista è un organo di stampa, la parola, lâinchiesta, il reportage. à informare i propri concittadini, fornire loro i mezzi per sapere e comprendere lâattualità .
Il giornalista rifugiato si sente terribilmente inutile quando approda nel paese di accoglienza. Alla Maison des journalistes trova uomini e donne che, come lui, non hanno avuto scelta e si sono ritrovati in esilio, giornalisti che come lui si chiedono in che modo possono essere utili al loro paese, rifugiati che come lui ignorano come sarà il domani. Trovare un alloggio, un lavoro, farsi raggiungere dai propri cari, continuare a esercitare la propria professione per la quale hanno sacrificato tutto. Questi mesi di vita comune fra colleghi di tutto il mondo sono il ponte verso una nuova vita.
DANIÃLE OHAYON
56 anni. Giornalista di formazione, negli anni ottanta partecipa alla creazione delle radio libere.
Una ventina di anni fa, entra a far parte della neonata France-Info, una radio di servizio pubblico dâinformazione continua dove lavora ancora come giornalista responsabile della televisione. Insieme a Philippe Spinau istituisce la Maison des journalistes della quale è presidente dalla sua fondazione.
TCHEITA VITAL
35 anni. Giornalista di formazione, segretaria di redazione e redattrice delle ultime notizie di Radio Timoun ad Haiti. La situazione politica e le minacce la costringono a lasciare il paese nel novembre 2003. Passa per la Maison des journalistes (fra maggio 2004 e febbraio 2005) ed ottiene lo statuto di
rifugiato politico.
PHILIPPE SPINAU
58 anni. Arredatore, educatore, responsabile delle relazioni internazionali per i giovani e la cultura, regista e grande viaggiatore apre, insieme a Danièle Ohayon, la Maison des journalistes della quale è direttore dalla sua fondazione.
WILLIAM TREVOR
E' nato a Mitchelstown, Contea di Cork, nel 1928 e trascorre la sua infanzia nella provincia irlandese. Frequenta varie scuole irlandesi e, in seguito, il Trinity College a Dublino.
Eâ membro dellâAccademia Irlandese delle Lettere.
Fra le sue opere troviamo The Old Boys (1964), vincitore del Hawthornden Prize, The Children of Dynmouth (1976), vincitore del Whitbread Award, Fools of Fortune (1983), vincitore del Whitbread Award, The News of Ireland (1986), The Silence in the Garden (1989), vincitore dello Yorkshire Post Book of the Year Award (premio per il Libro dellâanno dello Yorkshire Post), e Two Lives (1991), che include Reading Turgenev, candidato per il Booker Prize, e My House in Umbria, candidato per il The Sunday Espress Book of the Year Award (premio per il Libro dellâanno del Sunday Express), e ora un film interpretato da Maggie Smith e Timohty Spall.
I sette volumi di racconti già pubblicati di William Trevor unitamente a quattro racconti nuovi, sono stati pubblicati assieme con il titolo di The Collected Stories (1992). Ha scritto anche opere per il teatro, la radio e la televisione. Nel 1977 William Trevor è stato insignito del titolo onorifico di
Commendatore come riconoscimento del suo contributo alla letteratura.
Feliciaâs Journey è stato pubblicato da Viking nel 1994 e ha vinto sia il Sunday Express Book of the Year (Libro dellâanno Sunday Express) che il Whitbread Book of the Year (Libro dellâanno Whitbread) nel 1994. After Rain, una raccolta di racconti, è stato pubblicato nel 1996. Il romanzo Death in Summer, pubblicato da Viking nel 1998, è stato seguito nel 2000 da una raccolta di racconti, The Hill Bachelors.
Il romanzo più recente di Trevor, The Story of Lucy Gault, pubblicato nel 2002 con grandissimo consenso della critica, è stato candidato sia per il Booker Prize del 2002 che per il Whitbread Best Novel Award (Premio Whitbread per il Miglior Romanzo) del 2003.
I titoli pubblicati in Italia da Ugo Guanda sono:
Giochi da ragazzi (The Old Boys)
Marionette del destino (Fools of Fortune)
Morte dâestate (Death in Summer)
Notizie dallâIrlanda (The News of Ireland)
Regole dâamore
Gli scapoli delle colline (The Hill Bachelors)
La storia di Lucy Gault (The Story of Lucy Gault)
Il viaggio di Felicia (Feliciaâs Journey)
NGUYÃN HUY THIÃP
E' considerato il maggior scrittore vietnamita contemporaneo.
Nato nel 1950 in un villaggio alla periferia di Hanoi, frequenta le scuole cattoliche sebbene di madre buddista e nonno confuciano.
Laureato in Storia allâUniversità di Hanoi, fino al 1980 insegna nelle scuole della regione montagnosa al confine con il Laos. Rientrato ad Hanoi fa lâillustratore di testi scolastici per il Ministero dellâEducazione sino al 1986,
quando inizia a pubblicare i suoi racconti. I suoi scritti provocano scandalo, gli editori lo rifiutano, il potere politico lo relega agli arresti domiciliari.
Oggi, riconosciuto in patria e tradotto con successo in altri paesi, gode di una relativa libertà e può recarsi allâestero, nonostante la natura sovversiva che la classe dominante attribuisce tuttora ai suoi scritti.
Opere pubblicate in Italia da O barra O:
Soffi di vento sul Vietnam 2004
Il Sale della foresta 2004
LEILA SHAHID
Nata a Beirut nel 1949, un anno dopo la Nakba (la catastrofe della scomparsa della Palestina nel 1948), Leila Shahid ha praticamente la stessa età della tragedia palestinese.
I suoi genitori si sono rifugiati e conosciuti a Beirut. La madre, Sirine Husseini, è stata deportata dagli inglesi dopo lâarresto del padre Jamal el Husseini e dei suoi compagni nazionalisti dellâAlto Comitato Arabo in lotta contro la politica coloniale britannica volta a creare uno stato sionista in Palestina.
Sirine è così finita insieme ai fratelli e alle sorelle in Libano, che era sotto mandato francese, mentre il padre, Mounib Shahid, è stato spedito nei campi di prigionia delle Seychelles, poi in Rhodesia dove gli inglesi tenevano prigionieri i militanti anticolonialisti palestinesi. Mounib Shahid, originario di Saint-Jean-dâAcre, era venuto in Libano per compiere gli studi di medicina allâUniversità americana di Beirut dove lavorava come medico.
I suoi genitori si sono sposati a Beirut e dalla loro unione sono nate tre figlie.
I primi anni di vita sono dolorosamente segnati dalla perdita delle case di famiglia, di gran parte della Palestina e soprattutto dalla tragedia dei 780.000 profughi espulsi dal loro paese, 400.000 dei quali si rifugiano in Libano. Indignati dalla doppiezza della politica inglese e poi da quella americana, i
genitori decidono di iscrivere le figlie a una scuola francese laica con la speranza che la Francia avrebbe perseguito una politica più equilibrata nei confronti dei palestinesi. Così per tutti gli studi secondari Leila frequenta il Liceo protestante francese e successivamente lâUniversità americana di
Beirut dove consegue la laurea in antropologia. La scelta della facoltà è dettata dal suo interesse per lâanalisi della società dei campi profughi palestinesi dove aveva iniziato a militare nel 1969 quando vi era scoppiata lâintifada. Dopo i primi scontri fra esercito libanese e OLP, Leila decide di ultimare gli studi di dottorato a Parigi, alla Scuola pratica di alti studi sulla struttura sociale dei campi palestinesi in Libano, ma ben presto la vita militante la coinvolge di nuovo e viene eletta presidente dellâUnione
generale degli studenti palestinesi in Francia (prima presidente donna), poi entra nellâufficio dellâOLP a Parigi dove lavora con il compianto Ezzedin Kalak, assassinato nella capitale francese nel 1978.
Nel 1977 sposa Mohammed Berrada, romanziere e universitario marocchino con il quale si trasferisce a Rabat e lavora nellâinsegnamento e nellâeditoria. Nel 1989, dopo lâintifada in Palestina, Arafat decide che è venuto il momento di nominare delle donne rappresentanti della Palestina ed è così che Leila diventa la prima ambasciatrice dellâOLP in Irlanda, poi in Olanda, allâUnesco e in Francia e dallâinizio del 2006 anche allâUnione Europea, in Belgio e Lussemburgo. Nel suo lavoro diplomatico e mediatico ha sempre riservato un ruolo importante alla cultura del popolo palestinese adoperandosi per far conoscere gli artisti del suo paese, promuovere la traduzione degli autori palestinesi e intessere scambi con gli intellettuali europei fra i quali lo scrittore Jean Genet che ha dedicato lâultima opera della sua vita a questa causa. Impegnata a instaurare un dialogo profondo e fruttuoso con i militanti
anticolonialisti in Israele, ha collaborato in particolare con il direttore del Centro dâinformazione alternativo di Gerusalemme, Michel Warschawski con il quale ha svolto, insieme allo storico e giornalista francese Dominique Vidal, un lavoro di diversi anni nelle comunità di immigrati in Francia, poi pubblicato in un volume dal titolo Les banlieues, le Proche orient et nous uscito in Francia nel 2006 per le Ãditions de lâAtelier.
Si è inoltre occupata della presentazione del libro Souvenirs de Jerusalem (Fayard, 2005) scritto dalla madre allâetà di 80 anni, colpita da Alzheimer poco dopo la pubblicazione.
Leila Shahid e Mohammed Berrada non hanno figli. Leila dice sempre che tutti i bambini di Palestina sono figli suoi.
Leila Shahid è considerata una delle personalità più brillanti del nostro tempo.
Le sue analisi acute e intelligenti su Palestina e Israele e la sua straordinaria capacità di esprimere con onestà e sensibilità la realtà storica e sociologica del Medio Oriente, ne fanno la migliore ambasciatrice di una pace che resta
sempre possibile, se non ineluttabile.
Ma oltre a questo obiettivo ve nâè un altro, ancora più appassionante: la realizzazione del meraviglioso progetto di una società palestinese.
Info:
Via Aquileia 104 33050 Percoto-Udine tel. 0432/676331, e-mail: premiononino@nonino.it
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