Cultura 19/12/2014

Nutriamo il pianeta ma soprattutto nutriamoci bene, anima e corpo

Nutriamo il pianeta ma soprattutto nutriamoci bene, anima e corpo

Tavolate, abbuffate e clima giocoso ci accompagneranno nell'anno di Expo2015. Attraverso le parole di personaggi illustri abbiamo voluto rappresentare quale Expo vorremmo, perchè, come disse Francois de La Rochefoucauld: “mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un'arte."


Lasciamo il 2014, e le sue tribulazioni, dietro le spalle.

Cominciamo a guardare al 2015 e alle sue prospettive e possibilità.

Comunque la si pensi, sarà l'anno di Expo2015 e del suo motto “Nutrire il pianeta”.

La prima Esposizione Universale dedicata al cibo e all'alimentazione, quindi, un evento.

Il tema assegnato è talmente vasto e variegato che si può declinare in mille modi diversi, secondo molte prospettive. Dalla fame nel mondo al land grabbing, da Vandana Shiva agli organismi geneticamente modificati, dalla standardizzazione alla tipicità, dall'industria all'artigianato.

Un contenitore tanto vasto che potrebbe far perdere l'orientamento ai più.

In redazione abbiamo pensato molto a come avremmo voluto noi l'Expo2015, come vorremmo si parlasse di cibo, alimentazione, pianeta.

Abbiamo scelto di rappresentare i nostri pensieri e le nostre opinioni, che come vedrete sono piuttosto variegate, facendoci prestare voce e parole da illustri personaggi di oggi e di ieri. Perchè, in fondo, non si nutre solo il corpo ma anche l'anima.

Buona lettura, ma soprattutto Buone Feste da parte mia e di tutta la redazione di Teatro Naturale

Alberto Grimelli

 

Ecco dunque come vorremmo l'Expo2015.

 

Il mondo ipocrita non vuol dare importanza al mangiare; ma poi non si fa festa, civile o religiosa, che non si distenda la tovaglia e non si cerchi di pappare del meglio.

Pellegrino Artusi - La scienza in cucina e l'arte di mangiare bene

 

So’ du’ vizietti, me diceva nonno,
che mai nessuno te li po’ levà,
perché so’ necessari pe’ campà
sin dar momento che venimo ar monno.
Er primo vizio provoca er seconno:
er sonno mette fame e fa’ magnà,
doppo magnato r’aripija sonno
poi t’arzi, magni e torni a riposà.
Insomma, la magnata e la dormita,
massimamente in una certa età,
so’ l’uniche du’ gioie de la vita.
La sola differenza è questa qui:
che pure si ciài sonno pòi magnà,
ma si ciài fame mica pòi dormì!

Aldo Fabrizi – Magnà e dormì

 

Dopo il non far nulla, io non conosco occupazione per me più deliziosa del mangiare, mangiare come si deve, intendiamoci. L'appetito è per lo stomaco ciò che l'amore è per il cuore. Lo stomaco vuoto rappresenta il fagotto o il piccolo flauto, in cui brontola il malcontento o guaisce l'invidia; al contrario, lo stomaco pieno è il triangolo del piacere oppure i cembali della gioia. Quanto all'amore, lo considero la prima donna per eccellenza, la diva che canta nel cervello cavatine di cui l'orecchio si inebria e il cuore ne viene rapito. Mangiare e amare, cantare e digerire: questi sono in verità i quattro atti di questa opera buffa che si chiama vita, e che svanisce come la schiuma di una bottiglia di champagne.
Chi la lascia fuggire senza averne goduto, è un pazzo.

Giuseppe Rossini – Opera Buffa

 

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.

Derek Walcott - Tempo verrà

 

Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C'è quella che s'informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L'una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un'altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un'altra, con bell'arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall'altra parte!
L'una, senz'abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D'Annunzio.
Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!
Perché non m'è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie

Guido Gozzano - Le golose

 

Metti, o canora musa, in moto l’Elicona
e la tua cetra cinga d’alloro una corona.
Non già d’Eroi tu devi, o degli Dei cantare
ma solo la Minestra d’ingiurie caricare.
Ora tu sei, Minestra, dei versi miei l’oggetto,
e dirti abominevole mi porta gran diletto.
O cibo, invan gradito dal gener nostro umano!
Cibo negletto e vile, degno d’umil villano!
Si dice, che resusciti, quando sei buona, i morti;
ma il diletto è degno d’uomini invero poco accorti!
Or dunque esser bisogna morti per goder poi
di questi benefici, che sol si dicon tuoi?
Non v’è niente pei vivi? Si! Mi risponde ognuno;
or via su me lo mostri, se puote qualcheduno;
ma zitti! Che incomincia furioso un tale a dire;
ma presto restiamo attenti, e cheti per sentire:
“Chi potrà dire vile un cibo delicato,
che spesso è il sol ristoro di un povero malato?”
È ver, ma chi desideri, grazie al cielo, esser sano
deve lasciar tal cibo a un povero malsano!
Piccola seccatura vi sembra ogni mattina
dover trangugiare la “cara minestrina”?

Giacomo Leopardi – A morte la minestra

di T N

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