Cultura 01/11/2013

Oltre l'extra vergine c'è di più. E allora, parliamone con Pandolea

Un percorso culturale e divulgativo, con le signore dell'olio che, da una prospettiva in rosa, mettono a disposizione di tutti professionalità, esperienze e sensibilità preziosissime. Cosmesi, nutrizione, psicologia. Consigli e suggerimenti pratici conditi con un filo d'extra vergine. Oggi conosciamo Marina Montecchia, Grazia De Luca e Diana Malcangi


Alle donne, si sa, piace dare consigli e suggerimenti. Se poi sono delle vere professioniste... c'è pure il rischio che abbiano ragione!

Un passaggio vagamente maschilista che le signore dell'olio di Pandolea mi perdoneranno (forse). Il fatto è che non stanno ferme un attimo. Non so dove prendano le energie per tutte le attività svolte, da svolgere e in cantiere. Sfoderarne un'altra sa quasi di magia. Eppure.

Dopo la didattica, creativa, nelle scuole, dopo la sensibilizzazione dei più giovani a fianco anche delle Istituzioni e degli organi di controllo, dopo iniziative culturali e divulgative in giro per l'Italia, ora si mettono pure in testa di conquistare internet. Intendiamoci, non che non ci sia bisogno di corretta informazione su questo media. Sto collezionando gli sfondoni più clamorosi che si trovano in rete sull'extra vergine, un'infinità, per farne, un giorno, un “bestiario”. Gli spazi per corretta cultura olearia e divulgazione non sono mai sufficienti, considerando la vastità del web.

Ben vengano, dunque, anche i consigli e i suggerimenti delle signore dell'olio di Pandolea. Chi si aspetta le solite ricettine copia-incolla o i rimedi della nonna, cambi strada. L'associazione ha “ingaggiato” vere e proprie professioniste per questa missione.

Oggi, sulle pagine di Teatro Naturale che seguirà da vicino questo percorso, ho il piacere di presentare tre esperte, altre ne seguiranno, che interverranno e contribuiranno sul sito di Pandolea oltre che sul canale Facebook dell'associazione, in un'apposita rubrica, chiamata “Parliamone con”. Più web 2.0 di così.

Le ho volute mettere alla prova, con domande insidiose. Ne sono uscito con le ossa rotte (me lo merito), ma con un po' di informazioni utili in più, il che non guasta mai.

Martina Montecchia è laureata in dietistica, e si sta specializzando in Alimentazione e Nutrizione Umana presso l'Università degli Studi di Milano. Collabora con l'azienda di famiglia (Frantoio Montecchia) soprattutto per ciò che riguarda l'area salutistica e nutrizionale e si occupo di degustazioni guidate.

Grazia De Luca è una psicologa, psicoterapeuta familiare e sistemico relazionale. Svolge la sua attività di consulenza psicologia territoriale anche in tema di abusi su minori e sulle donne, svolgendo al contempo anche molta didattica, come psicologo-formatore.

Diana Malcangi è una celebre chimica cosmetologa. Ha collaborato con RTC-Unipro (oggi Cosmetica Italia, associazione che riunisce le prime 500 aziende cosmetiche italiane) al lancio di un marchio di certificazione per i cosmetici naturali e biologici. Oggi con lo studio Coré cura nuove linee di cosmetici per privati e aziende, coordinando tutte le fasi di ideazione, sviluppo, produzione e lancio del prodotto, curando anche il brand, l’immagine e la comunicazione.

 


Ma l'extra vergine fa bene o fa male nell'ambito di una dieta bilanciata? Sulla stampa appaiono infatti storie e dati non sempre concilianti. Da una parte ci si dice che l'utilizzo di un olio buono potrebbe aiutarci a tenere sotto controllo le quantità, grazie ai suoi aromi e profumi, ma dall'altra gli inglesi vorrebbero quasi bandirlo dalle tavole affibbiandogli un bel bollino rosso. Chi ha ragione?

Martina Montecchia: Che l’olio extravergine abbia proprietà benefiche per la salute è ormai assodato e si può affermare a gran voce visto che c’è un’ampia letteratura scientifica a riguardo. Che poi ci sia qualcuno che ancora si ostina a pensare il contrario, molto probabilmente non si è documentato da fonti attendibili oppure ha ceduto alla trappola della moda della demonizzazione dei grassi. L’olio extravergine di oliva è il grasso principe della Dieta Mediterranea, definita dall’Unesco “Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”. Perché il semaforo rosso ad un alimento a cui sono stati ampiamente riconosciuti effetti salutistici? L’olio extravergine d’oliva, nel contesto di un’alimentazione sana e bilanciata, è fondamentale per l’organismo umano, non può assolutamente essere bandito dalle tavole. Anzi, bisogna che si vada alla ricerca di quello migliore, di quello più vivo! Infatti, grazie ai suoi componenti attivi, come polifenoli, vitamine, clorofilla, caroteni e tanti altri ancora, viene definito un “nutraceutico”cioè a metà tra alimento e farmaco. Non può essere paragonato ad altri grassi, di tutt’altra provenienza , molto spesso nascosti in alimenti confezionati. Non c’è da preoccuparsi dei grassi visibili, ma di quelli invisibili! Il semaforo rosso non può stare tanto nelle brioches quanto nell’olio extravergine, si rischia di creare falso allarmismo e informazione errata nei consumatori. Noi invece, memori dell’alimentazione e della salute dei Cretesi, diciamo ai cari amici anglosassoni che non solo conosciamo bene le proprietà dell’extravergine, che andiamo a cercare quello più amaro e piccante perché più ricco di sostanze beneficamente attive, ma abbiam fatto un passo avanti: studiata l’importanza dell’olio, passiamo addirittura all’importanza delle foglie e di altri sottoprodotti per salvaguardare la nostra salute!

 
Il rapporto col cibo, e non fa eccezione l’extra vergine, è complicato ai giorni nostri. C’è chi non consuma l’olio perché fa ingrassare. C’è chi predilige altri grassi magari più esotici (olio di avocado) o più tecnologici (margarine di III generazione) perché influenzati da messaggi pubblicitari e promozionali. Quanto il nostro rapporto col cibo è spontaneo e quanto è mediato da società e mass-media?

Grazia De Luca: In una società come quella che odierna all’avanguardia, veloce, mutevole, plasmabile, relazionalmente complessa, dove tutto si conosce, tutto si sperimenta, tutto si supera, il rapporto col cibo continua ad essere così ampliamento complesso è variegato. Noi sappiamo che il cibo è relazione, è ‘io ci sono’, è affetto; apprendiamo questo sin dall’infanzia, la madre o il care-giver sufficientemente buona ci aiuta ad entrare in relazione attraverso il cibo-nutrimento, e le esperienze che viviamo da piccoli saranno in un secondo momento ciò che noi relazioneremo attraverso il nutrimento in futuro. Col cibo apprendiamo l’aspetto del piacere, proviamo la nostra prima frustrazione, così come il dispiacere, la rabbia, la sazietà, la fame, esploriamo il mondo esterno conoscendo attraverso la bocca, legando il tutto all’alimentazione/cibarsi. Il cibo è esperienza di holding e handling, ingredienti importanti per creare le fondamenta su cui verrà costruito un Sé adeguato e sano. Apprendiamo ad associare, inconsapevolmente, il cibarsi con l’appagamento v/s frustrazione emotiva. Queste si mescolano in un’unica pietanza e diverrà difficile col tempo scindere questi due aspetti. Infatti, soprattutto oggi, non sempre si mangia per un reale bisogno di nutrimento, ma spesso si utilizza il cibo come un ‘coccolarsi’ affettivo. Ma questo non è un problema, lo diventa nel momento in cui l’associazione cibo/affetto/ricompensa/controllo diventa immediato, rigido, stereotipato, inestricabile e ridondante nel tempo, soprattutto quando il cibo viene utilizzato come affetto mancante con se stessi. Questo mette in moto tutta una serie di vissuti ed atti a ripetere che vanno a minare la propria autostima e l’immagine di sé. In maniera patologica si arriva a sostare in un continuum che va da un rigido controllo di tutto ciò che immettiamo nel nostro corpo, deprivandolo (anoressia nervosa), fino ad arrivare ad una abbuffarsi compulsivo di affetti con conseguente rigetto di ciò che non riusciamo a tollerare (bulimia nervosa). Stiamo vivendo un cambiamento antropologico dove il problema non è più la colpa, ma è la ‘vergogna’! Sono problematiche narcisistiche: la paura della bruttezza ha sostituito la paura del peccato e del castigo. E’ cambiato il motivo e la modalità di affrontare il dolore: stiamo assistendo ad un conflitto orizzontale con l’Io, la paura di non avere successo, bellezza, pubertà, corpo ecc. paura di non essere all’altezza di riconoscimento e visibilità. Ed è proprio in questo meccanismo relazionale ed affettivo che i mass media innescano tutta una serie di processi di negoziazione con le nostre istanze profonde e con la nostra storia culturale e naturalistica, rompendo le regole dei nostri miti familiari. Cosa vuole narciso? Vuole essere teneramente rispecchiato e non vuole aspettare. Quindi ci si apre ad altre strade: grassi magari più esotici (olio di avocado) o più tecnologici (margarine di III generazione) perché influenzati da messaggi pubblicitari e promozionali, dove noi troviamo la soddisfazione del bisogno di essere visti! E’ importante dare un giusto spazio a questo bisogno, accoglierlo e dargli una nuova lettura, relazionalmente ed emotivamente sana. Da dove si parte? Dalla prevenzione e dalla promozione del benessere: bisogna creare un nuovo meta-contesto culturale che faccia da cassa di risonanza ai nostri bisogni. L’olio è uno degli elementi che compone la nostra catena alimentare e ci permette, da una semplice ‘spremitura’ che lo ha creato, di mettere insieme storia, tradizione, scoperta, natura, famiglia, dieta, emozionalità e psicologia. Qui l’olio diviene relazione, un canale privilegiato con l’altro che è con noi, che è stato e che ci appartiene. Ma è l’eperenziale la chiave di svolta dell’apprendimento, perché è solo tramite questo passaggio che si può connettere ed accompagnare nel percorso educativo. Una programmazione preventiva permette di agire in tal senso.

 

Le antiche matrone romane spendevano fortune per il viridium, l'olio verde. Oggi tornano di moda i prodotti cosmetici a base di olio d'oliva. Ma non è meglio, a questo punto, affidarsi alla tradizione e tornare a utilizzare l'extra vergine per la cura del nostro corpo?

Diana Malcangi: Certamente, l'olio d'oliva può essere utilizzato anche puro, in particolare sul corpo, sfruttando così al massimo le sue eccellenti proprietà per la pelle. In alcuni casi l'olio d'oliva può sostituire egregiamente le creme cosmetiche (in alcuni casi il beneficio è superiore), ma non sempre. Nei prossimi miei interventi sulla rubrica di Pandolea faremo appunto un po' di chiarezza, parlando delle caratteristiche cosmetiche dell'olio, dei tipi di pelle su cui è più indicato e di quali inestetismi cutanei si possono migliorare. Indicherò inoltre le corrette modalità di utilizzo dell'olio, e spiegherò quando e perché una crema "a base di..." olio d'oliva è preferibile all'olio puro.

 

 
Naturalmente, dulcis in fondo, non poteva mancare un quesito anche all'animatrice, oltre che Presidente, di Pandolea: Loriana Abbruzzetti.


Una visione al femminile del mondo dell'olivo e dell'olio, una particolare attenzione ai giovani e ai bambini. Pandolea ora cresce dando consigli e spunti di riflessione anche per gli adulti. Si tratta di suggerimenti in rosa dedicati solo alle donne?

Fin dalla sua nascita, Pandolea si è posta l'obiettivo di aumentare la consapevolezza verso il consumo di olio extra vergine di oliva con la convinzione che per fare questo occorresse un percorso di cambiamento delle coscienze dei consumatori. I consumatori di domani, quelli più disposti ad accogliere novità e spunti di riflessione, sono i ragazzi, i più piccoli e in questo la nostra mission di donne e di mamme si esplica appieno. Per questo la nostra iniziativa punta soprattutto sulla scuole dell'obbligo, rendendo protagonisti i ragazzi: con spiegazioni e parole, ma soprattutto con il contatto diretto essendo convinte che la migliore esperienza è vivere in prima persona le sensazioni e le emozioni che ci regala l'olio di oliva: nei suoi valori di pregio, ma anche nei difetti che se provati di persona resteranno impressi nella memoria. Inoltre, essendo donne ed avendo a cuore la salute dei nostri figli ma anche degli esseri umani in senso più ampio a partire da chi ci sta vicino, crediamo che noi donne siamo anche più sensibili rispetto alla necessità di fare prodotti di qualità e in cui noi in prima persona ci mettiamo la faccia. I nostri "consigli" sono per tutti, non solo per le donne. E sono sì consigli "in rosa", ma che vengono soprattutto dal cuore e dalla passione con cui facciamo il nostro lavoro. Sono idee e riflessioni che mettiamo all'attenzione e al servizio di tutti, famiglie e produttori, ma anche chef e operatori dell'enogastronomia: sono loro, questi ultimi, i migliori ambasciatori della curiosità verso il mondo dell'extra vergine di qualità. Agendo su loro e dall'altra parte sui bambini che sono all'altro capo della "filiera" del consumo, pensiamo di poter aumentare, almeno di un pochino, la la coscienza e l'attenzione verso un consumo e un'alimentazione più responsabili e consapevoli. Come dire? Mettiamo il nostro punto di vista di donne, le riflessioni che provengono anche dal nostro essere, vivere e pensare come donne, al servizio di tutti: non per conquistare un'egemonia sessista, ma per allargare la base di consapevolezza collettiva.

 

di Alberto Grimelli

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessaria la registrazione.
Se ancora non l'hai fatto puoi registrati cliccando qui oppure accedi al tuo account cliccando qui

Commenti 0