Cultura

UNA VITA TRA I CONTADINI DEL SUD PER ROSSI-DORIA

Si tratta dell'ultimo dei grandi meridionalisti. Il suo legame con i coltivatori della terra è stato solido e duraturo. Aveva imparato a capirli e ad amarli dialogando con loro e vivendo in prima persona i problemi da cui erano afflitti. Ora la casa editrice Ko Librì ha pubblicato un suo volume di fiabe, Le palline a colori. Presto sarà disponibile anche l'intera opera

14 maggio 2005 | Alfonso Pascale

Manlio Rossi-Doria è considerato a ragione l’ultimo dei grandi meridionalisti e dei grandi economisti agrari italiani. Egli è morto nel 1988. Ma siamo venuti a conoscenza solo adesso che lo studioso, tra le tante qualità che possedeva, aveva anche una passione del tutto particolare. Amava raccontare fiabe ai propri figli e poi ai nipoti e a tutti i loro amici; fiabe che egli stesso ideava. Negli ultimi anni della sua vita le aveva messe per iscritto, pensando che potessero “piacere anche ad altri bambine e bambini dai due ai cinque anni, ai loro genitori, ai loro nonni”.
Ora l’Associazione culturale Ko Librì e la Regione Basilicata le hanno pubblicate in un libro fuori commercio, illustrato da Sophie Fatus, che si può richiedere telefonando a Ko Librì al numero 081.5800423.

Da dove derivava la sua capacità di “narrare”? Rossi-Doria aveva trascorso una parte considerevole della sua vita tra i contadini meridionali, che non conoscevano la lingua degli “alfabetizzati”. Egli aveva imparato a capirli e ad amarli, mostrando un interesse vero ai loro problemi e dialogando con essi in modo partecipe. Leggendo le fiabe si ha l’impressione di stare in una di quelle intense riunioni di contadini, a cui lo studioso trasmetteva con parole semplici il suo pensiero.

Il titolo del libro è Le palline a colori. Le storie e le palline sono otto, e riguardano ogni volta una bambina che regolarmente non dà retta ai consigli materni e perde la pallina dei suoi giochi. Una frase ricorre in tutte le fiabe: “Sai come sono fatte le bambine: dicono una cosa e ne fanno un’altra”. Ogni storia è uguale e diversa. Dove perde la palla la bambina? Quella verde nel prato, ed è allora un agnellino a ritrovargliela; quella rossa nel fuoco, e le viene in aiuto la salamandra; quella gialla nel grano e così via. Come in tutte le fiabe raccontate a voce e più volte, c’è una prima parte ripetitiva, quasi cantilenante. Poi il racconto esce dal binario e il discorso si allarga. Entrano in scena ulteriori personaggi, nuovi animali e nuovi elementi naturali e si moltiplicano gli ammaestramenti. C’è sempre un modo per ritrovare la pallina, ma bisogna tener conto dei ritmi e delle modalità della Natura, anche se lei è disponibile ogni volta a collaborare. Le singole esperienze che la bambina compie si aggiungono l’una all’altra con coerenza e continuità come capitoli di un romanzo breve.

Rossi-Doria parlava e scriveva con rara limpidezza ed essenzialità e trasmetteva le sue conoscenze coniugando sempre economia e antropologia, sociologia e storia, politica e pedagogia. Egli dava un’impronta artistica a tutto ciò che produceva. E’ stata questa la sua grandezza. Ecco perché oggi possiamo apprezzare con il medesimo gusto sia un suo saggio sulla montagna lucana che una sua raccolta di fiabe.

Il prossimo 25 maggio ricorre il centenario della nascita di Rossi-Doria e la casa editrice “L’Ancora del Mediterraneo” si accinge a ripubblicare tutte le sue opere. Rileggendole potremo così ripercorrere le tappe più significative della storia recente delle nostre campagne e comprendere meglio persistenze e peculiarità che ancora oggi le caratterizzano.

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