Cultura
Solo due parole
“Ti amo”. Ecco qual è la frase più bella e abusata al mondo. Tanto innocua quanto compromettente. Spesso sussurrata o digitata tra persone che appena si conoscono, al brivido di una segreta e perturbante eccitazione. Passe-partout che fluidifica il bisogno di contatto affettivo anche a distanza
27 ottobre 2012 | Paola Cerana
Le parole sono gratis ma hanno sempre un valore per chi scrive. Un valore che non sempre coincide con quello di chi legge.
Un valore che nasce dal costo emotivo di queste manciate di lettere nere messe in fila sul candido scenario di un confuso batticuore.
Le parole si offrono, si prendono, si copiano, si scambiano, si prestano, si regalano, si dedicano o si estorcono. E quando sbocciano dalla febbre di un sentimento che tracima, finiscono per prostituirsi e appartenere a tutti. Possono carezzare o graffiare, congelare o surriscaldare, perdendo inevitabilmente quel calore verginale da cui erano nate.
Ma quando leggete, o voi che state lì fuori, badate bene che talvolta il costo emotivo di quelle lettere sfuse che rimbalzano senza un apparente scopo e bussano a un freddo schermo senza volto, può essere altissimo, doloroso, sanguinoso.
Non tutti quelli che scrivono cercano il colpo di scena, non tutti inseguono l’applauso corale attraverso la battuta, l’enfasi o la rima. C’è chi scrive solo per alleggerirsi di quel maledetto scroscio psichico che fa la differenza, un impalpabile macigno che altre anime sfogherebbero nella pittura, nella musica, nello sport, nel sesso, nel lavoro, nell'alcol, nella droga, nell’ozio o nell’oblio.
Ci sarà sempre qualcuno, in mezzo al mucchio di scribacchini ebbri di emozioni, che scrive solo per sognare o per dimenticare, con la speranza di un illusorio sfogo, di un respiro, di una carezza, perché un'antica lacrima venga finalmente asciugata all’ombra di un tenero sorriso.
Il tempo di una frase, di una pagina, di un racconto o, se si è molto più bravi e molto meno pigri, di un romanzo. Quanto basta per sciogliere temporaneamente il bavaglio del cuore con rivoli di libere parole. Parole gratis, sì, ma proprio per questo con un immenso valore.
Due sono le parole più ricche di ambivalenze emotive che, scambiate indifferentemente tra il mondo reale e quello virtuale, finiscono col poter significare tutto e niente. “Ti amo”. Ecco qual è la frase più bella e abusata al mondo, tanto innocua quanto compromettente, spesso sussurrata o digitata tra persone che appena si conoscono, al brivido di una segreta e perturbante eccitazione. E’ un passe-partout che fluidifica il bisogno di contatto affettivo anche a distanza, un lazzo alchemico che annoda magicamente i pensieri sigillati in due corpi che inspiegabilmente si cercano, si frugano e si compenetrano.
Ma soppesiamo davvero quei ti amo che con tanto ingenuo trasporto deponiamo nel cuore di qualcuno? Ci sono ti amo istintuali, pronunciati sotto l’effetto di un’emozione, di una febbrile vibrazione la cui durata non sopravvive oltre lo spasmo d’un fugace orgasmo; ti amo gonfi come palloni, talmente gonfi da non rivolgersi a nessuno se non ad un inconsistente amante che forse, dopo tutto, altro non è che il nostro tronfio sé; ti amo aggressivi lanciati come un sacco d’immondizia verso chi magari non ha la stessa sfrontatezza di ricambiare questo dono verbale senza prima rifletterci un po’ su; ti amo placebo che fanno tanto bene al narcisismo cieco di chi ascolta ma tanto male a chi pronunciandoli resterà solo nel suo sterile involucro affettivo; ti amo supplichevoli, petulanti richieste d’aiuto, di prendersi cura di sè come si potrebbe fare con un figlio ma come non si può fare con un amante, pena il fallimento dell’amore; ti amo vuoti, talmente vuoti che rimbalzano contro il proprio desiderio di provare un sentimento, un sentimento che nemmeno si conosce, perché ci vuole l’altro nella sua interezza per concepirlo davvero. E in mezzo a quest’ammucchiata affabulata, confusa e delirante, ci son ti amo focosi, timidi, urlati, balbettati, graffianti, carezzevoli, incoraggianti, frustranti, comprati e svenduti, ingenui e beffardi … Da qualche recondito recesso dell’anima, tuttavia, provengono senza possibilità d’incatenarli e una volta emanati ecco che, come creature selvagge restituite alla libertà, esistono. Lettere incise nella mente che scavano nel cuore, multiformi e cangevoli, pericolose e consolatorie.
E infine c’è un Ti amo nudo, consapevole e condiviso. Talmente vivo che può essere appena sussurrato, taciuto o velato nella trasparenza di pochi eloquenti puntini di sospensione .....
Una cosa è certa: un Ti amo così fiero e allo stesso tempo umile spazza via tutti gli altri, precedenti e futuri, perché conquistarlo costa fatica e il suo valore non ha prezzo. Un Ti amo così non può essere improvvisato, va coltivato perché racchiude in sé l’accettazione dell’altro, non il bisogno che dell’altro si ha. E’ una conquista che sa di libertà perché non aspira alla perfezione ma, al contrario, abbraccia tutti i difetti dell’umana natura rendendoli accettabili e persino pregevoli. Non è un giuramento di solenne verità ma, piuttosto, una promessa gettata sull’abisso del dubbio, una scommessa sulla longevità di un sentimento in continua evoluzione che trascende inutili “per sempre” e “mai più”, perché quel che conta è “adesso, io e te”.
E il segreto per trasformare due anonime parole in un autentico messaggio d’amore è innanzitutto riconoscere d’essere in due, proprio come queste parole. Due creature diverse, incomplete e imperfette e non una specchio dell’altra. Due creature che si emozionano con lo stesso linguaggio incomprensibile agli altri. Un linguaggio spogliato di tutte quelle maschere che animano miraggi ma meravigliosamente nudo, pulito e trasparente. Altrimenti sarebbe preferibile il silenzio, anch’esso è gratis e ognuno può sempre dargli il valore che crede.
Parola di scribacchina ebbra di emozioni, naturalmente!

Potrebbero interessarti
Cultura
L'olivo protagonista in uno splendido dipinto de Il Perugino

Ci troviamo intorno al 1500 ben 200 anni dopo che Giotto dipinse gli olivi a palma ad Assisi nella Basilica Superiore e a Padova nella Cappella degli Scrovegni. Pianta difficile da realizzare, non fosse per le caratteristiche olive nere
12 giugno 2025 | 16:00
Cultura
La produzione di olive da tavola nel Mediterraneo ha più di 6000 anni

A Kfar Samir, lungo le costa israeliane, veniva prodotto l'olio d'oliva, mentre a Hishuley Carmel i dati hanno mostrato che grandi quantità di olive da tavola. Alcune olive potrebbero persino essere da piante di olivi coltivati e non più selvatici
11 giugno 2025 | 13:00
Cultura
Mostra Spazi di Aria all'Accademia dei Georgofili

La mostra, a cura di Giandomenico Semeraro e Qiu Yi, espone opere degli artisti Gianni Asdrubali, Riccardo Guarneri, Marco Pellizzola, Bruno Querci, Valdi Spagnulo, Fang Hui, Ma Wenjia, Xia Yang, Zhang Wang, Zhang Zhimin
10 giugno 2025 | 18:00
Cultura
Il ragno e la tua tela, non solo portafortuna ma anche portaguadagno

In una parte del mondo contadino veneto, come un po' ovunque, è tradizione che non bisogna distruggere le ragnatele che assicurerebbero protezione e buona fortuna alle abitazioni. Il ragno era anche amuleto per successo negli affari per gli antichi Romani
06 giugno 2025 | 15:00 | Giulio Scatolini
Cultura
Jazz & Wine in Montalcino: grandi artisti e calici di qualità in un’atmosfera magica

Dal 22 al 27 luglio a Montalcino torna il festival deidcato a vino e musica. Per la 28ma edizione, la rassegna presenta un programma con artisti come Enrico Pieranunzi, Kenny Barron, Malika Ayane, Nicola Piovani, Fabrizio Bosso e Javier Girotto, Avishai Cohen
04 giugno 2025 | 17:00
Cultura
L’olio lampante, ecco come ha illuminato Roma

Dall’antichità, uno degli utilizzi dell’olio d’oliva è l’illuminazione, tanto da dare il nome alla categoria merceologica cui quel tipo di olio, ora meno pregiato, appartiene. Ecco come la città di Roma illuminava le proprie strade mediante l’olio d’oliva e grazie alla figura dell’accenditore o lampionaio.
04 giugno 2025 | 12:00 | Giosetta Ciuffa
Commenta la notizia
Per commentare gli articoli è necessario essere registrati
Accedi o RegistratiAndrea Bertazzi
28 ottobre 2012 ore 12:42Buongiorno Paola è davvero bello questo suo descrivere cosa è la parola "Ti Amo" e soprattutto utile per chiarirsi le idee.
La ringrazio perchè mi è molto di aiuto in questo momento mio personale a capire e capirmi!
Cordiali saluti.
pablito cortazar
27 ottobre 2012 ore 23:58oh.. Pablita...ineccepibile Pablita..scrivi d'amore a mo'di equilibrista..geometricamente e lucidamente irreprensibile,mon dieu!ma l'amore non e'pazzia...follia bambina?..in tal guisa poi sublimarlo,maturi,e' la vita..lo scacco alla fine..la strega piu' bella e la rosa piu'rossa e vabbuo'..la giornata va via..acqueta?macche'!...in attesa del tuo prossimo delirio!!notte..
Paola Cerana
27 ottobre 2012 ore 20:37Gentile Pablito, grazie. Mi fai istintivamente pensare che un "ti amo a prima vista" avrebbe un significato profondamente diverso a seconda che sfugga di bocca a un giovane ragazzo o a un uomo maturo. Mi riferisco al soggetto maschile perchè mi è più facile pormi in ascolto del sentimento, ovviamente. Ebbene, se un "ti amo a prima vista" giovanile potrebbe sbocciare dall'incertezza di un'emozione immatura (quindi essere frutto di un abbaglio), quello adulto potrebbe al contrario nascere dalla certezza dell'esperienza (ed essere quindi un traguardo). L'età affina i sentimenti anche se in amore si torna sempre bambini....
Ma forse questo non è altro che l'ennesimo dei miei deliri, dettato dal cambio di stagione, chissà! Semplicemente mi piace immaginare che ognuno di noi abbia un linguaggio personale per comunicare l'amore, l'importante è che chi lo ascolta lo comprenda e possibilmente lo corrisponda.
Ciao!
pablito cortazar
27 ottobre 2012 ore 19:08come sempre...riesci sempre a stupirmi e pur nuotando nell'ineffabile mare delle emozioni hai capacita'di chiarezza e di sintesi..un appunto...mi e' parso penalizzato "ti amo" a prima vista...e' bella la tua certezza ma l'incertezza lo e' di piu'...o no?ciao..bellissima(ma questo non e' a prima vista,mon dieu! e' da tempo che godo i tuoi .."deliri"
Paola Cerana
27 ottobre 2012 ore 10:48Venendo da due giorni di full immersion nel Balsamico Tradizionale, trovo garbatamente sensuale quest'immagine.
Hai buon gusto Enzo!
Vincenzo Lo Scalzo
27 ottobre 2012 ore 05:08Come il balsamico sulla burrata...
Paola Cerana
28 ottobre 2012 ore 13:25Andrea grazie, lei è gentile. Credo però che in amore nessuno possa essere utile a qualcun altro per chiarirsi le idee. Tutt'al più ci si può guardare allo specchio attraverso le parole degli altri, consolandosi reciprocamente al pensiero d'essere tutti irrimediabilmente umani.
Meglio viverlo l'amore che raccontarlo, no? Anche se, come dice Pablito Cortazar, l'amore è un po' follia.
Un caro saluto a lei e buona riflessione.