Legislazione

Raccolta delle olive per turisti: finalmente regole nazionali

Raccolta delle olive per turisti: finalmente regole nazionali

L'Ispettorato nazionale del lavoro chiarisce cosa si intende per "raccolta turistica delle olive". Mai più di due volte a settimana nella stessa azienda, per un massimo di 2 ore al giorno

23 luglio 2025 | 16:00 | C. S.

Un Protocollo nazionale tra Associazione Nazione Città dell'Olio e Ispettorato nazionale del lavoro chiarisce cosa si intende per “raccolta turistica delle olive” e cioè un’esperienza partecipativa offerta a turisti che prevede il coinvolgimento diretto ma limitato nelle operazioni di raccolta delle olive. Ha carattere divulgativo, educativo e ricreativo, volto a far conoscere le tecniche tradizionali e moderne di raccolta, le caratteristiche agronomiche degli oliveti e il valore culturale e produttivo dell’olio extravergine d’oliva.

Nel documento, inoltre, si precisa che “tale attività non ha finalità produttive né può considerarsi prestazione di lavoro né può ripetersi per più di due volte nella stessa azienda nell’arco di una settimana” e che “si svolge su base volontaria”. Quindi non è retribuita, è di breve durata, per il tempo strettamente necessario ad apprezzare l’attività e comunque non superiore a due ore nell’arco della giornata.

Le linee guida fissano alcuni principi in tema della sicurezza. “La tutela della salute dei partecipanti costituisce condizione imprescindibile – si legge nel documento – l’azienda organizzatrice è tenuta a fornire i dispositivi di protezione individuale necessari, a delimitare fisicamente le aree pericolose. Il referente aziendale deve garantire la vigilanza costante sull’attività e ai turisti impegnati nella raccolta deve essere interdetto sia l’utilizzo di qualsiasi macchina agricola sia lo svolgimento delle operazioni di carico e scarico dei sacchi/cassette di olive”. Possono organizzare la raccolta turistica delle olive esclusivamente le aziende agricole e i frantoi che svolgono attività oleoturistica ai sensi della normativa vigente e che risultano regolarmente registrate presso gli organismi competenti. I luoghi in cui si svolge l’attività devono essere conformi alle norme in materia di sicurezza, igiene e accessibilità, e devono essere espressamente individuati e riconoscibili con apposita segnaletica, comunque delimitati all’interno della proprietà aziendale, separati dalle aree adibite alla raccolta professionale. Infine, la raccolta turistica delle olive deve svolgersi sotto la supervisione continua di referenti aziendali/tutor qualificati che dovranno vigilare sul rispetto delle prescrizioni in materia di sicurezza e garantire il perseguimento delle finalità culturali e ricreative dell’attività.

“In Italia, sono circa un milione le imprese olivicole, per un valore della produzione che sfiora i due miliardi di euro. Le oltre 550 cultivar presenti in Italia, che rappresentano oltre il 40% della biodiversità a livello globale, sono un patrimonio di inestimabile valore che possiamo valorizzare anche attraverso esperienze di turismo dell’olio come la raccolta – spiega il presidente dell’Associazione nazionale Città dell’Olio Michele Sonnessa – Con la regolamentazione della raccolta turistica delle olive abbiamo aggiunto un’altra importante tappa al percorso verso una sempre maggiore qualificazione dell’offerta oleoturistica. È una nostra precisa responsabilità supportare i frantoiani e gli olivicoltori delle nostre oltre 520 Città dell’Olio nelle loro attività quotidiane e tutelare i turisti che desiderano fare un’esperienza unica, immersi negli oliveti, senza correre rischi per la propria sicurezza. Speriamo anche che questa opportunità permetta a tanti di loro di fermarsi nei territori di produzione dell’olio EVO per scoprirne le nostre bellezze culturali, artistiche e paesaggistiche, visitare frantoi e musei dell’olio, partecipare a corsi di assaggio e degustazioni”.

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